Green da una parte, nero dall'altra. Finita l'era degli United Colors, adesso i Benetton si accontentano di una tavolozza ridotta. Da un lato ottengono prestiti a indirizzo ecologico, dall'altro continuano ad inquinare, acquisendo realtà che appestano l'ambiente come autostrade e aeroporti. La famiglia trevigiana, attraverso la holding Mundys (ex Atlantia), continua a espandere la propria presenza nel settore delle infrastrutture autostradali in Sud America, con un focus particolare sul Cile. Recentemente, Mundys ha acquisito la concessione per la gestione di un tratto di 182 chilometri della Ruta 5, l'arteria principale che collega il nord e il sud del Paese. La gestione sarà affidata alla controllata Grupo Costanera a partire da aprile 2026, con un investimento previsto di oltre 700 milioni di euro in sette anni per l'ammodernamento e l'espansione della rete. Questa acquisizione si aggiunge a quella del tratto Santiago-Los Vilos della stessa Ruta 5, ottenuta nell'agosto 2024 tramite ViasChile, altra controllata di Mundys. Con queste operazioni, la rete autostradale gestita da Mundys in Cile supera i 1.100 chilometri, contribuendo a un margine operativo lordo di quasi un miliardo di euro. Il Cile rappresenta ormai il terzo mercato per redditività nel bilancio di Mundys, dopo Francia e Italia. La strategia di espansione in Sud America evidenzia l'interesse del gruppo per mercati con un quadro giuridico stabili, un'elevata domanda di infrastrutture moderne e l'inquinamento sfrenato. Secondo un rapporto di BreatheLife, l'inquinamento atmosferico in Cile provoca circa 4.000 morti premature all'anno, oltre un terzo dei decessi per malattie respiratorie. Le principali fonti di inquinamento includono le emissioni dei veicoli e la combustione di legna per il riscaldamento e la cottura. Le autostrade cilene, soprattutto quelle che attraversano aree urbane densamente popolate come Santiago, contribuiscono significativamente all'inquinamento atmosferico. Il traffico intenso e la prevalenza di veicoli pesanti aumentano le emissioni di gas serra e di particolato fine, peggiorando la qualità dell'aria nelle zone circostanti. E le cose non vanno certo meglio in Italia. Le autostrade, pur rappresentando solo una piccola parte della rete stradale italiana (circa il 3%), sono responsabili di una quota significativa delle emissioni di gas serra legate al trasporto su strada. Secondo l'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel 2019 il trasporto su strada ha contribuito al 23,4% delle emissioni nazionali totali di CO₂ equivalente. Le autovetture sono le principali responsabili, con una quota del 68,7%, seguite dai veicoli commerciali leggeri (10%) e pesanti (15,4%). Ma c'è una buona notizia, almeno per i Benetton. Il Telepass, sì anche quello è di loro proprietà, ha contribuito a ridurre le emissioni di CO₂. Nel 2023, grazie a questo sistema, sono state risparmiate oltre 72.000 tonnellate di CO₂, segnando un aumento rispetto alle 61.000 tonnellate risparmiate nel 2022.

Nonostante queste attività ad alto impatto ambientale, Mundys ha ottenuto un prestito da 550 milioni di euro legato a obiettivi di sostenibilità, con scadenza nel 2033. Il prestito prevede condizioni economiche favorevoli se Mundys raggiungerà determinati obiettivi ambientali e sociali, come la riduzione delle emissioni di gas serra e l'aumento della rappresentanza femminile nei ruoli manageriali. La strategia di Mundys, tuttavia solleva non pochi interrogativi sull'effettivo impatto ambientale delle sue operazioni e sulla coerenza tra le attività svolte e gli obiettivi di sostenibilità dichiarati. Ma non è la prima volta che le autostrade dei Benetton sollevano alcuni interrogativi. In Italia, per esempio, nel 2020 è emerso uno scandalo che ha coinvolto la gestione delle manutenzioni da parte di Autostrade per l'Italia (Aspi), controllata da Atlantia. Secondo un'inchiesta, le manutenzioni sarebbero state ridotte nel tempo per aumentare i profitti, con la consapevolezza e l'approvazione della famiglia Benetton. In particolare, Gianni Mion, presidente di Edizione, la holding della famiglia, avrebbe ammesso che le manutenzioni venivano fatte “in calare” per distribuire più utili, e che “Gilberto e tutta la famiglia erano contenti”.

Tornando invece in America Latina, sempre nel 2020, era venuto fuori un altro scandalo sulla gestione delle concessioni autostradali, questa volta in Argentina. La società Abertis, controllata da Atlantia (oggi Mundys) e dalla spagnola Acs, aveva ottenuto nel 2018 dal governo di Mauricio Macri la proroga fino al 2030 delle concessioni per le autostrade Acceso Norte e Acceso Oeste, attraverso le controllate Autopistas del Sol (Ausol) e Grupo Concesionario del Oeste (Gco). Secondo un rapporto della Auditoría General de la Nación (Agn), il governo argentino aveva riconosciuto ad Ausol un credito di 540,5 milioni di dollari, nonostante Abertis avesse inizialmente richiesto 358,6 milioni di dollari in un arbitrato internazionale presso il Ciadi, il centro internazionle di risoluzione delle controversie. Il rapporto evidenziava che non esistevamo giustificazioni tecniche per tale riconoscimento e che l'accordo non garantiva investimenti in opere, ma assicurava soltanto profitti alla concessionaria. Inoltre, era stato stabilito un interesse annuo dell'8% per l'investimento non ammortizzato, senza adeguate giustificazioni tecniche. Il governo argentino aveva quindi avviato azioni legali per annullare i contratti, ritenuti lesivi dell'interesse generale, presentando la questione alla giustizia. L'inchiesta ha così coinvolto anche l'ex presidente Macri e altri ex funzionari, accusati di aver favorito indebitamente le concessionarie. Ma torniamo alla questione green, perché l'inquinamento non si ferma alle strade.

Parliamo di inquinamento aereo. Mundys, attraverso la sua controllata Aeroporti di Roma (Adr), gestisce gli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino, e sviluppa attività legate al management aeroportuale. Inoltre, Mundys controlla gli aeroporti di Nizza, Cannes-Mandelieu e Saint Tropez attraverso Aéroports de la Côte d'Azur. In totale, Mundys gestisce 6 aeroporti. In media, un aeroporto inquina in modo notevole, contribuendo significativamente all'inquinamento atmosferico e all'emissione di gas serra. I residenti in un raggio di 5 km da un aeroporto respirano aria contenente un numero elevato di particelle ultrafini, fino a diecimila per cm³, come indicato da uno studio di Transport & Environment. Inoltre, il traffico aereo è responsabile di circa il 2,4% delle emissioni globali di CO2 da combustibili fossili, e si prevede un aumento significativo in futuro. Moltiplicate tutto per sei, e fate i calcoli. Entrando nello specifico: secondo l'Airport Tracker 2024, sviluppato da ODI e Transport & Environment, solo 20 aeroporti sono responsabili del 27% delle emissioni globali di anidride carbonica legate al trasporto aereo passeggeri. Servirà a qualcosa quel fondo da mezzo miliardo di euro per la transizione ambientale?

