Il caso Gintoneria-Lacerenza imperversa anche nei palinsesti televisivi, tra cronaca nera, gossip e una narrazione che si muove tra il morboso e il sensazionalistico. Sull’argomento è intervenuto Antonio Dipollina su La Repubblica, analizzando la copertura televisiva della vicenda e le sue implicazioni.
"Uno spettro in muratura si aggira per la televisione", scrive Dipollina, "ed è un locale di una settantina di metri scarsi del quale si conosce ormai – quasi – tutto: e si intuisce a malapena, per fortuna, quanto potesse essere anche puzzolente di tutti gli afrori possibili. È la mitica Gintoneria di Milano, dove succedevano cose turche che mai finirebbero in una soap"
L'attenzione non è solo sulla vicenda in sé, ma anche sul modo in cui viene raccontata: "Il guaio, che attanaglia tutti i programmi di cronaca vera e incalzante, è il quanto e come parlarne. Ci sono quelli un po’ paludati (si scherza) tipo Vita in diretta che si buttano sulla presenza aleggiante di Wanna Marchi e figlia (Stefania Nobile, ndr), nomi che circolano da decenni e che con qualche sequenza di repertorio vanno via sempre come il pane", sottolinea Dipollina.

Ma non tutti i programmi scelgono questa via. "Tutti gli altri si muovono con ardita circospezione, che è un ossimoro ma forse rende l’idea. Forse la punta estrema è stata il FarWest di Rai 3 di venerdì sera: Salvo Sottile ad aprirci la lunga puntata. A occhio il punto forte erano certi giri albanesi della ragazza Nobile ma insomma, con quello non si fa scalpore eccessivo in una vicenda della quale gli spiriti morbosi uniti della nazione vogliono ben altro, estraendo particolari sempre più innominabili. Che c’erano, tra prestazioni sessuali indicibili (ma in fondo sono tutte categorie del p*rno online) con rivelazioni che, si suppone, poi corrono immediatamente a essere commentate nelle chat dei ben disposti a queste cose".
Poi il critico televisivo lancia apparentemente una frecciata alla trasmissione di Sottile: “FarWest, ha annunciato alla fine il conduttore, va in pausa fino a maggio. Chissà se – oltre a ulteriore rassegnazione di fronte alla violenta deportazione al venerdì sera – si continuerà ancora con quella grafica identica alle Iene e il tono dei servizi uguale alle Iene: e però andando su Rai 3 e non su Italia 1, perché per certe cose quelli delle Iene sono imbattibili”.
