Non è ancora arrivata l’ufficialità ma sembrerebbe che una perizia fonica dimostri che la voce registrata nella telefonata del 5 luglio 1983, ricevuta a casa di Emanuela Orlandi, e quella di Marco Accetti coincidano. Una perizia che arriva a distanza di quarant'anni, su una chiamata ricevuta dalla famiglia pochi giorni dopo la scomparsa della quindicenne cittadina vaticana. Ma davvero si è arrivati a una conclusione? Si tratta di una registrazione in cui una voce maschile, il cui autore è stato subito ribattezzato come "l’americano" per via dell’accento, probabilmente voluto nel caso si tratti realmente di Accetti per camuffare la voce, in cui parla di Emanuela: “Ascolti bene, abbiamo pochi momenti… Questa è la sua figliola…". La perizia fonica, che a breve sarà depositata, dimostrerebbe un grado di compatibilità tra le due voci pari all'86%, e quindi potrebbero appartenere quasi con certezza alla stessa persona.
A darne notizia un articolo a firma del giornalista Fabrizio Peronaci pubblicato sul Corriere della Sera. A quanto pare a richiedere la perizia è stato lo stesso Accetti, tramite il suo avvocato Giancarlo Germani. Esame che è stato eseguito dal consulente tecnico Marco Arcuri, esperto di informatica e di Intelligenza Artificiale. Accetti, durante la perizia, avrebbe pronunciato le stesse frasi, per poterle mettere a confronto, dette da coloro che rivendicarono il rapimento di Emanuela e Mirella Gregori, l’altra ragazza scomparsa un mese prima di Emanuela il 7 maggio del 1983. Ma chi è davvero Marco Accetti? Fotografo romano, ha iniziato a popolare i titoli di cronaca nel 2013, quando si è autoaccusato del rapimento di Emanuela Orlandi. A prova delle sue dichiarazioni portò un flauto identico a quello della ragazza, studentessa di flauto traverso, che aveva con sé il giorno in cui scomparve. Eppure Accetti non è mai stato ritenuto colpevole di nulla. Infatti, alcune perizie, avrebbero stabilito che soffrirebbe di un disturbo narcisistico, motivo per cui avrebbe tentato di inserirsi nel caso per ottenere il suo momento di fama. A questo si aggiunge poi un curriculum criminale di tutto rispetto, motivi che hanno portato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, a non credere ai suoi racconti definendolo un mitomane in cerca di visibilità.