In un modo o nell’altro, il caso Emanuela Orlandi attira da oltre 40 anni gli spettri più inquietanti e i particolari più scabrosi connessi alle vicende romane e della Santa Sede. Anche quando queste non c’entrano una beneamata ceppa con uno dei casi irrisolti più enigmatici della storia del nostro paese, la scomparsa della “ragazza con la fascetta”, allora 15enne, avvenuta il 22 giugno 1983. A solleticare l’immaginazione degli “smanettatori” del crime è stato il ritrovamento di alcuni frammenti di ossa all’interno dei cunicoli di un pozzo di Castel Sant’Angelo, a pochi passi dal Vaticano. Un’analogia alla Angeli e Demoni, ossa e Vaticano, che è probabilmente bastata a ridestare la teoria secondo la quale sulla sparizione di Orlandi ci sarebbe proprio la responsabilità della Chiesa romana.

Ma facciamo un passo indietro, perché sono spuntate queste ossa? I frammenti sono stati rivenuti per caso – cosa molto comune a Roma quando si scava sotto la superficie – nel corso di alcuni lavori di manutenzione per infiltrazioni d’acqua. L’area, generalmente inaccessibile al pubblico, è come detto a pochi passi da piazza San Pietro. Il ritrovamento è stato subito segnalato dagli addetti ai lavori e da lì è arrivato ai vertici del museo, che hanno allertato le forze dell’ordine e la Soprintendenza, che ha subito nominato un antropologo eseguire dei controlli. È stato chiaro fin da subito che si trattasse di resti non recenti, ma ciò non ha arrestato la fantasia di chi vedeva già riaprirsi davanti a suoi occhi il cold case italiano per definizione. La pazza teoria circolata si basa su una dichiarazione clamorosa fatta dall’ex carabiniere e funzionario del Comune di Roma, Antonio Goglia. Nel 2023 Goglia aveva diffuso la teoria secondo la quale i resti della Orlandi e di Mirella Gregori, scomparsa nello stesso anno, si troverebbero nei sotterranei di Castel Sant’Angelo, all’interno di una stanza segreta protetta da una porta rinforzata. Tuttavia, le dichiarazioni di Goglia sono da sempre state screditate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.

E a ben vedere, a giudicare dagli esiti degli esami scientifci sui frammenti di ossa. Un coniglio, una mucca al massimo, risalente a 4-500 anni fa, ha fatto sapere il dirigente delegato di Castel Sant'Angelo, Luca Mercuri. Le ossa sono “associate a materiale del XVI-XVII secolo” ha detto Mercuri, specificando che “sono di animali e non umane”. L’ennesima bufala, dunque, che prospera e specula – benché si esaurisca in tempo record – su una vicenda ancora senza verità e ricoperta, come nel caso dei resti di questa fauna antica, da strati di false piste e mezze verità. In merito alla scomparsa di Orlandi che viveva in Vaticano insieme alla famiglia e al padre, Ercole Orlandi, commesso della Prefettura della casa pontificia, si è detto di tutto: dal presunto ruolo della banda della Magliana ai collegamenti con l'attentato a Giovanni Paolo II per mano di Alì Agca del 13 maggio 1981, dal sequestro alla pedofila. Ma tra l'apertura continua di inchieste e archiviazioni, la verità è ancora lontana.
