L’infrastruttura arriva prima del cambio del parco auto circolanti? Sembra di sì e sarà un bel problema. Le nostre auto non saranno pronte, infatti, a reggere il contraccolpo tecnologico e innovativo delle cosiddette “smart road”. Di cosa si tratta? Stiamo parlando di sistemi di trasporto intelligenti che consentono alle automobili di interagire tra loro, con il malto e con l’infrastruttura stradale. «Potremmo così avere aggiornamenti in tempo reale su traffico, incidenti, meteo e tutto grande a un mix di sensoristica avanzata, internet delle cose, intelligenza artificiale e big data. Il tutto innervato dalla rete a banda ultralarga che, ricordiamo, favorisce la trasmissione veloce dei dati». A parlarne è Barbara Millucci, la giornalista del Corriere della Sera che ha approfondito il tema per il podcast del giornale. Millucci fa un resoconto dei progetti già attivati: «Al momento secondo l’Oservatorio Connected Cars and Mobility del Politecnico di Milano ce ne sono in progettazione 179 nel mondo e 10 in Italia. Parliamo del tratto tra Bologna e Firenze, dell’autostrada del Sole e la Brebemi il tratto tra Genova e Sestri Levante dell’A12 e quello tra Genova e Savona dell’A10. E ancora l’A24 Roma-L’Aquila, l’A25 Torano-Pescara, l’A2 Salerno-Reggio Calabria, la superstrada tra Sassari e Olbia, l’E45 che unisce il Brennero al Sud, passando per Cesena e Terni, e infine una parte della strada che va da Milano a Cortina. Poi l’A4 Torino-Milano. La Sinelec, il braccio tecnologico del gruppo ASTM, specializzata in grandi opere infrastrutturali sta trasformando quest’ultima in un’autostrada digitale, resiliente e sostenibile. La prima fase del progetto sarà ultimata entro il 2024».
Le smart road faciliteranno la vita agli automobilisti, ma anche a chi si occupa di monitorare il traffico stradale. «Grazie ai sistemi dialogo veicolo infrastruttura, i cosiddetti V2I, non ci si dovrà più fermare al casello per fermare il pedaggio; con il calcolo dei prezzi dinamico le tariffe saranno legate alla classe ambientale del veicolo, addirittura all’orario in cui si viaggia. Sarà un’autostrada caratterizzata dall’interconnessione in tempo reale tra veicoli, grazie anche al 5G. i sistemi consentiranno inoltre un monitoraggio costante del traffico, della velocità dei veicoli e del peso dei tir. Si verrà avvisati in anticipo se ad esempio un’auto va contromano e si potranno attivare dei sistemi antinebbia. Mentre dei totem sul ciglio della strada saranno in grado di leggere in tempo reale le targhe dei veicoli che trasportano merci pericolose». Poi ci si concentra su un progetto unico nel suo genero, quello della cosiddetta “Smart Road delle Alpi”, che dovrebbe essere prona per le Olimpiadi invernale 2026: «Il programma ANAS-Smart Road prevede delle strade connesse grazie a dei sistemi e sensoristica installata su strade, ponti, gallerie. La Smart Road delle Alpi è la statale numero 51 Alemagna. In un tratto di 80 chilometri tra il comune di ponte delle Alpi e il passo Cimabanche, nel bellunese, è stata installata proprio una road city unit, con la tecnolgica chaiamta CV2X. Si tratta di una delle più rilevanti sperimentazioni di smart mobility in Europa». Anche il tratto tra Roma e Fiumicino è pronto per il lancio: «È già connessa l’autrostrada che collega Roma e l’aeroporto di Fiumicino. L’infrastruttura smart copre 12 chilometri ed è pronta ad accogliere nuovi servizi avanzati. È dotata di 40 postazioni tecnologiche che consentono la comunicazione tra infrastruttura e veicolo. La carreggiata è sorvegliata da telecamere intelligenti che permettono agli operatori della sala di controllo Anas di intervenire in tempo reale. Il progetto di Anas nel suo complesso interesserà 3mila chilometri di strade italiane e prevede un investimento di un 1miliardo di euro».
Giulio Salvatori, direttore dell’Osservatorio Connected Cars and Mobility del Politecnico di Milano, ci spiega però cosa dovranno fare gli automobilisti per adattarsi a questi cambiamenti. E gli italiani non sembrano per niente pronti: «Per far sì che la smart road diventi realtà, non basterà avere la strada intelligente, ma servirà avere anche dei veicoli in grado di comunicare con questa infrastruttura. Oggi già alcuni veicoli di nuova immatricolazione sono in grado di comunicare con la strada, ma non tutti. Oggi abbiamo ad esempio in Italia un parco di quasi 40milioni di veicoli. Di questi circa 18,19milioni sono connessi, però solo una minima parte di questi veicoli sono in grado realmente di comunicare con l’infrastruttura. Probabilmente dovremmo aspettare la nuova generazione di veicoli da parte dei vari consumatori. Se la strada sarà pronta in due tre anni, quando parliamo di veicoli immaginiamoci 10, 12, 13 anni». Insomma, stavolta sono i consumatori a doversi dare “una svegliata”.