Fine delle ristrutturazioni, inizio del rilancio. È questo il messaggio che arriva da Benetton, storica azienda dell’abbigliamento made in Italy, che dopo anni di pesanti perdite, chiusure e sacrifici occupazionali, annuncia una nuova fase industriale. Secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto, la società con sede a Ponzano Veneto ha comunicato ai sindacati l’avvio di un piano di rilancio, fondato su investimenti digitali, una struttura più leggera e l’apertura di un tavolo per un nuovo contratto integrativo, il primo passo verso la normalizzazione dei rapporti interni. “Non ci saranno più esuberi”, è stato il messaggio ribadito durante l’ultimo incontro con le rappresentanze dei lavoratori. E mentre si chiude definitivamente la stagione dei contratti di solidarietà, Benetton guarda al futuro con una strategia chiara: meno sprechi, più digitale, e un ritorno alla sostenibilità economica.

Al centro del piano c’è una domanda chiave: come uscire dalla crisi? La risposta di Benetton passa per una ricetta in più fasi: tagli selettivi, investimenti su e-commerce e logistica, snellimento dei tempi produttivi e rilancio della contrattazione aziendale. Il tutto con un obiettivo preciso: tornare in utile entro il 2027, dopo aver ridotto le perdite dai 235 milioni del 2023 a circa 100 nel 2024. Uno dei pilastri della nuova strategia è il rafforzamento della componente digitale. Oggi l’online rappresenta solo il 13% del fatturato (917 milioni nel 2024), mentre i concorrenti internazionali superano il 30%. Benetton punta a raggiungere almeno il 20% creando una società autonoma dedicata esclusivamente all’e-commerce, pur rimanendo all’interno del gruppo. Il cambio di passo non si limita al canale di vendita. Un altro fronte cruciale è l’accorciamento del ciclo produttivo: dai 12 mesi attuali a un massimo di 6, per rispondere in modo più rapido al mercato e competere con i giganti del fast fashion.

Per alleggerire la struttura e migliorare la redditività, Benetton ha ridotto drasticamente la rete dei negozi, passati da 3.500 a 3.000 nel mondo, di cui 600 in Italia. Sono stati chiusi anche gli stabilimenti produttivi in Tunisia, Croazia e Serbia, mentre il personale del quartier generale di Villa Minelli è stato trasferito nella sede logistica di Castrette di Villorba, ora hub principale. In alcuni casi, nei punti vendita di proprietà verranno ospitati sia il brand Benetton che Sisley, per ottimizzare i costi di gestione. Intanto, il gruppo ha anche iniziato ad agire legalmente contro i gestori di negozi in franchising morosi da anni: la tolleranza del passato non rientra più nei criteri aziendali. Il fronte occupazionale è stato gestito con un’intensa campagna di incentivi all’esodo volontario, che ha permesso di ridurre i dipendenti da 1.100 a circa 700. Questo ha consentito di attenuare l’uso degli ammortizzatori sociali, oggi limitato a circa una dozzina di ore settimanali per lavoratore. Dopo anni di tensioni, anche il clima sindacale sembra cambiato. L’azienda ha comunicato la disponibilità ad aprire, da settembre, un tavolo per un nuovo contratto integrativo aziendale, scaduto nel 2023. Una mossa che rappresenterebbe un segnale chiaro della volontà di archiviare il periodo più difficile e aprire un capitolo di ricostruzione.
