Come cambiano le cose nel giro di poche settimane. Fino al 27 giugno scorso, chiunque osasse mettere in discussione lo stato di salute - fisico ma soprattutto mentale - del presidente Usa Joe Biden, nonostante le continue “gaffe" di cui l’inquilino della Casa Bianca si era reso suo malgrado protagonista, veniva accusato di fomentare la propaganda repubblicana.
La disastrosa e sconcertante performance dell’81enne Biden contro Donald Trump, in occasione del dibattito andato in scena sulla Cnn il 27 giugno, ha messo in luce la verità che media e molti democratici fingevano di non vedere circa lo stato confusionale e di poca lucidità di cui soffre il presidente Usa da tempo, mentre si rincorrono voci - ad oggi smentite dalla Casa Bianca - sul fatto che l’uomo più potente del mondo possa avere il Parkinson.
Eppure, quando i giornalisti del Wall Street Journal avevano osato mettere in discussione la forma mentale e fisica di "Joe", sono stati letteralmente massacrati da editorialisti indignati che si sono mobilitati in difesa del presidente dem.
La gara nazionale preferita dall’establishment Usa? Scaricare Biden
Ora, in maniera piuttosto ipocrita e fuori tempo massimo, gli zelanti adulatori dell'establishment che avevano tentato di insabbiare la verità sulle condizioni di Biden, stanno facendo a gara a scaricare pubblicamente il presidente, chiedendogli di fare un passo indietro. New York Times, Time, Economist, accompagnati da une serie di editorialisti di punta come il Premio Nobel Paul Krugman, oltre alcuni deputati democratici (almeno 25), donatori, finanzieri, vip e personaggi dello spettacolo vari, hanno chiesto al presidente Usa di ritirarsi dalla corsa.
L’ultimo in ordine di tempo a cimentarsi nello sport nazionale dello “scarica-Biden” è l’attore George Clooney, da sempre sostenitore del partito democratico Usa e importante donatore dem. In un editoriale pubblicato sul New York Times, Clooney scrive: "Sono un democratico da sempre e non mi scuso per questo. Sono orgoglioso di ciò che il mio partito rappresenta e di ciò per cui si batte". E ancora: "Amo Joe Biden. Come senatore, come vicepresidente e come presidente. Lo considero un amico e credo in lui. Credo nel suo carattere. Credo nella sua moralità. Negli ultimi quattro anni ha vinto molte delle battaglie che ha affrontato".
Quando una persona parte con una premessa del genere, poi arriva sistematicamente la batosta. Che puntualmente arriva. L’attore hollywoodiano spiega così che “l’unica battaglia” che il presidente non può vincere è proprio quella dell’età. “Nessuno di noi può farlo. È devastante dirlo, ma il Joe Biden che ho visto tre settimane fa alla raccolta fondi non era il Joe del 2010. Non era nemmeno il Joe Biden del 2020. Era lo stesso uomo che abbiamo visto tutti al dibattito”, rincara la dose Clooney.
Clooney e l’ipocrisia dei vip
Joe Biden non sarà più in forma come nel 2010 o nel 2020, ma George Clooney è lo stesso che ha partecipato alla raccolta fondi tenutasi al Peacock Theater di Los Angeles, il 16 giugno scorso - dunque una decina di giorni prima del dibattito con Trump - insieme a Julia Roberts e Barbra Streisand, oltre all’ex presidente Barack Obama, per sostenere la campagna di Biden? Perché Clooney non è uscito prima allo scoperto denunciando le condizioni di Biden e ha atteso che buona parte dell’opinione pubblica americana lo scaricasse pubblicamente?
Il conformismo è una brutta bestia, e Clooney ha deciso di seguire la corrente piuttosto che dimostrare un barlume di coraggio. Quell’evento non era una raccolta fondi qualsiasi ma è stato presentato in pompa magna dalla stampa americana come la più grande raccolta fondi democratica di sempre, capace di raccogliere 30 milioni di dollari per sostenere la campagna del presidente Usa contro Trump.
10 giorni prima del dibattito con il tycoon, nessuno si è accorto, Clooney incluso, che Biden non è nelle condizioni di affrontare la campagna elettorale presidenziale e forse nemmeno di ricoprire il delicato incarico da qui a novembre? Vista la scarsa riconoscenza di “vip” e presunti amici, il presidente Usa fa benissimo a sfidare “l’élite” - come Biden stesso l’ha definita - e a proseguire la sua campagna. Meglio rimbambiti che ipocriti.