Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, è stata ascoltata in Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla scomparsa della quindicenne cittadina vaticana avvenuta il 22 giugno 1983: “Credo che sia questo il posto giusto per cercare di spiegare alcuni fatti capitati e per porre all'attenzione degli organi predisposti, quindi alla Commissione e poi anche alla Procura di Roma, alcuni argomenti di cui mi sono occupata personalmente e soprattutto alcune mie risultanze che voglio mettere a vostra disposizione. Vorrei cominciare partendo da una parola utilizzata da padre Lombardi nella sua audizione, che è collaborazione. Padre Lombardi, persona che stimo e che conosco da tanti anni, è venuto qui e ha detto che il Vaticano ha sempre collaborato con le indagini in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi. Purtroppo, inizio da un punto abbastanza ostico, perché in realtà non è andata così”. Quarantuno anni di silenzi da parte della Santa Sede sulla questione di Emanuela, tanto che la prima indagine interna è stata aperta soltanto nel gennaio del 2023, poco dopo la morte di Benedetto XVI. “Sia chiaro che non è vero, come qualcuno si ostina a dire, che Pietro Orlandi (fratello di Emanuela ndr) la mattina si alza con l'intento di tirare sassate al Vaticano e che io gli vado dietro in quanto suo avvocato”.
A proposito di collaborazione, sono state pochissime le persone che hanno accettato di incontrare Laura e Pietro, tra questi il cardinale Re: “Mi ha ricevuto a casa sua, avvisando la Gendarmeria e, rispetto ai fatti di Emanuela Orlandi, mi ha detto che lui conosceva solo quello che era stato scritto sui giornali. Ciò mi sembrò assai singolare, unitamente al fatto che lui aggiunse che Marcinkus (al tempo presidente dello IOR ndr) era un contadinotto, un sempliciotto nelle mani di Michele Sindona. Di non avere informazioni e di averne lette solo sul giornale. Peraltro, tra chi disse – tra le persone importanti ascoltate – che le informazioni giungevano solo dai giornali, annovero anche Licio Gelli. Non so se lo disse a Ercole (padre di Emanuela ndr) o a Pietro Orlandi; a me lo disse anche Pippo Calò, quando andai a trovarlo. Mi è sembrata una coincidenza assai singolare”. E sul caso di Mirella Gregori, quindicenne romana scomparsa poco più di un mese prima di Emanuela: “Per me sono due storie separate. Io ho visto il fascicolo Orlandi, che si è intrecciato con quello di Mirella. Le carte che riguardano Mirella sono veramente pochissime. Mirella è stata tirata nel cono d'ombra di Emanuela e purtroppo ne ha patito. Secondo me non le ha fatto bene essere collegata a Emanuela. Va riconosciuto che su Emanuela è stato fatto tantissimo e su Mirella decisamente molto meno. Gli atti su Mirella sono veramente poche centinaia rispetto alle migliaia e migliaia che riguardano la vicenda di Emanuela”. E sulla pista inglese, secondo cui Emanuela sarebbe stata portata a Londra dopo la scomparsa: “Emanuela era stata segnalata già prima in un ospedale psichiatrico, quindi non è una storia attuale. Peraltro, anche nel corso degli anni precedenti, durante altre inchieste, erano arrivate tutta una serie di segnalazioni anonime secondo le quali Emanuela si trovava a Londra. I fatti più attuali riguardano i cosiddetti cinque fogli di Emiliano Fittipaldi, che sono stati bollati, dopo qualche ora dalla loro pubblicazione, come fogli falsi. Io mi sono sentita di dire e continuo a ripetere che, secondo me, le cose sono vere o sono false solo a seguito di un'indagine e di un'inchiesta. Rispetto a quei cinque fogli non è stata fatta mai un'inchiesta e mai un approfondimento. Quello che io ho potuto fare l'ho fatto, nel senso che sono andata a chiedere per quale motivo questi fogli si trovassero nella cassaforte segreta della Prefettura degli affari economici”.