Che gli anni Novanta abbiano rappresentato il decollo definitivo della comunicazione pubblicitaria nel bel mezzo di una trasformazione che, in Italia e non solo, ha mescolato e confuso i piani della politica e dell’informazione con quello dell’intrattenimento, è cosa nota. Nel decennio che ha sancito la fine della cosiddetta prima repubblica e “la discesa in campo” di Silvio Berlusconi, che con “furia iconoclasta” ha sconvolto la comunicazione politica mescolandola con la persuasione delle sue doti da venditore poi applicata reti televisive di sua proprietà, è entrato di tutto, compresi alcuni degli spot più memorabili di quegli anni. Da Ronaldo – il Fenomeno – e la nazionale di calcio brasiliana che, sfiancati da un’interminabile attesa in aeroporto – iniziano a palleggiare fra valigie, nastri trasportatori e code per il check-in sulle note Mas Que Nada in uno spot Nike all’ “Ambrogio, sono distratta da un languorino” della celebre pubblicità di Ferrero Rocher, gli anni Novanta hanno sfornato alcune “perle” della comunicazione pubblicitaria. Compresa quella volta in cui Michael Schumacher sconvolse una cena di gala per spiegare a tutta la sala la presunta ergonomicità della Fiat Multipla. Era uno spot del 1998. L’auto più antiestetica – e per questo bullizzata – di sempre veniva lanciata dal pilota della Ferrari e star indiscussa della Formula 1. Insieme a lui, in scena, Beatrice Luzzi, che a quel lavoro ha dedicato uno dei ricordi più curiosi di un’intervista appena pubblicata sul Corriere della Sera: “Girammo a Maranello le scene senza di lui. Per otto ore in sottofondo si sentiva il rombo della sua Ferrari in pista. Alla fine si presentò sul set, fresco e profumato, come se avesse riposato. Mi chiese di dove fossi. Risposi: “Roma”. “Sei romena?”, disse lui. “No, romana”.

Agli anni Novanta è legato questo e molti altri ricordi indelebili nella carriera dell’attrice e opinionista televisiva che ha appena terminato l’avventura del Grande Fratello. Dopo la partecipazione come concorrente lo scorso anno, nell’ultima edizione Luzzi ha messo al servizio del programma la propria schiettezza in qualità di commentatrice in studio: “Il mio compito era avere un’opinione e suscitarne altre, l’ho svolto a dovere”, dice Luzzi in apertura di intervista. Che la sua presenza in studio non fosse pensata come un mero fan-service al pubblico che ha attratto durante l’edizione precedente è diventato lampante nel corso di questa edizione, durante la quale le parole di Luzzi hanno sempre scatenato qualcosa, nel bene o nel male: “Divisiva lo sono sempre stata, però penso di aver detto cose di senso comune. Ho 54 anni, ho studiato per 30, lavoro da quando ne avevo 14, sono una donna strutturata, ho il coraggio e il dovere di espormi”. Luzzi parla di tutto, dalla scintilla mai scoccata con Cesara Buonamici – “Quando nella scorsa edizione subivo molestie psicologiche, lei non ha mai speso una buona parola” – al lavoro con Vittorio e Alessandro Gassman – “Ero imbarazzata ma orgogliosa, mi resi conto che quello era il mio mondo” – per arrivare al “flirt” con Gerard Butler – “L’ho incontrato nel 2004, al Festival di Ischia. Ci siamo piaciuti. Era scozzese, europeo, vivace, ironico, mi colpì. Mi cantò una canzone”.

Non mancano desideri e fragilità, come la passione per le auto veloci – “Sì, amo il rischio, sono spericolata, vorrei partecipare a un rally” – e quel “ginocchio rotto a 17 anni” che l’ha frenata dallo sperimentare ancora di più – “Meno male che mi sono infortunata al ginocchio, altrimenti prima o poi mi sarei schiantata con il parapendio o con il paracadute”. Luzzi parla poi dell’apice della sua popolarità, quando recitava nella soap Vivere: “Sul set con Madonna fu divertente. Arrivai gli ultimi giorni, dovevamo girare delle scene su uno yacht, ma il mare di Sardegna diede il suo peggio, è finita che le riprese si fecero con la barca ormeggiata in porto. Allora ero al culmine della mia popolarità per Vivere, per strada tutti mi chiedevano l’autografo. A un certo punto Madonna, stupita, mi domandò a tu per tu: "Ma tu chi caz*o sei?". Era molto sfacciata e diretta, io al confronto sono un peluche”. Agli anni di Vivere è legato anche la scelta più rischiosa della Carriera di Luzzi: “Quando lasciai la soap guadagnavo 12 milioni di lire al mese, ero super popolare, però quel ruolo mi stava consumando l’anima, aveva eroso la mia identità. Rivolevo la mia privacy, la mia libertà. E ho mollato. L’ho pagata cara, per rimettermi sui binari ci ho messo una po’”.
