Vittorio Sgarbi perderà la carica di sottosegretario alla cultura? È la richiesta contenuta nella mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle e appoggiata dall’opposizione dopo il caso del quadro rubato su cui hanno lavorato in modo serrato Il Fatto Quotidiano e Report. Ma è più importante Sgarbi o la cultura italiana? Siamo sicuri che la sua uscita anticipata dal governo porterà qualcosa di buono? “Cellini, Depardieu, Sgarbi non sono soltanto “unici nella lor professione”: sono architetture biografiche, testimonianze storiche, vestigia culturali. Se fossi Papa firmerei per Sgarbi questo benedetto salvacondotto, lo sottrarrei al braccio secolare e lo manderei a dirigere i Musei Vaticani”. Sono le parole di Camillo Langone nella preghiera del 10 gennaio 2024 pubblicata su Il Foglio. Cultore della materia, cioè di Vittorio Sgarbi, tanto quanto dei costumi degli italiani. A lui abbiamo chiesto, quindi, se il malcostume risieda, come crede Carlo Calenda, nel critico d’arte, o nell’indifferenza politica verso l’identità italiana (compresa quella del governo).
Si discute la sfiducia in Parlamento per Sgarbi dopo il caso del presunto quadro rubato. Cedere alla richiesta di revoca per il critico è darla vinta a Il Fatto e ai 5 Stelle. Che ne pensi?
Hai detto bene: presunto. Siamo tutti presunti colpevoli di qualcosa, figuriamoci se nel governo, in parlamento, nelle amministrazioni locali non sono tutti presunti o presumibili colpevoli di qualcosa. Su chiunque abbia un ruolo pubblico pende la spada di Damocle dell'inchiesta giornalistico-giudiziaria... Dimettersi sarebbe il solito atto di sottomissione della politica al giornalismo politico o, meglio, della politica non di sinistra al giornalismo di sinistra.
In più di un’occasione hai definito Sgarbi “il più grande italiano vivente”. Calenda ha detto su Rai 3 e su X che Sgarbi dovrebbe dimettersi non per le indagini “ma perché i suoi comportamenti sono inappropriati per un membro di governo”. Al più grande italiano vivente si possono perdonare questi modi o, semplicemente, questi atteggiamenti non sono inappropriati?
Sgarbi è oggettivamente, logicamente, sillogisticamente, il più grande italiano vivente: se l'arte italiana è quanto di più grande ci sia in Italia il più grande conoscitore dell'arte italiana non può che essere il più grande italiano vivente. Calenda invece è il più grande in quale ambito? Ci informi.
Sgarbi, elogiando il tuo I censurati, ti cita: “Quale arte racchiude l’identità italiana? La pittura”. Che quadro è Vittorio Sgarbi? E che quadro è l’opposizione (anche in seno al governo) che si scontra con lui?
Naturalmente Sgarbi è un quadro figurativo. Una grande tela espressionistica ed esagerata, larger than life, come quelle che dipinge Enrico Robusti che infatti gli ha dedicato un ritratto azzeccatissimo. I suoi nemici sono degli iconoclasti, perfetti per un'arte antifigurativa ossia antiumana. Sangiuliano e Calenda me li immagino genuflettersi davanti all'arte di Anselm Kiefer: funerea, nemica della vita, suicidaria.
Sgarbi è stato anche condannato a risarcire Virginia Raggi per averla paragonata a Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo condannato per associazione mafiosa, dopo che la sindaca di Roma decise di demolire una palazzina liberty a Coppedé. Ma lui ironizza e non si pente. Chi dopo tutti questi anni lo denuncia cosa non ha capito di Vittorio Sgarbi (e della sua poetica)?
In Italia non esiste libertà di espressione. Non dico che esista altrove, non dico che altrove (in Russia o in Iran o in Cina, ad esempio) non sia peggio. Dico solo che anche qui non esiste. E pertanto non posso esplicitare ciò che penso di Virginia Raggi e dell'intera vicenda: autocensura!
Hai giustamente notato che il rischio dell’Italia, come sosteneva Prezzolini, è di diventare un distretto turistico invece che un centro artistico. E in un altro corsivo ti sei chiesto chi, anche al governo, stia pensando al patrimonio artistico italiano. Se Sgarbi se ne va resta qualcuno?
Non è un rischio, è la realtà. Siamo una colonia culturale, siamo territorio invaso da orde di turisti che stimano solo gli italiani morti: gli italiani vivi piacciono soltanto se fanno i camerieri, se fanno i pittori o gli scrittori non interessano. Nel pezzo che citi mi riferivo alla nuova produzione artistica che è quella più penalizzata dal menefreghismo straniero e indigeno, turistico e politico. Sgarbi quando ha potuto ci ha provato: alla Biennale del 2011 in qualità di curatore mise in piedi un Padiglione Italia fantastico, pieno di artisti italiani, mentre la Biennale del 2024, beninteso sostenuta dai soldi dei contribuenti italiani, si annuncia schiettamente italofoba.
Riguardo alla vittoria di Sinner hai parlato degli sportivi come di circenses pagani. E del campione come di un uomo gentile (parla italiano agli italiani) che continua a confondere le masse, che esultano per un giocatore che italiano non è mai stato (neanche prima del cambio della residenza).
Io detesto lo sport perché sono cristiano e avrei criticato la presente infatuazione collettiva anche se l'idolo delle masse si fosse chiamato, che so, Francesco Rossi. Solo che il nuovo idolo non si chiama Francesco Rossi: ha un nome tedesco, un cognome tedesco, è di madrelingua tedesca, è nato e cresciuto nel bacino del Danubio, risiede in uno stato estero, il Principato di Monaco, e insomma quando sventola il tricolore è leggermente grottesco. Ma agli italiani va bene tutto, pur di fingersi vincitori di qualcosa.
Tornando al tuo libro, alla tua mostra, e alle tue battaglie recenti. Chi sono i censurati italiani viventi? Sgarbi rischia di essere tra questi?
Sgarbi è un censurato, visto che deve pagare grossi risarcimenti per aver espresso le sue opinioni. Io sono un autocensurato, come ho dimostrato in questa intervista. I pittori sono autocensurati e censurati: tanto per cominciare non possono pubblicare nudi sui social, se non con pecette o altri tristi espedienti come racconto nel catalogo della mostra “I censurati” (a proposito, correte a vederla, è al Vittoriale di Gardone Riviera, chiude il 3 marzo). I giornalisti sono autocensuratissimi. Gli scrittori? Allineati e coperti. Tutti gli altri sono convinti di vivere nel più libero dei mondi possibili: beati loro.