Ieri si è dimesso Vittorio Sgarbi da sottosegretario alla cultura e ovviamente tutte le trasmissioni di informazione o politica in prima serata ne hanno parlato. Sgarbi ha deciso di andare nel programma di Bianca Berlinguer Prima di domani, mentre su La7, nel programma condotto da Lilli Gruber Otto e mezzo, si discuteva del caso in assenza del protagonista. E chi c’era? L’immancabile Marco Travaglio, dal cui giornale, Il Fatto quotidiano, è partita l’inchiesta contro Sgarbi, e Massimo Cacciari, l’ex Sindaco di Venezia, filosofo e saggista. Quest’ultimo è noto per non essere un grande simpatizzante di questo governo e della destra in generale, ma ha spiazzato tutti in un confronto acceso con il direttore del Fatto difendendo, udite udite, il sottosegretario Sgarbi. Il titolo della puntata è “Bufera Sgarbi sul governo Meloni”. La parola viene data subito a Marco Travaglio, il quale sostiene che il garantismo non c’entri nulla, che non si parla di questioni penali, ma di una “semplice” inchiesta giornalistica portata avanti dal suo giornale e, parallelamente, da Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci. Travaglio dice: “Il nostro collega Thomas Mackinson ha raccolto le denunce di un testimone coperto che lavora al ministero e che era indignato che un membro del governo continuava scientemente a violare la legge Frattini. Legge sul conflitto di interessi, fatta da Forza Italia nel 2004, di cui lo stesso Sgarbi faceva parte, avendo anche il ruolo di sottosegretario nel governo Berlusconi. Non c’entrano niente il garantismo e la magistratura. È un’inchiesta fatta da un giornalista del Fatto Quotidiano. Se fai degli expertise, delle consulenze o delle mostre, sia che tu ti faccia pagare che non ti faccia pagare, lo devi segnalare e, soprattutto, non puoi prendere soldi per attività inerenti a quello di cui ti occupi come ministro o come sottosegretario. Devi prendere soldi solo dallo stato. Punto e fine. Sgarbi se ne è infischiato, lo abbiamo beccato e se ne è andato”.
Ma davvero il garantismo non c’entra nulla? In fondo le accuse che maggiormente hanno scosso l’opinione pubblica sono quelle inerenti al presunto riciclaggio, reato previsto dall’articolo 648 bis del Codice penale. Non si tratta forse di un renato penale, dato che viene punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da cinquemila a venticinquemila euro? Il motivo delle dimissioni riguardano anche la mozione di sfiducia dopo il caso del presunto quadro rubato. Ma davvero quanto avvenuto in queste ore e nelle settimane precedenti ha senso? A tal proposito è intervenuto il filosofo Massimo Cacciari: “Vorrei capire meglio di che si tratta, perché ritengo che se un pubblico amministratore, o, in analogia, un ministro o un sottosegretario, che si interessa di un determinato argomento, durante il suo incarico va a fare una conferenza e prende un compenso che dichiara, non vedo che cosa ci sia di male. Altra cosa è se io da sindaco andavo a inaugurare una fiera nel mio comune o in un altro comune e mi facevo pagare, perché quella è una funziona pubblica. Se io faccio una conferenza non posso farmi pagare? Ma scherziamo? Mi sembrerebbe una cosa di una illogicità enorme. In tutto il mondo ci sono politici che fanno conferenze e che si fanno pagare”. Travaglio a quel punto risponde che di solito sono gli ex politici a farsi pagare e aggiunge: “Tranne Renzi che si fa pagare anche da parlamentare”. Il direttore del Fatto ha poi spiegato la norma, che il filosofo Cacciari critica e definisce “del cavolo” come altre centomila come quella”. Probabilmente la stessa conduttrice non si aspettava che, su una vicenda come questa, Cacciari si esprimesse in questi termini.