Maccarese Spa è il ramo agricolo italiano della famiglia Benetton. Un’azienda enorme, sconfinata, come ha fatto vedere, recentemente e non, Report, che aveva già dedicato a Maccarese una puntata nel lontano 2002. Anche in questo caso, come per Autostrade, c’è l’ormai consolidato modus operandi della famiglia: acquistare beni statali in svendita per gestirli privatamente. Per capire di cosa stiamo parlando, riprendiamo un articolo comparso su Huffington Post il 28 febbraio scorso. Il tono è celebrativo. “Nata il 20 marzo del 1925 come Maccarese Sab (Società anonima di bonifiche), con sede a Milano, con lo scopo di bonificare interamente un territorio di 4500 ettari appartenuti – come anticipato – al principe Rospigliosi, negli anni ‘30, a causa della crisi del ‘29, l’azienda fu ceduta all’Iri (Istituto per la ricostruzione industriale) che terminò l’opera negli anni Trenta, dopo aver bonificato l’area su cui si estende (3.200 ettari pianeggianti)”. L'articolo di Huffington Post continua così, descrivendo l'azienda: “Oggi è una delle aree agricole più estese d’Italia (con uno dei maggiori allevamenti a livello nazionale di vacche che produce 55.000 litri di latte al giorno di alta qualità)”. In chiusura c'è anche uno spazio per una commento di Andrea Benetton, figlio di Carlo, attuale presidente dell'azienda agricola più grande d'Italia. L'occasione è quella dell'uscita di un libro, celebrativo come l'articolo, su Maccarese Spa: “Papà Carlo, insieme a Gilberto, mi convinse 26 anni fa sulla bontà del progetto di risanare Maccarese”, racconta Andrea Benetton, presidente della Maccarese spa. “E questo libro, che sintetizza il lavoro avviato, custodendo tutte le informazioni e documenti raccolti nel ricco archivio storico, intitolato proprio a mio padre Carlo Benetton, rappresenta lo strumento migliore per spiegare il nostro percorso ed approccio messi in campo in questo territorio. Ma anche la dimostrazione dei tanti successi raggiunti”. Ma le passerelle non sono soltanto sulla carta stampata, l'azienda di casa Benetton gode anche di frequentazioni importanti. Come l’11 settembre del 2023, quando Maccarese Spa ha inaugurato la sua nuova sala di mungitura a giostra. All'evento hanno partecipato numerose personalità istituzionali, tra cui il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, il Sindaco di Fiumicino Mario Baccini e l'Arcivescovo Rino Fisichella. Il latte è una questione importante, oltre che una delle principali attività aziendali di casa Benetton.

In alcuni articoli proprio relativi al 2023, nel contesto della “guerra del latte” a Roma, Latte Sano, in collaborazione con Maccarese Spa, azienda agricola del gruppo Benetton, stava cercando di ottenere il controllo della Centrale del Latte di Roma. La Centrale, che era stata ripresa dal Comune, era al centro di una contesa tra il settore pubblico e privato per la sua privatizzazione. La privatizzazione, di nuovo, che è uno dei principali business dei Benetton, dalla stessa Maccarese Spa alle Autostrade italiane e non. Latte Sano, che aveva già provato a rilevare l'azienda in passato, avrebbe intenzione di acquistare la Centrale con l'appoggio della Maccarese, che come si è visto è un colosso del latte italiano. Ma non tutte le privatizzazioni arrivano senza problemi. La Centrale era già stata privatizzata anni fa, per poi tornare sotto il controllo pubblico. Da un articolo di Avvenire leggiamo che “fu la giunta Rutelli alla fine del millennio scorso (1998), per fare cassa, a privarsi di un’azienda simbolo per tanti romani: la storica Centrale finì per 80 miliardi di lire alla Cirio del noto Sergio Cragnotti, che era presidente anche della Lazio. Dopo un anno, cominciarono però i guai finanziari di Cragnotti, che subito se ne disfece passandola alla Parmalat di Calisto Tanzi. Fu violata così una clausola che impediva la vendita per