Le comunali hanno decretato la vittoria schiacciante del centrodestra trainato da Fratelli d’Italia contro il PD, sancendo per alcuni la superiorità politica, oggi, della premier Meloni su Elly Schlein. Per alcuni una desaparecida della politica (inesistente sui social, difficile da intercettare in giro). Altri credono che il problema sia piuttosto la forza persuasiva del governo. Ma le cose sono più complesse e riguardano la natura stessa della politica, più volte negata dal modo in cui il PD ha scelto di agire, dettando una linea di azione astratta e prona nei confronti del conflitto mediatico (ma non di quello sociale). Così si lascia indietro, inevitabilmente, la cittadinanza e la politica diventa “impotente”. A dirlo è Stefano Bonaga, il Socrate della sinistra italiana, che ha curato insieme a Pier Giorgio Ardeni un volumetto dal titolo L’impotenza della politica: Il partito, i corpi intermedi e l’isocrazia della cittadinanza attiva (Castelvecchi 2023).
Per lui la diagnosi è chiara: la sparizione dei corpi intermedi si accompagna alla totale dimissione della funzione dei partiti di sinistra, che dovrebbero convogliare la potenza della società e non pensare solo a raccattare voti. “Bisogna chiedere ai cittadini cosa possono fare, non cosa vorrebbero che i partiti facessero”. Un ribaltamento dunque, dalla logica della seduzione (la campagna elettorale permanente) alla logica della partecipazione. Elly Schlein, nonostante sia “una combattente per i valori della sinistra” sembra non aver colto ancora quale sia il vero problema. Ma forse è da qui che dovrebbe ripartire.
Il PD perde comuni, il centrodestra ne guadagna. Cosa sta sbagliando Elly Schlein?
Elly è un’amica, ma purtroppo mi sembra presa dentro alla grammatica tradizionale e terrificante di quel partito che ho definito tempo fa “dei tassisti senza taxi”. Prima dichiarazione di Elly Schlein quando viene votata segretaria del Partito Democratico: faremo un’opposizione durissima. Ma scusa, l’opposizione la fanno i parlamentari. L’opposizione la farai in quanto parlamentare, ma come segretaria di un partito cosa fai? Il progetto deve essere per il partito. Le piacciono parole come “lavoro”, “uguaglianza”, “ricerca”, a cui non solo non corrispondono dei progetti, ma che anche portassero a dei progetti, stando all’opposizione, oggi non posso veicolare nessuna azione. Devi andare al governo e per andarci hai bisogno della forza della società. Una società che non va più a votare ma che, come dimostra la tragedia in Emilia-Romagna, ha voglia di fare. Vuoi che la funzione di un partito non sia quella di recuperare questa potenza in funziona di ricomporre la società e non opporsi semplicemente al governo? Chiedere alle parti sociali: cosa potete fare.
Non lo fa?
Tu non puoi lasciare i commercianti alla Lega. Non si sa perché non contribuisci a promuovere, comprendere, rappresentare. Manca il rapporto con la società che non sia di pura rappresentanza. Oggi si ragiona sul numero dei voti, un punto in più e ho vinto, uno in meno e ho perso. Sono questioni che rientrano tutti dentro quel terribile concetto di “narrazione”. Oggi guardano i tweet: cosa risponde lui, cosa ha scritto l’altro, allora cosa posso dire. Intanto il partito cosa fa? Ci sono iniziative del partito per recuperare l’enorme potenza virtuale della società?
Il centrodestra ha qualche merito in questa vittoria alle comunali?
Il primo merito è essere al governo, è chiaro. C’è l’effetto traino. Non è difficile capire che c’è un aspetto funzionale imprescindibile. Le amministrazioni locali tenderanno a essere della parte del governo visto che è il governo che può fare delle cose.
Tu hai detto che la politica oggi è “impotente”, purtroppo.
Io ho due metafore per la politica. Una la dico sempre a Cacciari. La politica è come la medicina, serve non solo la diagnosi, ma anche la terapia e magari, qualche volta, la prognosi. Pensiamo, con le dovute proporzioni, a Marx. C’è un’analisi, c’è una terapia (la lotta di classe) e c’è una prognosi (il comunismo). La seconda metafora è la politica come occupazione di spazi. La politica non coincide con le parole. C’è un aspetto verbale, perché si parla, ma o corrisponde a qualcosa di attuabile o non è niente.
Commentando i risultati Elly Schlein ha detto che è “necessario ricostruire un'alleanza delle forze che si contrappongono alla destra”. Ha capito qual è il problema?
Ai tempi delle primarie in due guardavano al centro, in due leggermente più a sinistra, ma giusto con la coda dell'occhio. La differenza l’avrebbe fatta stabilire un calendario di incontro con le forze sociali, dagli studenti ai commerciati agli industriali intelligenti, dicendo: “Abbiamo bisogno di voi, come ci dite?”. Cittadinanza attiva, è questo l’antidoto della sinistra ai problemi della società. La differenza tra destra e sinistra sta qui. Il paradigma della sinistra è il coinvolgimento del massimo della cittadinanza nella costruzione dei beni comuni, mentre quello della destra è la richiesta di delega poi tu stai a casa. Certo, se Renzi fa quello che fa la destra iniziamo a dimenticarcelo, ma la differenza resta e dovrebbe tornare centrale. Dopo qualche tempo Elly Schlein esce con un’intervista su Repubblica parlando di contenuti, di parole, di opinioni. Come vedi il problema non è stato proprio affrontato. Il campo largo deve essere operativo, bisogna far politica, avere rapporti con la società. Se ti metti d’accordo sul piano operativo è un conto, se invece ragioni solo sulla coincidenza delle idee e basta, allora non ha senso.
C’è chi dice che Elly Schlein sia il segnaposto di Franceschini e forse anche per questo risulta “impotente”.
Iniziamo con questo. Come si superano le correnti interne? Quando si ha un obiettivo comune. Non importa essere d’accordo su tutti. Al tempo del centralismo democratico del partito, il partito lavorava sul territorio in comune; poi vinceva una maggioranza, ma intanto agivano. Se oggi si tratta di vincere in quanto corrente, dove vai? Elly Schlein la conosco da vent’anni, è sempre stata una combattente per i valori della sinistra, a livello locale, con iniziative e molto altro. Non credo dipenda da Franceschini o da altri. Purtroppo però la trovo bloccata da una specie di paradigma vincolante della tradizione degli ultimi anni del partito molto autoreferenziale, che guarda ai problemi interni e che non c’entra più nulla con i cittadini. Il vero rapporto con i cittadini è dare loro la dignità dei citoyens, cioè di cittadini attivi.
Il Movimento 5 Stelle, a questo giro, non pervenuto. C’è una presenza assenza, Beppe Grillo. Grillo ha ancora un ruolo dietro Conte o no? Che fine ha fatto?
Credo che Grillo stia assecondando la sua personale deriva. Anche il Movimento 5 Stelle dovrebbe tornare a fare politica. All’inizio, al di là dei termini e del modo di discutere, il M5S faceva i meetup. Incontravano la gente. Oggi succede? Conte fa i suoi giri elettorali, parla, ma alla fine la gente si accorge se quello che dicono i politici ha degli effetti reali oppure no.
Qual è il dispositivo che impantana la politica tout court oggi?
La funzione di rappresentanza dei partiti è sostituita dalla rappresentanza mediatica che è il referente imperativo dell’azione della politica. Sembra che i politici debbano rispondere alla stampa invece che ai cittadini. C’è una sottomissione ai codici della comunicazione mediatica piuttosto che ai codici dell’occupazione di spazi.