Durante la trasmissione "Storie di Sera", in onda su Rai 1 con la conduzione di Eleonora Daniele, si è tornati sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. 22 giugno 1983. Una telefonata a casa prima di sparire nel nulla. Poi più niente, poi mai più. Nelle ultime settimane si è fatta strada una nuova pista, per certi versi inaspettata. Una pista che legherebbe Emanuela con le ricerche del corpo del giudice Paolo Adinolfi. Dove? Nei sotterranei di quella che ora è la Casa del Jazz a Roma, al tempo una villa di proprietà di Enrico Nicoletti, storico cassiere della Banda della Magliana. E si ritorna al collegamento con lo nota organizzazione criminale romana. Attualmente le ricerche del giudice sono in corso, e concentrate proprio lì. E se ci fosse anche il corpo di Emanuela nascosto da qualche parte? Dopo il Cimitero Teutonico, Castel Sant’Angelo e chi più ne ha più ne metta, adesso l’ipotesi che appare in qualche modo plausibile sarebbe questa. Presente in studio durante la puntata anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che da ben quarantadue anni non si ferma davanti a nulla e nessuno per arrivare alla verità. Quella vera, non come quelle di comodo e buttate lì tanto per. È concreta la possibilità che quei tunnel nascondano qualche indizio su quanto accaduto ad Emanuela?
Pietro ha invitato i telespettatori, e non solo, a smettere di ragionare sui binari del l’ipocrisia: “Vorrei che calasse un po' quell'ipocrisia che gira intorno a questa vicenda da troppe parti. Sembra che tutti vogliono cercare la verità ma nessuno spera di trovarla in qualche modo. Tutti si dovrebbero rendere conto che dopo 42 anni si parla ancora dell'uomo dell'Avon, dei parenti, di qualunque cosa”. Cercando sperando di non trovare. In realtà non si cerca davvero. Al momento sulla scomparsa di Emanuela si sta indagando su tre fronti, e non da un giorno. Ma da anni. La Commissione parlamentare, la Procura e il Vaticano, che nel 2023 ha aperto la prima inchiesta interna (pubblica?) su Emanuela. Ma si sta andando avanti, o si sta procedendo solo a colpi di audizioni su audizioni? “Ci vorrebbe il coraggio di fare un passo avanti, tutti dovrebbero rendersi conto che per 42 anni il Vaticano avrebbe preferito subire i dubbi di mezzo mondo pur di difendere uno 'zio', un regista cinematografico, Enrico De Pedis? No. L'atteggiamento del Vaticano da 42 anni porta a pensare altre cose”. Che non sono poche.