Non si è ancora chiusa la questione legata alla Casa del Jazz e la possibile connessione con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Nella villa, precedentemente di proprietà dell’ex cassiere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti, si stanno cercando i resti del giudice Paolo Adinolfi, ormai scomparso da anni. Quando le ricerche sono state rese note, subito si è ipotizzato che nei tunnel sotto la villa potrebbe trovarsi anche qualcosa di riconducibile alla quindicenne cittadina vaticana scomparsa nel 1983, se non proprio il suo corpo. Perché funziona così, ormai quasi a cadenza regolare. Ogni volta che si trovano delle ossa o si scava in qualche posto subito si pensa a lei. In questo caso il ponte l’ha fatto l’intromissione della Banda della Magliana nella vicenda, che più volte in questi quarantadue anni si è pensato potesse essere l’artefice, la mano del rapimento. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, è tornato nuovamente sulla questione: “Io ovviamente presto attenzione a questa cosa. Non credo che i resti di Emanuela siano lì dentro. Anche se le coincidenze ci sono tutte: la Magliana, il cardinal Poletti, Nicoletti, De Pedis, il Vicariato di Roma. La gestione della vendita è stata fatta dal cardinal Poletti e sappiamo come: un miliardo invece dei 27 che era il valore reale della villa. Ma è importante che scavino, per togliere l’ennesimo dubbio. Personalmente non credo possano esserci i resti, ma posso pure pensare ‘e se dovesse uscire qualcosa legato a Emanuela’?”.
E su Enrico De Pedis, al tempo boss della Banda della Magliana: “Se ha avuto un ruolo di manovalanza come credo, di far prendere Emanuela e gestirla per altri e magari si sia tenuto le cose che aveva Emanuela dietro, al momento di trasferirla? E magari le abbia poi buttate sotto la Casa e ci siano rimaste? Questo non lo so”. Nelle ultime settimane si è tornati anche a parlare di un’altra “pista”: quella familiare, che vedrebbe coinvolto lo zio Mario Meneguzzi. Una possibilità che la famiglia di Emanuela respinge con fermezza dal 2023, da quando avevano iniziato a circolare delle voci sulla posizione dello zio, marito della sorella di Ercole Orlandi, padre di Emanuele. Meneguzzi nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa della nipote ha fatto da spalle al cognato, rispondendo al suo posto alle telefonate dei presunti rapitori. Motivo? Ercole Orlandi di era sopraffatto dall’inaspettata scomparsa della figlia: “Mio padre sarebbe stato perso, zio non c'entra nulla con la scomparsa di Emanuela. È stato accertato al 100% che quella sera fosse alla casa del lago di Turano, lo ha confermato anche il capo della Mobile. Hanno indagato e non è emerso nulla. lo non difendo a tutti i costi mio zio, difendo la verità. Se avessi dubbi su mio padre, non esiterei a dirlo". Ennesimo depistaggio? Questa l’idea della famiglia Orlandi davanti anche alla “notizia” della perquisizione nella casa del Meneguzzi, avvenuto in realtà lo scorso anno: “Se un giorno si trovassero resti di Emanuela in una situazione legata a mio zio? Chi mi toglie dalla testa che in quel caso avrebbero trovato un modo per chiudere definitivamente la faccenda dando una responsabilità alla famiglia? Sono capaci di tutto". Siamo davanti a un nuovo tentativo di allontanare la verità?