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Ok, ma cosa min**ia succede in Corsica? “Pochi ne parlano, ma la Francia sta rischiando grosso”

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

16 marzo 2022

Ok, ma cosa min**ia succede in Corsica? “Pochi ne parlano, ma la Francia sta rischiando grosso”
Corsi in rivolta contro la Francia. L'annosa questione dell'indipendenza, per cui le armi erano state deposte almeno due decenni orsono, riprende vita tramite manifestazioni e rivolte anche molto violente. Cosa sta succedendo davvero? L'abbiamo chiesto a Giulio Consoli dell'Associazione per l'Italianità della Corsica

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Dalla Corsica in queste ore stanno arrivando immagini di guerriglia urbana, tra manifestazioni con lanci di molotov da parte di una frangia di rivoltosi che trovano risposta nei lacrimogeni scagliati dalla gendarmeria francese contro i cittadini locali in piena protesta. Mentre gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Ucraina, la questione dell'indipendenza corsa ritorna di primo piano, ad almeno due decenni dalla deposizione delle armi. Perché ora? Cosa sta succedendo davvero? L'abbiamo chiesto a Giulio Consoli, membro dell'Associazione per l'Italianità della Corsica. Vi riportiamo, dunque, le sue dichiarazioni e, soprattutto, le cause e gli scenari aperti da questi sollevamenti popolari di massa: "Erano anni che non si registrava un così grande interessamento alla causa da parte dei giovani corsi, siamo tutti in piazza per rivendicare i nostri diritti", afferma. Tutto nasce da Ivanu Colonna, simbolo del movimento indipendentista, attualmente in coma per via di una brutale aggressione avvenuta nel carcere di Arles. Proprio quando sempre più voci si stavano innalzando per chiedere che gli venisse concesso di finire di scontare in Corsica la pena detentiva alla quale è condannato (nel post qui di seguito, tutta la storia di Ivanu)...

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Un post condiviso da Ass.Italo-Corsa Pasquale Paoli (@assitalocorsapasqualepaoli_)

Cosa sta succedendo davvero in Corsica? 

In Corsica le persone stanno semplicemente manifestando il loro diritto di essere corsi. 

Storicamente, la Corsica ha da sempre chiesto l'indipendenza dalla Francia, anche con le armi. Come mai ora questa urgenza, dopo due decenni di "tregua", è tornata così prepotentemente d'attualità? 

Tutto nasce da quanto è accaduto a Ivanu (e non Yvan, come i francesi vogliono che vanga chiamato) Colonna, simbolo del movimento indipendentista corso e in carcere da molti anni. Per quanto fosse in regime di stretta sorveglianza, ciò a dire che non sarebbe stato possibile per lui rimanere senza almeno due guardie al suo fianco, Ivanu oggi si trova in ospedale e versa in coma, per via di un'aggressione subita tra le mura della struttura carceraria di Arles.

 

Com'è possibile?

Se lo chiedono anche i corsi e, come noi, chi li sostiene. Certo non si può non notare che questo evento è accaduto mentre da più parti si stava chiedendo con decisione che a Ivanu, condannato all'ergastolo per omicidio per quanto da sempre si professi innocente, venisse tolto lo status di "Detenuto Particolarmente Segnalato" rendendo così possibile il suo trasferimento da Arles a un penitenziario corso. Per questo la gente, oggi, sta manifestando. Ed è grata del sostegno che anche l'Italia sta dimostrando nei confronti della causa. 

 

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Perché l'indipendenza dalla Francia è così importante per la Corsica? In altre parole: quali svantaggi arreca a un cittadino corso questa situazione geopolitica? 

Gli svantaggi sono tanti: i corsi sono sempre penalizzati. Basti pensare che, anche in contesti istituzionali, continua a essere fortemente disincentivata la possibilità di esprimersi in Corso (che il grande studioso Niccolò Tommaseo evidenziò come uno dei “più italiani dialetti d'Italia”) anziché in lingua francese.

Queste limitazioni riguarda solo le situazioni istituzionali?

No, la dipendenza dalla Francia ha impatto anche sulla vita di tutti i giorni. Anche l'ambito lavorativo ne risente: dati e statistiche, oltre alle testimonianze di chi vive in Corsica, dimostrano come gli insegnanti, per esempio, debbano obbligatoriamente sapere il francese se vogliono entrare in graduatoria per una cattedra. Allo stesso modo, le scuole sono tenute a insegnare il francese privilegiandolo rispetto al corso o a qualunque altra lingua. Ma questo, davvero, è solo un esempio. 

Quindi i corsi sono scesi in piazza a manifestare contro la Francia. Quali sono i possibili scenari da ora in poi? Immagina probabile un ritorno alle armi da parte dei civili? 

No, non lo ritengo probabile. Le manifestazioni per il momento sono perlopiù pacifiche: i corsi stanno semplicemente rivendicando il loro diritto di essere corsi, cosa che gli viene sostanzialmente negata da fin troppo tempo. È bello vedere come, dopo tanti anni, un gran numero di giovani si stia di nuovo appassionando alla causa dell'indipendenza. È evidente che non si tratti di una storia "vecchia" ma che sia ancora attualissima. Del resto, la violenza viene esercitata dalla stessa gendarmeria francese che lancia lacrimogeni sui civili in manifestazione per sedare le proteste.

Secondo lei, la Francia concederà mai l'indipendenza alla Corsica? 

No. O almeno non nel breve periodo. 

Perché?

Di certo non perché tenga particolarmente al popolo corso. L'interesse della Francia si deve alla posizione geografica della Corsica: non per caso sul suo territorio è operativa – da tanti decenni a questa parte – un'importante base aerea al servizio della NATO, quella di Solenzara. Se i francesi riuscissero a fare un passo indietro, la vita sarebbe di gran lunga più semplice per i corsi. Questo però non è di certo un cambiamento che si possa prevedere nel breve periodo. Il popolo, intanto, continua a protestare per i propri diritti. E speriamo che questa costanza possa portare a dei risultati. Fare previsioni, in situazioni così delicate, è impossibile. 

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