cinque anni e così i concorrenti, a partire da Latte Sano, avviarono subito una battaglia legale durata 24 anni e passata per 36 sentenze per far annullare la gara iniziale. Nel 2007 il Tar del Lazio sancì la nullità e l’obbligo di restituire azioni e dividendi. Ma nell’Italia dove a volte diventa difficile far prevalere il diritto nulla si mosse, mentre intanto Parmalat (e quindi la Centrale) finiva ai francesi di Lactalis. Fino all’ultimo passo: a dicembre 2023, dopo un’ulteriore sentenza negativa della Corte d’Appello, i francesi hanno restituito al Campidoglio la loro quota del 75%”. Ed è qui che Latte Sano, ipotizzando una società con Maccarese, ha tentato nuovamente di privatizzare la Centrale. Nel caso della Centrale del Latte romana la competizione è intensa, dato che la Regione Lazio e Coldiretti Lazio hanno assunto posizioni contrastanti sulla questione. Come riportato da AffariItaliani nel 2023, Coldiretti sarebbe stata a favore del patto tra le due big del latte capitolino, mentre la Regione, nella figura dell'assessore Righini, si sarebbe tenuta “prudentemente lontana dalla grande manovra privata”. Il fatto poi che i rappresentanti della politica fossero proprio ospiti di Maccarese, ça va sans dire, aggiunge un po' di sano dubbio sul futuro pubblico del latte.

La realtà, però, non è tutta mucche e mandorli, per non dire rose e fiori. Risale all'inizio del 2024 il caso di una morte bianca in azienda: un operaio schiacciato da una gru. Come riportano le cronache locali, la Procura di Civitavecchia ha chiesto il rinvio a giudizio per tre dirigenti della Maccarese Spa, azienda agricola del gruppo Benetton con sede a Fiumicino, in relazione alla morte di Edoardo Serafini, un operaio romano di 29 anni. L'incidente è avvenuto il 24 gennaio 2024 durante un intervento di manutenzione su una gru Benelli montata su un autocarro Iveco. Serafini, mentre eseguiva lo smontaggio della gru, è stato travolto dalla stessa, subendo un trauma toracico e addominale da schiacciamento che ne ha causato il decesso. Il problema è che le indagini avrebbero evidenziato gravi violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro. In particolare, a Serafini sarebbe stato affidato un compito complesso e pericoloso per il quale non possedeva le competenze necessarie. L'attività non sarebbe stata prevista né regolamentata dalle procedure aziendali, e richiedeva personale specificamente qualificato. Inoltre, Serafini non sarebbe nemmeno stato dotato delle attrezzature idonee per svolgere il lavoro in sicurezza. Sembrerebbe una situazione di grave negligenza, tanto che il Pubblico Ministero ha accusato i tre imputati di omicidio colposo con l'aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche. In particolare, l'amministratore delegato Claudio Destro è accusato di aver redatto un Documento di Valutazione dei Rischi che non considerava le specifiche attività di manutenzione delle gru, omettendo le procedure di sicurezza necessarie. Il dirigente Carlo Tomasetto è ritenuto responsabile per aver assegnato a Serafini compiti per i quali non era formato, senza fornire le attrezzature adeguate e ignorando le istruzioni del fabbricante. Il preposto Simone Sebastiano è accusato di non aver interrotto l'attività pericolosa nonostante le evidenti condizioni di rischio. I familiari di Serafini hanno avviato azioni legali per ottenere giustizia e risarcimento. Nonostante le richieste, l'assicurazione Helvetia avrebbe negato il risarcimento, sostenendo che le mansioni svolte da Serafini non rientravano nel rischio assicurato. Pertanto, le parti offese si costituiranno parte civile all'udienza preliminare fissata per il 16 aprile 2025 al Tribunale di Civitavecchia, auspicando una condanna adeguata e l'assunzione di responsabilità da parte dell'azienda. Grano, grana, ma anche grane: chissà come ne usciranno i Benetton.

