Silvio Berlusconi l’aveva chiamata “giustizia a orologeria”, tirandosi dietro lo sdegno di tutta quella parte d’Italia che non lo amava. Sì, ok, a lui riservarono il privilegio di consegnargli l’avviso di garanzia in diretta e nel bel mezzo di un evento, mentre Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e candidato della Sinistra nelle Marche contro il governatore uscente Francesco Acquaroli, se l’è probabilmente ritrovato nella cassetta della posta e poi ha potuto dare lui stesso la notizia attraverso un video sui social. Però il pensiero alla “giustizia a orologeria” ci corre un po’ lo stesso, visto che appena due giorni fa era stata ufficializzata la data delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale delle Marche: 28 e 29 settembre. Anzi, nel caso di Matteo Ricci – che, paradosso dei paradossi, si ritrova a fare i conti con le stesse emozioni di Silvio Berlusconi, ma senza poterlo ammettere – viene quasi da parlare più di “giustizia a cronometro”. Sì, perché nell’indagine che lo riguarda c’è di mezzo anche l’affidamento dei lavori per la realizzazione del maxi casco di Valentino Rossi che campeggia in via D’Annunzio a Pesaro da ormai tre anni. Dal 46, insomma, al 415 bis, che è l’Articolo del Codice di Procedura Penale che regola la fine delle indagini preliminari e comunica agli indagati la volontà di procedere verso l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Ma andiamo per ordine.

L’avviso di garanzia è arrivato a 48 giorni dalle elezioni regionali, mentre Matteo Ricci, candidato del centrosinistra alla presidenza delle Marche, preparava la campagna elettorale. L’eurodeputato PD, ex sindaco di Pesaro, è ufficialmente indagato dalla procura locale per concorso in corruzione e falso nell’inchiesta "Affidopoli", che investiga su affidamenti diretti irregolari per oltre 600.000 Euro a due associazioni culturali durante il suo mandato. Tra i progetti finiti nel mirino degli inquirenti spicca, appunto, il maxi casco di Valentino Rossi: un’opera alta 6 metri e pesante 400 kg, costata 53.802 euro e fatturata come "manutenzione straordinaria di aree verdi", nonostante l’assenza di lavori documentati.
La vicenda giudiziaria, coordinata dai pm Maria Letizia Fucci ed Ernesto Napolillo, ruota, secondo quanto riferiscono le cronache locali, attorno agli incarichi senza gara a Opera Maestra e Stella Polare, associazioni prive di Durc e dipendenti che avrebbero ricevuto due terzi dei fondi. Secondo l’accusa, Ricci avrebbe ottenuto consenso politico attraverso eventi natalizi, murales (tra cui uno dedicato a Liliana Segre) e il tributo al campione di Tavullia, inaugurato nel 2022 come "omaggio allo sportivo più grande di sempre". L’ex sindaco ha reagito con un video sui social: “Sono sorpreso, amareggiato e arrabbiato. Non mi sono mai occupato di affidamenti, mi fidavo ciecamente dei miei dirigenti”. Smentisce, quindi, qualsiasi vantaggio personale, arrivando anche a sostenere che “se un collaboratore sbaglia, il sindaco è parte lesa” (l’avrebbe detto anche se l’indagato fosse stato sotto una bandiera diversa dalla sua?).
L’indagine, partita a suo tempo da un’inchiesta giornalistica, coinvolge già l’ex capo di gabinetto Franco Arceci, Massimiliano Santini oggi pezzo grosso nello staff elettorale di Ricci e il presidente delle associazioni Stefano Esposto. Nuovi dettagli emergono dagli ultimi ordini di esibizione: la procura ha acquisito documenti su ulteriori 116.868 euro a favore delle associazioni Murò e Reperti Urbani per la "manutenzione di sottopassaggi d’arte", oltre a 15.000 euro per lavori stradali alla ditta Nasoni Costruzioni. I consiglieri di centrodestra, manco a dirlo e forse dimenticando la storia di Silvio Berlusconi e il valore del garantismo, denunciano “opacità” nei finanziamenti, chiedendo chi abbia “indicato a privati di versare fondi direttamente ad associazioni esterne”.
Il caso, non poteva essere altrimenti, ha anche avuto immediate ripercussioni politiche. Il Movimento 5 Stelle, alleato di Ricci (che sembra non avere tanti alleati all’interno del suo stesso Partito Democratico) contro il governatore uscente Francesco Acquaroli, frena bruscamente circa l’accordo, ormai stretto, per il così detto “campo largo contro le destre”. Giuseppe Conte, dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, dichiara: “Valuteremo se si tratta di semplici irregolarità o condotta disonesta per vantaggi personali, incompatibile con i nostri valori”. Un gelo strategico e che serve a prendere tempo, visto che l’avviso di garanzia è arrivato con un tempismo che legittima i dubbi, proprio mentre la campagna elettorale entra nei giorni in cui bisognerà ruotare al massimo il polso sulla manopola del gas.

Ora la posta in gioco supera i confini regionali e non si tratta più solo di capire chi vincerà o chi è avanti o dietro nei sondaggi veri e in quelli farlocchi. Quella stessa fiducia "cieca" che Ricci rivendica, infatti, rischia di diventare sinonimo di superficialità o, peggio, di sistema opaco. E il maxi casco di Rossi, celebrato come “attrazione turistica per i pellegrinaggi a Tavullia”, è oggi la solita solfa (vedasi quanto sta accadendo a Milano) di un’indagine che unisce arte urbana e appalti. Mentre la procura allarga i controlli a Fondazione Pescheria e Aspes, Ricci prova a giocarsi un salvataggio alla Marc Marquez mettendo giù il gomito della credibilità politica: “Smonteremo queste accuse”. Ma per gli elettori marchigiani, il dubbio resta: come conciliare la trasparenza promessa con un’inchiesta che lega il tributo a un mito limpido dello sport a presunti giochi opachi?