Un bonus da 200 euro. È il contributo che lo Stato erogherà a partire da luglio ai dipendenti, ai pensionati e ai lavoratori a partita Iva che percepiscono un salario annuale dai 35 mila euro lordi in giù. È una misura sufficiente per far fronte ai pesanti effetti collaterali che ci arrivano dalla guerra e dalle sanzioni nei confronti della Russia? Ed è una misura sensata? Ed equa? Se n’è parlato a BlackList x MOW, podcast nel quale Domenico Arruzzolo ha intervistato Mauro Sylos Labini, economista e docente di politica economica all’università di Pisa.
Tutti sappiamo la linea europeista intrapresa dal governo italiano. Ma in che modo queste sanzioni impattano realmente sulla nostra economia?
Chiaramente le sanzioni sono costose, la speranza è che siano più costose per i paesi che le subiscono piuttosto che per quelli che le impongono. Hanno una efficacia non elevatissima, ma sono una soluzione saggia in questo momento per evitare conclusioni di forza. L’Italia in questo momento è partita all’inizio con il piede sbagliato: aveva provato a tenere fuori alcuni beni made in Italy, sbagliando perché aveva dato l’impressione di non essere una cosa seria. Chiaro che bisogna essere pronti a sopportare i costi delle sanzioni per questa economia (che potrebbero non essere indifferenti). È molto complicato fare previsioni.
Questi costi da cosa dipendono?
Aumento dei costi dell’energia: visto che l’Italia non ha risorse naturali, per noi i costi saranno più alti che per altri paesi. Il nostro export verso la Russia di alcuni beni potrebbe essere danneggiato, anche se non sono elevatissime, ma per chi opera in certi settori, ci sarebbero altre spese, chiaro.
Invece per questo contributo una tantum? Può sopperire alle mancanze economiche del nostro Paese?
Sicuramente l’esiguità del contributo è uno degli elementi più contestati. Però bisogna fare la legge finanziaria e ci sono da valutare la copertura finanziaria e le risorse a disposizione. Io però lo critico per un altro motivo. Cioè la filosofia del cosiddetto “bonus 80 euro”, che veniva dato nella busta paga del singolo. Ci sono invece altri interventi che avevano invece utilizzato un altro strumento più efficace. L’Isee è preferibile anche perché tiene conto del nucleo familiare, e quindi il lavoratore con un reddito relativamente basso ma coniugato con una con un reddito alto, se questo contributo di cui si parla è basato sulla solidarietà, non vedo perché una famiglia che sta bene lo debba percepire. I redditi individuali sappiamo che non sono adatti a misurare le condizioni di difficoltà.