Tuoni e fulmini su Benetton Group. L'ultima proposta della società per arginare la sua emorragia economica ha scatenato polemiche a non finire. Sia tra i lavoratori che tra i sindacati. Di cosa si tratta? Dell'applicazione di contratti di solidarietà ai suoi lavoratori – tutti, tranne quelli di alcuni comparti – fino al 40% per sei mesi prorogabili.
Le organizzazioni sindacali hanno respinto ogni eventuale intesa per una mossa definita penalizzante. In ogni caso, i conti di Benetton non sorridono. Il bilancio 2023 del Benetton Group si è infatti chiuso con 1.098 milioni di euro di ricavi e una perdita netta di 230 milioni di euro, di cui 150 milioni derivanti da svalutazioni. E la scure è pronta ora a cadere sugli addetti.
Da quanto emerso, sarebbe andato in scena un incontro tra i delegati aziendali e le rappresentanze sindacali interne (Rsu). La proposta di attuare contratti di solidarietà da parte di Benetton è stata bollata come penalizzante. Le categorie tessili di Cgil, Cisl e Uil hanno spiegato che "nessun piano industriale è stato presentato", chiedendo l'integrazione salariale al 100% per le eventuali giornate di solidarietà.
La società ha proposto di ampliare la platea dei lavoratori che possono accedere a uscite incentivate, estendendola anche a dipendenti lontani più di 24 mesi dalla data del pensionamento. Negoziazioni, dubbi, riflessioni in corso. E polemiche, tante, troppe.
Anche perché sarebbero 375 le persone toccate dagli eventuali contratti di solidarietà. La quota dell'ammortizzatore sociale sarà al centro delle discussioni, assieme ad altri argomenti, in vista di un nuovo vertice tra le parti (azienda e sindacati) fissato per il 15 luglio. Dal 16 luglio sono già state calendarizzate le assemblee con i lavoratori.
Qual è la posizione dei sindacati? Semplice: le sigle ritengono eccessiva l'applicazione della solidarietà al 40% e puntano a ridurne l'incidenza, in termini di percentuale e di numero di interessati. Rispetto alla ristrutturazione della rete commerciale, le chiusure di punti vendita indicate dalla proprietà riguardano in prima battuta negozi non profittevoli collocati all'estero, e solo successivamente ed eventualmente sedi in Italia. Il personale degli uffici che rimarranno chiusi nei venerdì delle prossime settimane sarà impiegato in modalità smart working.
Basteranno gli ammortizzatori sociali proposti dall'azienda per risanare, o quanto meno per imprimere un nuovo slancio, ai conti dell'azienda? E pensare che nel 2012, come ha ricordato Luciano Benetton, risaltava il fatturato 2012, quando Benetton registrò due miliardi contro il miliardo del 2022. La scoperta di un buco preoccupante nei conti aziendali, poi allargatosi a vista d'occhio, ha cambiato le carte in tavola dell'amministrazione. Che adesso prova a correre ai ripari. Polemiche permettendo.