Emanuela Orlandi, dopo la sua scomparsa nel 1983, ha davvero trascorso degli anni a Londra fino al 1997? A riaprire alla possibilità della pista inglese suo fratello Pietro che, ascoltato per la prima volta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta (incaricata di indagare sulla sparizione della quindicenne cittadina vaticana), è tornato a parlare delle chat Whatsapp tra persone vicine a Papa Francesco, su telefoni legati alla Santa Sede, in cui si fa riferimento al corpo di Emanuela. Discussioni, queste, tra Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Angel Vallejo Balda, risalenti al 2014. Al tempo la Chaouqui era membro della Cosea, Commissione di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede voluta da Papa Francesco, di cui Balda era il presidente e, allo stesso tempo, anche segretario della Prefettura degli Affari Economici. Entrambi, nel novembre del 2015 sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta Vatileaks 2, con l’accusa di aver consegnato ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi dei documenti segreti. Ma facciamo un passo indietro. Che cosa collega il caso Orlandi con Londra? Siamo nel 2015 quando Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani, entra in possesso di un documento prima conservato nella Prefettura degli Affari Economici del Vaticano, all’interno di una cassaforte. Un documento dal titolo spiazzante: "Spese per l’allontanamento domiciliare di Emanuela Orlandi". Immediatamente bollato come falso dal Vaticano, questo documento è una nota spese di cinque pagine che lascerebbe ipotizzare il rapimento di Emanuela prima, e il suo allontanamento a Londra poi. Noi di MOW ne abbiamo parlato direttamente con Emiliano Fittipaldi: “È un documento molto importante, per quanto apocrifo. Io non mi sono mai spinto a dire che fosse vero. Da questi fogli non si capisce per quale motivo Emanuela sia stata rapita, non si capisce se ci sia una responsabilità, se è morta oppure no. Alla fine di questi cinque fogli, alla data del 1997, c’è la dicitura “disbrigo pratiche finali trasferimento a Città del Vaticano”. È qui che entra la vicenda delle chat Whatsapp tra Chaouqui e Balda”.
Tuttavia, la nota spese manca di quello che la renderebbe credibile: “I cinque fogli, nel caso in cui fossero veri, sarebbero una sorta di frontespizio, una sintesi di 197 pagine di allegati. Ovvero tutte le fatture che giustificavano le spese per l’allontanamento domiciliare di Emanuela Orlandi. Chi ha visto almeno una di queste fatture, se esistenti, sei sarebbe messo a cercare la presunta tomba della Orlandi in Vaticano. Quindi, queste chat, potrebbero in qualche modo essere il frutto di una ricerca che ha portato a qualcosa o a nulla. Comunque partendo da un indizio legato a quei cinque fogli”. Ed ecco cosa scrive la Chaouqui in queste chat: “A settembre dobbiamo far sparire quella cosa della Orlandi e pagare i tombaroli. Questo devi dire al Papa. Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie. Quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi farti gli affari tuoi. Ho visto Giani (capo della gendarmeria), io non credo che sia come dici tu su di lui. Quello che hanno fatto è un reato e lui lo deve sapere. Fra poco vengo, ma tu dove sei?”. Questa la risposta di Balda tra l’italiano e lo spagnolo: “En casa. Non dici niente a Ciani. Orlandi sono cose che vanno da serio. El cardinale a (sic) detto che doviamo mettere tutta la forza in questo, el Papa con noi”. Un altro messaggio in Chaouqui si rivolge a Balda: “Brucia questa conversazione appena leggi. Fai le copie almeno di quella cosa di Orlandi e le mando in procura in forma anonima. Questa roba finisce male”.
Nelle chat si fa riferimento anche al pagamento di un marmista che alla fine degli anni novanta avrebbe scolpito un angelo per adornare una tomba che si trova nel Cimitero Teutonico. Stessa tomba che nel 2019 fu aperta su volere della famiglia Orlandi, che avevano ricevuto una lettera anonima che indicava quella tomba come il luogo in cui giacevano i resti di Emanuela. Ma di lei non fu trovata alcuna traccia. Nei messaggi scambiati tra Chaouqui e Balda sembra che qualcuno si sia realmente mosso con tanto di “tombaroli” e “georadar” per identificare quale fosse la tomba di Emanuela in Vaticano, e che loro erano a conoscenza di tutto. Non solo, Chaouqui fa riferimento anche a una cassa contenente dei documenti segreti. Che sia la stessa cassa che secondo quanto riferito a Pietro Orlandi sarebbe stata nascosta nella Basilica di Santa Maria Maggiore? Al momento sia Chaouqui che Balda, che ascoltato dal promotore di giustizia in Vaticano Alessandro Diddi ha smentito l’autenticità delle chat, sono sotto segreto pontificio e a meno che non arrivi un’autorizzazione direttamente da Papa Francesco, non possono riferire delle chat in questione: “Bisognerà vedere se gli investigatori riusciranno a dimostrarne l’autenticità, e poi verificare cosa potrebbero aver trovato nella tomba qualora la tomba sia stata aperta prima della famosa apertura pubblica del 2019”.