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Caso Emanuela Orlandi, la bomba a Chi l’ha visto? Ma chi è lo spacciatore a cui piacevano le ragazzine e che si faceva chiamare “lo zio”? La telefonata choc di una spettatrice: “Mi teneva sotto controllo e…”

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA

27 novembre 2025

Caso Emanuela Orlandi, la bomba a Chi l’ha visto? Ma chi è lo spacciatore a cui piacevano le ragazzine e che si faceva chiamare “lo zio”? La telefonata choc di una spettatrice: “Mi teneva sotto controllo e…”
In quarantadue anni le piste e i depistaggi non si contano nemmeno più. Adesso si è tornati a puntare il dito sulla questione dei cinematografi, e si guarda in direzione di un teatro sulla Cassia. Ma davvero quello che avveniva lì dentro è connesso con la scomparsa di Emanuela Orlandi? Mentre una nuova figura misteriosa fa capolino nella vicenda…

Foto di: ANSA

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

Durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto? si è tornati a parlare della scomparsa di Emanuela Orlandi, e di una pista in in particolare. Ovvero quella che pone al centro di tutto dei fogli ritrovati nella casa della quindicenne cittadina vaticana, in cui si parla di un cineforum al “Montaggio delle attrazioni”. Una pista che, al momento, sarebbe seguita da vicino dalla Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sul caso Orlandi. Il presidente della Commissione, Andrea De Priamo, ha dichiarato che si tratterebbe di un spettacolo teatrale visto da Emanuela circa un mese prima della scomparsa. A Chi l’ha visto gli abitanti del quartiere hanno raccontato di un cineclub dove venivano proiettati film intellettuali. O meglio, quasi un punto di riferimento per i giovani della zona. Non solo, erano presenti anche corsi di regia e laboratori cinematografici. Emanuela è scomparsa ormai da quarantadue anni, un lasso di tempo esageratamente lungo, infatti non è la prima volta che si parla della pista dei cinematografi. Già negli anni scorsi si era ipotizzato che Emanuela fosse stata ingannata con la possibilità di partecipare a un finto provino. Il focus attualmente è verso un regista in particolare: Bruno Mattei. L’uomo, che al tempo della scomparsa di Emanuela (22 giugno 1983) aveva 51 anni, risiedeva vicino al Montaggio delle attrazioni, sulla Cassia. Ma il collegamento con la Vatican Girl è anche un altro: Matteo fu ascoltato bello stesso anno della sparizione perché frequentava una ragazza di 23 anni figlia della segretaria della scuola di musica “Ludovico da Victoria”, la scuola che frequentava Emanuela. Anche la 24 enne fu sospettata al tempo. Una pista che fu quasi subito messa da parte, tanto che non si arrivò mai a indagare formalmente qualcuno. Gli abitanti del quartiere hanno raccontato che “qui non facevano audizioni o provini”, “i ragazzi se venivano, ci venivano in gita con i pullman”.

Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi

Da qui l’ipotesi: forse Emanuela potrebbe essere andata al Montaggio delle attrazioni insieme alla sua classe del Convitto? Oltre al regista c’è un’altra figura che sarebbe in corso di approfondimento:“lo zio”. E no, non si tratta di un parente di Emanuela, ma di una persona di cui si parla all’interno di un documento dei servizi: “La zona di piazza Navona è frequentata da un uomo di circa 40 anni calvo e di statura inferiore alla media. Un noto spacciatore di droghe leggere il quale ha sempre mostrato predilezione per le ragazze di 15-16 anni che sarebbe solito ospitare nella sua abitazione di Monteverde. L’uomo non frequenterebbe la zona da molto tempo”. Poi durante la diretta succede qualcosa di particolare. La telefonata di una donna, Giuseppina, dalla Spagna: “Quando ho sentito il nome del regista, della Cassia e della sua macchina (una Bmw ndr) ho pensato a un episodio avvenuto quando avevo 22 anni. Era il 1992, lavoravo per un’agenzia immobiliare e prendevamo i numeri sul giornale di annunci Porta Portese. Un uomo molto più grande di me vendeva una casa a Tomba di Nerone, e lì nacque un contatto telefonico con questa persona che chiese il mio numero di casa per chiamarmi dopo l’orario di lavoro. Non ci vidi nulla di male e glielo diedi. Non era giovane, era romano, molto colto e benestante. Mi disse che faceva il regista. Io dovevo trasferirmi a Budapest per 5 anni e prima di partire mi mandò a casa un mazzo di rose rosse, finì lì. Ma accadde che tornai prima del previsto: lui mi richiamò non appena rientrai in Italia. Forse mi teneva sotto controllo e io non me ne accorgevo o come faceva a sapere che io ero tornata? Sapeva anche quando io ero a casa, perché mi chiamava sempre se c’ero. Avevo l’impressione che mi seguisse o mi facesse controllare”. Che questo racconto c’entri qualcosa con quello che è accaduto a Emanuela?

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