Joe Biden ha concesso la grazia, il cosiddetto pardon presidenziale, al figlio Hunter e subito scoppia la polemica. Il figlio del presidente ha beneficiato dell’annullamento di tutti i reati federali per i quali era stato condannato e per cui rischiava fino a 42 anni di detenzione. Se per molti esperti questo era un atto prevedibile, nonostante il presidente lo avesse escluso ripetutamente, resta il fatto che oggi moltissimi cittadini si chiedono se “the rule of law” - la funzione della legge - quel principio secondo cui tutti, inclusi i governanti, sono soggetti alla regola, sia ancora un valore portante della nostra società americana! Oggi bisogna necessariamente chiedersi se uguaglianza, giustizia e trasparenza, sono applicate per tutti i cittadini allo stesso modo: o se esistono dei binari alternativi di arbitrarietà e abusi di potere. La grazia che Hunter Biden riceve dal padre fa pensare a un favoritismo istituzionale, se si pensa che nel documento, che rischia di diventare il sigillo nero dell’amministrazione Biden, c'è scritto che il il figlio del presidente godrà di piena immunità non per un singolo reato bensì per un periodo storico lungo 10 anni. Dal gennaio 2014 al dicembre 2024 Hunter Biden sarà schermato e protetto da qualsiasi possibile azione giudiziaria: passata o futura. Dovesse venir fuori qualsiasi tipo di scandalo Hunter sarà intoccabile! Mai accaduto nulla di simile negli Stati Stati Uniti d’America. È un atto che lascia molti trasecolati, specialmente coloro che hanno pagato il proprio debito con la giustizia per gli stessi uguali reati con cui Hunter Biden era stato accusato. Negli ultimi giorni, il team legale di Hunter aveva accuratamente preparato il terreno per questo annuncio. Si era spesso discusso del figlio del presidente come vittima di un sistema giudiziario altamente politicizzato, in cui la giustizia viene usata come arma contro i rivali politici.
Secondo questa narrativa Hunter sarebbe stato preso di mira per colpire indirettamente il padre Joe, la cui l’amministrazione gestisce direttamente il Dipartimento della Giustizia. Hanno presentato l’intera vicenda agli americani come una forma di strumentalizzazione e di esposizione delle fragilità e della tossicodipendenza di Hunter per minare la sua dignità e quella della sua famiglia. Infatti le motivazioni di Joe Biden suggeriscono che il pardon sia stato un atto di riequilibrio e compensazione, un gesto per restituire giustizia al figlio. Hunter avrebbe sofferto enormemente per l’attenzione che i media hanno dedicato per mesi ai contenuti compromettenti rinvenuti sul suo laptop, che hanno rivelato al mondo la sua vita dissoluta e turbolenta. Hunter era stato condannato per l’acquisto illegale di un’arma da fuoco. Aveva mentito su un’ applicazione federale dichiarando di non fare uso di stupefacenti. Hunter si era riconosciuto colpevole per numerosi capi d’accusa legati al mancato pagamento delle tasse: parliamo di milioni di dollari che non sono mai stati versati nelle casse dello stato. Qualcuno lo aveva aiutato a fare in modo che giungesse la prescrizione del reato prima dell’avviso di garanzia per alcuni reati fiscali. Però le indagini della Commissione Parlamentare guidata da James Comer ha esposto la corruzione legata alla famiglia Biden e da li sono ripartite le indagini. Questo pardon arriva poche ore dopo la nomina di Kash Patel come nuovo direttore dell’Fbi.
È lui che ha scoperto e reso pubblica la farsa della “Russia Collusion”, secondo cui Trump era stato eletto nel 2016 perché sostenuto da Putin. Kash Patel ha ricostruito tutti i passaggi giungendo all’esposizione dell’organizzazione della campagna elettorale di Hillary Clinton che aveva pagato un’ex spia inglese per scrivere un falso dossier su Donald Trump. Oggi Patel dichiara che bisognerebbe svuotare l’edificio dell’Fbi per farne il “Museo del Deep State”. La politicizzazione interna alle agenzie d’investigazione e d’intelligence in America è uno dei problemi che logora e annulla il ruolo della legge: lasciando in mano a dei burocrati la possibilità di decidere chi debba essere perseguito, chi addirittura perseguitato e chi invece no! Con Pam Bondi al Dipartimento della Giustizia e Kash Patel alla direzione dell’Fbi, la famiglia Biden avrà pensato che non sarebbe stato tanto facile “controllare” il risultato dei processi di Hunter ed un ampio stato di grazia, letteralmente blindato, era l’unica soluzione percorribile. Joe Biden una volta fuori dalla Casa Bianca è politicamente finito: non ha più nulla da perdere se non la versione con cui la sua amministrazione passerà alla storia. Era giunto il tempo di salvare il salvabile, anche se tutto questo rappresenta un precedente raro e controverso nella storia politica americana: solleva grandi preoccupazioni riguardo all'uso dei poteri presidenziali per questioni personali. E nonostante il Presidente abbia dichiarato che Hunter è stato “perseguitato ingiustamente”, il pardon rischia di offuscare ancora di più la sua immagine pubblica già compromessa per gli scandali legati alla sua condizione psico fisica e solleva numerosi dubbi sull’integrità della sua intera amministrazione.