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Augusta Montaruli che abbaia e fa bau bau non è peggio della neo-plebe che la applaude. Ecco perché la sua tecnica di comunicazione è perfetta nell’era dei social: tra King Kong, Osho, Chiara Valerio, Fratelli d’Italia e…

  • di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

10 febbraio 2025

Augusta Montaruli che abbaia e fa bau bau non è peggio della neo-plebe che la applaude. Ecco perché la sua tecnica di comunicazione è perfetta nell’era dei social: tra King Kong, Osho, Chiara Valerio, Fratelli d’Italia e…
Augusta Montaruli è già l’eroina di un mondo che combacia con il vostro, anche se lo negate: quale? Quello dei social, dei meme, delle ipersemplificazioni. O, in altre parole, della neo-plebe. Ecco perché la deputata che abbaia è una tecnica di comunicazione efficace e perché Fratelli d’Italia vi ha fregato ancora

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Qui si parla della neo-plebe. E, per estensione, del suo momentaneo modello di riferimento ideale, culturale, attitudinale più recente, ossia la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli. Irresistibile e di fatto ormai dominante, la neo-plebe non conosce dialettica, impone però il proprio orgoglio analfabeta civile sopprimendo ogni possibilità che riguardi, appunto, il discorso, la riflessione sia pur minima che chiunque dovrebbe possedere al di là dello status sociale stesso. Gli ingenui, i candidi, i convinti di sé, i “laureati” nelle piccole scienze del Bene Edificante che hanno frequentato l’avviamento professionale “di sinistra”, illusoriamente, temo, associano la neo-plebe a King Kong, ritendendolo quest’ultimo un essere crudele, addirittura criminale sanguinario. Il nostro gorilla, ai loro occhi altrettanto acefali, rutterebbe odio, sempre, abbracciato, lassù in alto, alla guglia dell’Empire State Building. Gli sciocchi e le sciocche “di sinistra” ignorano che Kong è in verità Marilyn trasfigurata in costume struggente da mostro che urla la propria rabbia interiore. Kong è infatti amore infinito, poesia, Kong è Majakovskij, Nietzsche e Rilke che prova a indagare con i versi l’Indicibile. Kong non direbbe mai parole inesatte, ordinarie; Kong, se davvero venisse a trovarci per conoscere le nostre piccine esistente, si presenterebbe, sorridente, amorevole, porgendo con grazia un vassoio di marron glacé. Non gli verrebbe in mente di pisciare sui bordi della tazza del nostro bagno, neppure per semplice disattenzione, Kong non rutterebbe dopo la cena che gli abbiamo offerto, e se dovesse fare da noi la doccia rimetterebbe l’accappatoio che gli abbiamo prestato al suo posto.

Augusta Montaruli abbaia a L'aria che tira
Augusta Montaruli abbaia a L'aria che tira
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Kong, si sappia, conosce le leggi del diritto umano, ma soprattutto Kong mai si candiderebbe con Fratelli d’Italia, non darebbe scampo ai torturatori, non li farebbe mai partire con un volo di Stato. Solo gli illusi potrebbero pensare che Kong sia liquame bestiale che voglia stuprare l’umano. Gli anarchici spagnoli, nel 1936, diretti al fronte di Saragozza per fermare l’orda fascista, ne scrivevano con vernice chiara il nome sulle autoblindo, “King Kong”, angelo della promessa di vittoria certa della loro rivoluzione: “Ni dios ni amo”, Né dio né padroni. Lo intuivano anzi un compagno di lotta nell’apocalisse libertaria contro il fascismo. La barbarie è semmai una sostanza della neo-plebe. Uscendo di metafora proviamo a spiegare scolasticamente come riconoscere con esattezza la presenza del vero mostruoso, come questo viene accolto e blandito da ciò che abbiamo definito appunto neo-plebe, che pienamente si riconosce nella fogna subculturale linguistica che al tempo dei social governa le voci d’ogni discorso. Nei giorni scorsi una deputata del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, già condannata per peculato in via definitiva, sodale del vignettista Osho, antropologicamente in tutto a lei simile, invece di rispondere nel merito alle obiezioni di un deputato dell’opposizione, Marco Furfaro, ospite di una trasmissione su La7, ha abbaiato come farebbe chiunque conosca la piccina scienza della mistificazione, accompagnando il proprio latrato infantile con un gesto della mano, come farebbe chi, in un grottino o tavernetta, si esibisca nel “Ballo del qua qua”.

