In Italia era appena iniziato lo spoglio delle schede elettorali, la sera del 25 settembre, che Matteo Renzi pensava bene di volarsene in Giappone, ad assistere alle esequie dell’ex primo ministro nipponico Shinzo Abe, assassinato l’8 luglio scorso durante un comizio. A 9.846 chilometri dal deludente risultato del Terzo Polo, un’invenzione sua e di Carlo Calenda che, mancando l’obbiettivo del 10%, ha deluso le aspettative. Il bello è che, per quanto calcolatrice sia senza dubbio la mente del Nostro, la coincidenza è stata effettivamente tale. Ma proprio in questo si vede lo stile dell’arcitaliano di Rignano sull’Arno.

Il messaggio lanciato all’opinione pubblica, infatti, è stato chiarissimo, certo, ovvero frapporre una distanza palmare, macroscopica, persino fisica dall’esito di una campagna che non l’ha mai visto in prima fila, preferendo mandare nelle trincee televisive il prezzemolo Calenda. Figuratevi che durante la notte del 25, il leader di Italia Viva aveva già ripulito i profili social dal simbolo del Terzo Polo per sostituirlo con “Renew Europe”, la “casa comune” con il francese Macron. Renzi sapeva come sarebbe andato a finire l’esperimento terzopolista? Probabilmente, dotato di fiuto com’è, sì. Ma in ogni caso, uomo di manovra più che di piazza, pensava in anticipo al dopo-elezioni. Tuttavia, potremmo dire che voler ostentare sovrana noncuranza per il voto è stato tutto sommato una causa secondaria, del viaggetto a Tokio. Dai beninformati filtrano ben più immediate e remunerative ragioni che ben poco c’entrano con le elezioni.

Ai funerali di Abe (fra l’altro, contestatissimi da gran parte della popolazione giapponese, che non gradisce affatto abbiano avuto il carattere di Stato, con relativa spesa a carico pubblico) il Renzi versione pr di sé stesso avrebbe incontrato un bel po’ di gente che conta, fra i 4300 partecipanti provenienti da 218 nazioni di ogni angolo del globo. Una ghiotta occasione per stringere mani, schiudere o rinnovare rapporti, esercitare l’arte delle pubbliche relazioni in cui è maestro. Tanto che si vocifera che l’addolorata cerimonia in ricordo dell’ex premier nazionalista possa avergli aperto, in qualità di dinamico titolare di una società di consulenze, i canali giusti per un giro d’affari svariati milioni (c’è addirittura chi dice 400). Ma si tratta di rumors, ovviamente. Il Renzi versione politico ha ben altri pensieri: “punteremo alla maggioranza del Paese, specie se ci sarà il sindaco d’Italia”, ha detto. Come dire: anch’io, come Giorgia Meloni, voglio il presidenzialismo, sia pur a modo mio. Ma questa è un’altra storia. Intanto, vai col metti la cera e togli la cera delle public relations, Matteo-san.