Mercoledì, Bruno Vespa ha sollevato un caso mediatico attorno al lancio del suo nuovo Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo (e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa), pubblicato da Rai Libri e Mondadori. Il giornalista e conduttore dello storico Porta a porta ha scritto un tweet, in cui si denuncia un curioso ostacolo incontrato nella promozione del volume sui social media: “Per promuovere il libro su Hitler e Mussolini su Instagram e Facebook ho dovuto chiamarli Adolf e Benito perché l’algoritmo rifiuta i cognomi come rifiuta fascismo e nazismo. Ma accetta Stalin e comunismo. Politicamente corretto?” La provocazione è dunque rivolta ai cosiddetti social justice warrior e ai sostenitori della moderazione dei contenuti sui social network. Davvero l’algoritmo non penalizza i contenuti che si riferiscono all’Unione sovietica e al regime staliniano? Secondo Vespa no, che crede ci sia molta ipocrisia e doppiopesismo da parte di chi gestisce le piattaforme. Insomma, Zuckerberg sarebbe un kompagno?
Nonostante l'osservazione sollevi un tema interessante — quello delle limitazioni automatizzate che talvolta si traducono in forme di censura inconsapevole — il tweet di Vespa ha suscitato un'ondata di reazioni ironiche sui social. Tra le risposte più apprezzate c’è anche quella del comico Luca Bizzarri: “Ha scritto un libro? Mai che si sappiano le cose”. A questo si è aggiunta una serie di commenti di anonimi che, casualmente, si sono trovati a rilanciare lo stesso contenuto, un video dello storico Alessandro Barbero che spiega le differenze tra fascismo e comunismo. Il paragone proposto da Vespa, in effetti, è sembrato ad alcuni un tentativo forzato di politicizzare inutilmente e impropriamente la questione. Secondo lo storico Barbero, “il fascismo è qualcosa che è nato in Italia è durato vent’anni, ha contagiato altri Paesi, ha assunto una forma ancora più spaventosa nella Germania nazista ed era una ideologia della violenza, della sopraffazione, della gerarchia, del razzismo. Era esplicitamente questo. Gli errori che le dittature nazifasciste hanno realizzato sono state fatte realizzando quello che avevano sempre detto di voler fare. Il comunismo, purtroppo, è stata un’esperienza tragicamente fallimentare. Ma il comunismo è stato anche la fede di milioni di persone in tutto il mondo che non sono mai andate al potere, che non hanno creato dittature, che sono state perseguitate e massacrate per un secolo in tantissimi Paesi, e che sentivano di lottare per la giustizia, per la democrazia e per la libertà”.