Monica Cirinnà
Monica Cirinnà

Studiatamente, Montaruli spostava l’oggetto del discorso, meschina pratica abituale utilizzata da molti per non rispondere mai nel merito, aggirare la sostanza delle cose, anzi, direbbe la neo-plebe, “buttarla in caciara”. Abbaiava per rimando a una vicenda che ha interessato tempo addietro Monica Cirinnà, politica di sinistra, quando nella cuccia del suo cane è stata rinvenuta lì nascosta una somma di denaro. Materia altrettanto perfetta per i meme dell’amico Osho. Chiunque, cecità o supponenza, ignori l’avanzata progressivamente pervasiva della neo-plebe, confortato da letture edificanti, ditalini letterari presunti “d’autore”, penserà adesso che l’avere abbaiato abbia istantaneamente nociuto, se non obliterato, la rispettabilità dell’abbaiante Montaruli, la stessa persona che in una foto appare mentre solleva il braccio nel saluto romano davanti al cartello stradale di Predappio, scampagnata sociale mussoliniana propria di chi abbia mantenuto intatto nel proprio vapoforno interiore i batteri del fascismo, ricevuti in dono ereditario dai familiari già in camicia nera, orgogliosi dei galloni cari alla più ottusa piccola borghesia; come fosse appunto, il fascismo, un bene rifugio incancellabile, tepore identitario, proprio di chi ritiene che la semplificazione accompagnato dal tanfo di fureria sia un tesoro inestimabile.

Augusta Montaruli e la foto a Predappio
Augusta Montaruli e la foto a Predappio

Prevedibilmente, tra gli applausi della neo-plebe, Augusta Montaruli, come altrettanto fa sistematicamente Giorgia Meloni, sua garante, tra denunciato l’esistenza di una “costante lapidazione”, attribuendo a tutto ciò un inaccettabile “giustizialismo”. Un giornale di fedeltà governativa, a supporto delle parole dell’interessata ha aggiunto che “i più superficiali si sono fermati lì, fossilizzandosi sulla reazione provocatoria utilizzata dalla vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, nei confronti del collega Pd, Marco Furfaro. Quel siparietto televisivo, avvenuto giovedì scorso su La7, nascondeva però motivazioni ben più consistenti e a nostro avviso comprensibili, come spiegato dalla stessa esponente meloniana finita al centro delle attenzioni e dei commenti social”. Agli occhi della stessa Montaruli sarebbe intollerabile che si “lasci passare un trattamento volto all’umiliazione nei miei confronti, in un costante tentativo di lapidazione, volto a togliermi i miei diritti, tra cui c’è anche quello di parlare nel merito di sicurezza”. Altrettanto grave, sempre parole dell’abbaiante, “non avere ricevuto solidarietà dalle femministe”.  Non sembri pessimismo, si tratta invece semmai di certificare un dato oggettivo, nessuno pensi che l’avere abbaiato possa avere nociuto alla rispettabilità dell’onorevole Montaruli, al contrario il suo essersi trasfigurata in meme vivente le ha consegnato un’evidenza pubblica, addirittura “morale”, così in un sistema comunicativo fondato sulla semplificazione di cui la neo-plebe è giudice e prima garante, perfino emendandola da ogni responsabilità oggettiva penale pregressa, quasi un nuovo battesimo. Montaruli ne esce addirittura fortificata, solo chi, lo si è già detto, per candore “di sinistra”, reputi che abbia commesso un passo falso può coltivare l’illusione che da parte dell’altra si sia trattato di un errore. La neo-plebe che ormai governa lo spirito del tempo ne ha già fatto la propria eroina. Anche chi lei non sospetta. Ma pensate di vivere in un romanzo rosa fucsia di Chiara Valerio? 

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