Caro elettore del Terzo Polo,
sarai abbacchiato, lo sappiamo, essendo arrivato alla fine non terzo ma sesto: 7,7%. Specie se sei un aficionado di Carlo Calenda, ti aspettavi qualcosa di più. Nell’alleanza fra il tuo beniamino e Matteo Renzi (che non sempre sono andati d’amore e d’accordo, anzi) a dare il sangue, a sgolarsi, a farsi il mazzo in televisione e sui social è stato il primo, mentre il secondo è rimasto astutamente defilato, concedendosi ogni tanto un’ospitata e alternando un attacco a Giuseppe Conte e un altro a Enrico Letta, i bersagli preferiti. Strategia frutto di una scelta concorde fra i due, intendiamoci. Per la serie: vai avanti tu, che qua non so se ci sarà tanto da ridere. Renzi il fiorentino, cioè machiavellico fino al midollo, ha preferito non esporsi. E l’uomo di Azione ha accettato di buon grado, evidentemente per prendersi la scena.
Ma oggi, mentre Matteo si riprende dal jet lag giapponese e Carlo individua il colpevole nell’irrazionale trasporto popolare per la “destra sovranista”, sta’ all’occhio, perché è proprio alla destra sovranista che Italia Viva sta facendo l’occhiolino. Ma come? - ti inalbererai tu – ho appena dato il voto a una coalizione di centro, liberale, riformista, responsabile, moderata, seria, soprattutto seria, e mi si dice che lo sguardo già si volge languido e ammiccante in direzione Meloni? Eh no, non si fa così! E invece, per amor di verità, dobbiamo confidartelo: Renzi starebbe pensando a una liason con donna Giorgia, madre, cristiana e presidenzialista. Non una capriola vera e propria: voterà anche lui contro la fiducia al nuovo governo, l’ha dichiarato e non c’è motivo di dubitarne. La mossa che gli frulla in testa è più sottile: trovare un punto d’incontro sulla riforma cardinale che Fratelli d’Italia ha fissato come bandiera di legislatura, l’elezione diretta del Presidente.
La finezza consisterà nel definire di cosa: della Repubblica, o del Consiglio? Ovvero: del Capo dello Stato o del premier? Nel programma meloniano è la prima che abbiamo scritto, per Renzi è la seconda. Lui, ex sindaco di Firenze, lo chiama “sindaco d’Italia”. Fatalità, il plenipotenziario per le riforme istituzionali di FdI, Francesco Lollobrigida, a precisa domanda su questo si è lasciato sul vago: “Serve una norma che dia stabilità, efficienza, potere di scelta ai cittadini” (Repubblica, 28/9). Nient’altro. Presidentissimo all’americana, o al più alla francese, oppure primo ministro eletto sul modello Israele? In questa ambiguità si giocherà il flirt fra Giorgia e Matteo. Quest’ultimo mica lo nasconde: “Se chiederà un tavolo per fare le riforme costituzionali, noi ci saremo – ha detto chiaro e tondo nella sua Enews - perché siamo sempre pronti a riscrivere insieme le regole”. Il tavolo, signori: il 15 settembre, in piena campagna elettorale in corso, a L’aria che tira su La7 si era sbilanciato addirittura di più, affermando che “sulle riforme costituzionali Meloni dice cose interessanti e se le propone, io siederò a quel tavolo, mi interessa dare una mano al tavolo”. Più sincero di così. Il tuo Calenda, invece, a prima botta si è tenuto sulle sue: “Sulle emergenze, faremo un’opposizione in cui saremo pronti a dare qualsiasi consiglio senza problemi” (Porta a Porta, 27/9). Poi, capita l’antifona, ha messo il paletto: “Sono molto contrario al presidenzialismo, perché penso che il Presidente della Repubblica in Italia sia stato sempre l’unica persona che ha unito tutto il Paese” (Quotidiano Nazionale, 29/9). Ma per non rompere fin da subito con fratel Renzi, si è affrettato ad aggiungere che sull’ipotesi sindaco d’Italia è d’accordo, “si può discutere”.
Riscrivere la Carta, nel caso di specie, equivale a ripensare l’impianto del potere esecutivo rafforzandolo rispetto al legislativo, al parlamento. Una robetta da niente su cui si sono incagliate non si ricordano più quante bicamerali. Te le ricordi, quelle commissioni ad hoc inutilmente succedutesi dagli anni ’80 in poi per rivedere una Costituzione che si porta oggi i suoi bei 70 anni? Ecco, adesso si ricomincia. La Meloni ci guadagnerebbe l’appoggio esterno di un oppositore, e che oppositore, dato che Renzi potrà mettere sul piatto anche le sue relazioni all’estero, che possono far comodo a un governo di destra affamato di legittimazione internazionale. Il Rieccolo di Italia Viva, dal canto suo, una posizione di prima fila nella passerella della Grande Riforma, con la visibilità mediatica e l’appetitoso ruolo di mediatore in Transatlantico che ne conseguono. E Calenda? Sembra andare a rimorchio dello sgusciante socio. Calendiano nostro, resta connesso e vedrai, se alla fine la tua crocetta non finirà per portare acqua al mulino Dio, Patria e Famiglia… Scommettiamo?