Se sei un indagato agli arresti domiciliari, il body shaming diventa improvvisamente accettabile? A quanto pare sì, almeno a giudicare da quanto successo in onda a Pomeriggio Cinque. Il caso era quello di Davide Lacerenza, il gestore della Gintoneria, finito nei guai per accuse legate a truffe e reati fiscali. Il problema non è il fatto che se ne parli, ci mancherebbe. Il problema è come se ne è parlato. A un certo punto, più che un dibattito su presunte irregolarità finanziarie e legate a droga e prostituzione, la trasmissione si è trasformata in un cabaret di insulti sull’aspetto fisico dei protagonisti e in particolare del protagonista maschile. E il bello (si fa per dire) è che a scendere a questo livello non è stato qualche opinionista da bar, ma lo hanno fatto personalità che in teoria fanno della lotta alle discriminazioni una bandiera.
Vladimir Luxuria, Myrta Merlino, Rosanna Cancellieri, Alessandro Cecchi Paone: uno dopo l’altro si sono lanciati in un tiro al bersaglio contro Lacerenza. “Bello? Un orchetto sembra”, dice Cancellieri. “Bocca piena di denti che sembrano piastrelle”, rincara Luxuria, mentre Cecchi Paone ride. Merlino insinua: “Si è fatto dei ritocchini? C’ha dei labbroni…”. Cancellieri chiude il cerchio con l’ennesima battuta al veleno: “Dentro e fuori è un orchetto, in tutti i sensi”. Non è finita. Dopo aver demolito l’aspetto di Lacerenza, in studio si passa a Wanna Marchi e alla figlia Stefania Nobile, coinvolte anch’esse nell’inchiesta. Anche qui, il focus sembra spostarsi più sul fisico che sui fatti. Luxuria, con la solita ironia, liquida Marchi con un “sembrava un umarell, hai presente quegli anziani che stanno lì a guardare i cantieri?”. Ora, il punto è uno: siamo sicuri che se a pronunciare queste parole fosse stato qualcun altro e su qualcun altro, magari una donna "buona" anziché un maschio "cattivo", non sarebbe scoppiato un caso nazionale, tra accuse di odio e discriminazione?

Il paradosso si fa ancora più surreale quando, dopo aver perculato liberamente Lacerenza, Nobile e Marchi per tutto il segmento, in trasmissione si lanciano in una tirata morale contro il vero problema della giornata: il tricobullismo su Francesco Facchinetti. Sì, avete capito bene. Dopo aver deriso per minuti una persona non certo per i fatti di cronaca per cui è noto, il tema diventa improvvisamente la discriminazione verso la calvizie? Un tema sacrosanto, ma dalla collocazione sincolgare: si può prendere di mira la faccia, la bocca, i denti o i ritocchini di un imputato, ma se fai una battuta sulla patch cutanea (volgarmente il parrucchino) di Facchinetti allora è bodyshaming? La selettività con cui vengono applicati questi principi è disarmante. Se il problema è il bodyshaming, allora deve esserlo sempre, non solo quando conviene. E se Pomeriggio Cinque è a questo livello, quasi quasi rimpiangiamo Barbara d’Urso che "col cuore" ci faceva compagnia per il "caffeuccio".

