Mentre Edizione spa, la holding che incarna il potere economico della famiglia Benetton, sventola un bilancio 2024 con ricavi in crescita a 10,1 miliardi di euro e un valore patrimoniale netto a 13,2 miliardi, la sensazione è che la narrazione costruita attorno a questi numeri resti più un esercizio di stile che un reale salto di qualità. Secondo quanto riportato da Milano Finanza, "la holding sfonda quota 13 miliardi di euro di valore grazie al rally del titolo Generali, che in vista del rinnovo della governance a Trieste è passato da 19 euro (gennaio 2024) a oltre 27,5 euro di fine anno e alla rivalutazione della propria quota pari al 57 per cento nel colosso infrastrutturale Mundys, la vera cassaforte di famiglia che gestisce, tra le altre cose, concessioni austradali e aeroporti". Il salto da 9,5 a 10,1 miliardi negli utili appare più come un dettaglio marginale da incorniciare in un comunicato ufficiale che una rivoluzione industriale. L’aumento degli occupati da 70mila a oltre 100mila in tre anni potrebbe suonare come un segnale di crescita, ma l’assenza di dettagli sul valore aggiunto prodotto da questa manodopera lascia un sapore amaro di aumento quantitativo fine a sé stesso, senza un salto qualitativo. Insomma, più gente da pagare, ma con quali risultati concreti? Il resto è un copione già visto: un terzo dei dirigenti è donna, dettaglio encomiabile che tuttavia serve forse più a spolverare l’immagine che a cambiare davvero le regole del gioco. Quanto alla nuova governance “monistica” e ai nomi degli indipendenti inseriti nel board, si tratta di un cambio di facciata che non scalfisce la salda presenza dei Benetton, pronti a confermarsi al vertice senza sorprese. Il tutto condito da un aumento della cedola da 100 a 110 milioni, un bel regalo per gli azionisti ma poca cosa in termini di impatto sociale o innovazione.

La trazione green sempre sottolineata da Edizione suona più come una dichiarazione di facciata che un progetto con ricadute concrete? Le frasi sull' “azzeramento delle emissioni dirette entro il 2040” e “73 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili” servono soprattutto a giustificare la bontà del portafoglio, fatto di infrastrutture e telecomunicazioni. Nel frattempo, l’eco-sostenibilità resta un tema da usare come spot per coprire una gestione che privilegia apparentemente la continuità e il consolidamento del potere familiare. La holding non nasconde poi la voglia di espandersi nei settori industriali “dove già esprime un expertise di primo piano”, frase che tradotta significa semplicemente: “continueremo a fare ciò che sappiamo, senza rischiare davvero”. Insomma, niente scosse né innovazioni dirompenti, ma una gestione che tiene i piedi ben saldi sul terreno di casa.
