Mariamariamaria quante minchiate in pochi secondi! Non appena Beppe Grillo è scomparso dal video, a bordo del carro funebre Mercedes Benz W211, automobile di una ventina d’anni, diesel, 2700 cc. per 177 cavalli, alla faccia della transizione ecologica sbandierata anche questa volta tra i valori irrinunciabili del “movimento delle origini”, Edoardo Bennato, sulla chat Whatsapp ultraelitaria e segretissima, “I Topi”, ha commentato il monologo di Beppe Grillo postando il video di Che Comico il Grillo Parlante da Burattino senza fili del 2017 (Al diavolo il Grillo Parlante/Che parla a tutta la gente / Che parla e vende parole/Che solo Pinocchio non sente/Il grillo parlante ha parlato/Attore di varietà/Adesso è attore drammatico/Di involontaria comicità”. E, in effetti, abbiamo cominciato a ridere non appena lo abbiamo visto a bordo del macchinone.
Ciò che ne è seguito ha invece ancora una volta sottolineato come oramai la politica (tutta) sia una fiction e fa bene Grillo a chiamare Giuseppe Conte “il mago di Oz” identificandosi, per logica, con l’omino di latta o con il leone codardo (se vuole essere Dorothy lo vogliamo en travesti). Questo perché, dallo sbandieratissimo video, in cui Beppe Grillo voleva lanciare l’attacco frontale a Conte, si evince come non vi sia nessuna differenza tra il fondatore garante e lo “scippatore” elegante. Grillo, che cerca di passare per una persona intelligente, che finge di non sapere cosa è il genere umano e cosa è il Potere. E Conte il quale finge che tutta la questione non si riduca infine alla trasformazione del movimento in un partito a tutti gli effetti, con i “professionisti della politica” senza il limite dei due mandati e con lui a capo di se stesso (come la testa gigante di Oz messa sopra la testa vera di Oz). Il racconto che Beppe Grillo fa del movimento delle origini è esilarante al limite del parossismo: persone – sostiene Grillo – attente alla transizione ecologica, a quella digitale, e soprattutto attente al futuro, come se si fosse trattato, all’epoca, di un club di premi Nobel che discettavano elegantemente, secondo le proprie stratosferiche conoscenze, degli scenari mondiali, e non un movimento che ha portato in parlamento scappati di casa mugugnanti. Altro che alte riflessioni, quelle magari le facevano i competenti interpellati volta per volta da Grillo e Gianroberto Casaleggio. Ma la base non era certo attratta da teorie che neanche capiva. Era il vaffanculo, il ruminamento frustrato, il livore, la rabbia, l’urlo irriflesso che portarono voti al movimento delle “origini” che come ogni “origine” aveva qualcosa di scimmiesco.
Persone alle quali – vi ricordate? - era vietato andare in televisione o parlare con i giornalisti. Persone complottiste, dalle paranoie deliranti: persino un europarlamentare, molto votato, che postò sulla sua seguitissima pagina Facebook una frase – per l’europarlamentare in questione – illuminata e illuminante di David Icke, il maestro del complotto rettiliano secondo cui tutti gli uomini al potere sono imparentati fra di loro e tutti rettili alieni. Questo era il movimento delle origini: più che un movimento un regredendo, in cui la parola veniva sostituita all’urlo, al grido isterico, ai versi, ai richiami come ululati. Come si poteva pensare che persone del genere (intendo “genere” come “genere umano”, non credo che gli altri partiti siano meglio) una volta arrivati al potere non si ribellassero alla mano del padrone? Sì, attaccati alle poltrone hanno perso quella base sbavante che pensava “oggi li guadagni tu quei diecimila euro e passa da parlamentare, ma te la godi per due mandati, poi potrebbe toccare a me”: era il movimento della lotteria, del superenalotto, del jackpot. Ma tutta la combriccola che gira attorno al potere conquistato – così come in tutti gli altri partiti – è rimasto. Quella masnada di traffichini, sindaci, assessori, consiglieri di quartiere, sottosegretari, manager della pubblica amministrazione, sono lì, a dire che Grillo è impazzito, ad abbindolare l’elettorato. Una cosa è identica, tra il movimento delle origini e quello di adesso, guidato da Conte con la vespetta truccata, il borsello, e gli inserti di strass nei jeans (il look del perfetto scippatore): il non portare a termine niente per avere sempre qualcosa da promettere in campagna elettorale. E così, anche l’unica, vera, cosa buona fatta dai Cinquestelle, che li portò addirittura all’alleanza con il Matteo Salvini dei “pieni poteri” e del mojito, ossia il reddito di cittadinanza, restò una ciofeca buona per dire “abbiamo sconfitto la povertà” in una delle pagine più tragiche e farsesche della nostra storia recente. Coi tutor, con tutto l’ambaradan che avrebbe dovuto spazzare via gli inevitabili furbi dell’Rdc rimasto lettera morta e causa dell’abolizione dello stesso. Tutta una grande, perfetta, insostenibile, farsa, un mockumentary spacciato per true crime, una trasmissione in streaming in stile “Alieni, nuove rivelazioni”, in cui l’unica cosa di assolutamente vero è che il movimento delle origini è compostabile.