Martedì sera erano rientrati “a casa”, nel piccolo accampamento di via Selvanesco, alla periferia sud di Milano. Mercoledì mattina, però, le tre famiglie dei quattro minorenni coinvolti nell’incidente mortale di via Saponaro, dove, lunedì, un’auto rubata ha travolto e ucciso la settantunenne Cecilia De Astis, che stava camminando nel quartiere Gratosoglio, si sono allontanate dalle roulotte e dai camper che occupano l’area. Dopo l’impatto, i quattro erano fuggiti. Hanno un’età compresa tra gli 11 e i 13 anni. Due di loro sono fratelli, la più giovane è una bambina, mentre al volante dell’auto ci sarebbe stato il tredicenne. Sono stati individuati e fermati in un accampamento di nomadi di origine bosniaca proprio in via Selvanesco, alla periferia di Milano. Eppure, su questo caso c’è chi parla di integrazione o comprensione, chi di razzismo per le parole del vicepremier Matteo Salvini, che ha parlato di “campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo, dopo anni di furti e violenze, pseudo ‘genitori’ da arrestare e patria potestà da annullare. Sindaco Sala e sinistre, ci siete?”. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, da sempre al fianco della tutela dei minori. L’esordio della conversazione è stato questo: “Sono zingari. Non li chiamo rom perché loro cambiano i nomi e pensano di cambiare la storia”.

Poi prosegue dicendo: “Sono indignata perché tutta questa gente che pretende di imporsi in Italia rifiuta l'integrazione, che è indispensabile. All'integrazione, cioè all’imparare le regole per vivere in Italia, dovrebbe presiedere qualsiasi istituzione: la scuola, la polizia, il tribunale, le forze dell'ordine, tutti dovrebbero vigilare e controllare. Ci sono persone che non si sa da dove vengono, che non hanno il permesso. Per questo vanno presi immediatamente, messi in un luogo di sicurezza e, prima di tutto, si controlla se si sono integrati: se parlano l'italiano, se conoscono le nostre leggi, se si comportano bene. Se no, si mettono in carcere. Si deve fare così: in Australia non succedono queste cose. In Australia ci sono regole rigorosissime”. E come risponde a chi accusa però Salvini di aver sciacallato sulla morte della donna? “Chi accusa lo fa perché è pazzo, perché non sa cosa dire. Se andassero a casa loro, o se rubassero una loro macchina e uccidessero qualcuno, non direbbero così. Lo dicono seduti, stanchi, dalla loro opposizione. È assurdo che non ci sia un controllo. Noi, in Italia, non dobbiamo aprire le porte di casa nostra a chiunque. Per me, far entrare chiunque equivale a essere in una casa con la porta aperta e accettare che la gente venga, ti derubi, mangi in casa tua, dorma nel tuo letto, senza chiedere permesso, senza chiedere scusa, senza rispettare le regole di quella casa”.

E lei che si è sempre occupata di minori, a chi imputa la responsabilità? “Questi delinquenti che mandano in giro i ragazzi a fare le bande sono dei genitori disgraziati, perché c'è una colpa nel non vigilare: hanno una responsabilità oggettiva secondo la legge italiana. Quindi cominciamo ad agire secondo la responsabilità oggettiva: facciamo pagare i danni, perché saranno anche zingari, ma sono pieni di soldi e riescono a vivere comunque. Con quello che rubano, e tasse non ne pagano di sicuro, i soldi li hanno. Che comincino a pagare il disastro che hanno combinato. E, secondo me, anche dal punto di vista penale c'è abbandono di minore. Per cui l'Italia si deve muovere: che si muovano i giudici civili e penali, che si muovano le istituzioni. Non possiamo sempre piangere, piangere, piangere e non agire mai”. Poi la stoccata contro Sala e la sinistra: “Non fanno niente. Perché vogliono fare i buoni che accettano tutto. Non esiste essere buoni accettando tutto. Un buono è uno che sa giudicare come si comportano gli altri, e giudica con generosità e indulgenza. Un buono non è quello che sopporta tutto facendo vedere di essere grande perché accetta tutto. Quello che apprezzo del governo è che va avanti senza farsi fermare dalle polemiche. Secondo me dovrebbe fare delle strette ulteriori, ispirarsi alle leggi dell'Australia”.