La letteratura (ma direi anche l’arte, in generale) dovrebbe creare dissenso, non consenso. Per questo motivo arte e potere sono quanto di più distante possa esserci: il potere cerca consenso, vorrebbe perpetuarsi, l’arte invece dovrebbe rovesciare il tavolo. Così non si capisce come Pietrangelo Buttafuoco, una volta esponente del pensiero orgogliosamente perdente, rappresentante del “passaggio al bosco” di jüngeriano insegnamento, abbia rilasciato un’intervista a La Repubblica nella quale sembra contento come un anziano finalmente coccolato dal cambio culturale al potere, dalla vittoria politica della Destra. Mi è sembrato un assessore contento. Il che mi dispiace. Con Pietrangelo siamo stati amici, o almeno io mi sono sentito sinceramente tale. Ma proprio per questo Egli sa come io sia stato sempre inviso alla Sinistra come alla Destra, mentre Egli, ad esempio, nel lungo sodalizio come presidente, al Teatro Stabile di Catania, con Giuseppe Dipasquale (regista teatrale con patto di esclusiva sulle opere di Andrea Camilleri, mentre la moglie, l’attrice Valeria Contadino, si presentava nelle liste di Nello Musumeci) prendeva consenso da Destra come da Sinistra.
Ma non è solo del “chiagne e fotte” e delle varie nomine che vorrei discutere con l’amico, o con l’ex amico, Pietrangelo (ci ha già pensato Dagospia), un Pietrangelo che, mi pare, sia stato sempre mediaticamente presente (meritatamente, per carità). Però adesso, Egli dice, con la Meloni al governo tutto cambierà, sarà dato spazio agli esclusi, ai cassati e alle cassate (sicule), e qui mi perdo, non riesco a comprendere. Pietrangelo ha affermato che “quella che a noi sembrava onnipotenza culturale della sinistra era solo sottocultura mediatica (...) una operazione di marketing”, cioè dire: la televisione o i luoghi del potere culturale spingevano alcuni autori mentre ne taceva di altri. In termini di social si chiama “shadow ban”, mettere in ombra, non condividere, non fare apparire. Ma adesso, Pietrangelo continua: “Questa stagione farà crollare i recinti. Sarà data casa a chi finora non ne ha avuta una”. Una sorta di Istituto Autonomo Case Popolari della cultura. E io mi chiedo: perché gli autori, cosiddetti di Destra, con la Destra al governo, non saranno anch’essi sottocultura mediatica? Perché, gli autori di Destra non possono essere tacciati, al pari degli autori di Sinistra, come beneficiari di “marketing” culturali, o detto in termini italici, traducendo “marketing” in “marchette” culturali? Dove sarebbe questa differenza? Può spiegarmela?
A parte il fatto che io non credo che i passaggi televisivi da Fabio Fazio siano da imputare a un potere culturale della Sinistra, perché assai ne abbiamo visti di aspiranti programmi librari e letterari che hanno fallito miseramente: non è la Sinistra, in realtà, ad avere dato lustro a Fabio Fazio e ai suoi ospiti, semmai il contrario (mai stato da Fazio, ricordo che l’ufficio stampa di Mondadori mi organizzò un incontro con la rimpianta e strepitosa Chiodini – mancata troppo presto, ciao Samanta – con la quale eravamo già amici da tempo e con la quale, tra una risata e l’altra, convenimmo che io, da Fabio Fazio, che c’azzeccavo?). Quello che non capisco è come Buttafuoco possa pensare che la cultura di Destra possa essere più “pura” (che orrore questo aggettivo) della cultura di Sinistra, sfuggendo alla sottocultura mediatica e al “marketting”. Quello di Pietrangelo non mi sembra un ragionamento, mi sembra una tifoseria, una sociologia povera, una vendetta sbagliata, un errore logico, un sillogismo corto, cortissimo, moscio. O davvero Egli pensa che questa sia una stagione dove la decadenza abbia invertito la rotta?
Che poi: che minchia avrebbero a che vedere letteratura e narrativa e saggistica con chi è al governo, lo sa solo lui: da quando i veri mecenati sono decaduti si sono visti costretti a diventare artisti in proprio, mecenati di se stessi, senza dovere rendere conto a nessuno, figuriamoci al potere democratico. Certo, non si può negare che ci siano protagonisti del mondo letterario o culturale (che poi “culturale” che vuol dire?, anche un manuale di giardinaggio è cultura) schierati fino all’inverosimile, simili più a pubblicitari che ad artisti, ma questo, mi pare – sono pronto a discutere eventuali smentite – mi sembra appartenere alla Sinistra come alla Destra. Una volta vince una parte, al giro dopo vince l’altra, come i “Giochi senza frontiere” ma con le frontiere, e io continuo a chiedermi: la scrittura, l’arte in generale (non riesco a dire “cultura”, anche il manuale d’uso della lavastoviglie è cultura), quella che si confronta con l’Essere, con la Storia, con la Metafisica, con il “Dasein”, con l’essere sbattuti e “coscienti” e “consapevoli” in questa Tragedia che chiamiamo vita, che c’azzecca con un Presidente del Consiglio, con una lista di ministri e sottosegretari?
O davvero Pietrangelo Buttafuoco crede di essere più stupido della Meloni o di un qualunque ministro del suo governo, e di Essi abbia bisogno, o lui o qualunque intellettuale di Destra, per brillare, e imporsi, convinti come che i passaggi televisivi siano più importanti della loro pagina scritta, della loro capacità di creare mondi e personaggi, del loro “stile”? Davvero gli artisti, secondo Buttafuoco, si ritengono meno intelligenti, che ne so, per fare un nome qualsiasi, della Santanché, e che al governo debbano la loro liberazione o la loro casa? Pietrangelo, ma davvero ti butti – e li butti - così giù? Da quando un artista (scrittore, pittore, scultore o quello che è) ha avuto bisogno di un Presidente del Consiglio, di un ministro, di un sottosegretario, di un assessore? So che è capitato e che capita, ma la cosa non la trovi ripugnante? Fammi sapere, se hai tempo tra un’ospitata e una nomina.