Sono iniziate oggi le audizioni della Commissione d’inchiesta incaricata di indagare sui casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. I familiari delle ragazze scomparse sono stati ascoltati per la prima volta e Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha ribadito nuovamente la sua fiducia nel lavoro delle istituzioni:"Spero possa fare chiarezza sulle piste, quelle da prendere in considerazione e quelle false. A partire dal famoso personaggio dell'Avon. Quello lo considero un primo depistaggio". Ha consegnato poi ai membri della Commissione lo stesso fascicolo dato lo scorso anno ad Alessandro Diddi, procuratore di giustizia del Vaticano, e alla Procura di Roma contenente anche i nuovi elementi che sono emersi negli ultimi mesi: “Ho portato qui l’esatta copia dei documenti che ho consegnato a Diddi quando sono stato ascoltato lo scorso anno e la stessa copia l’ho data alla Procura di Roma. Siccome da un anno a questa parte sono emerse altre cose, ho fatto un fascicolo con alcuni fatti emersi, importanti secondo me. Che se approfonditi possono permetterci di fare dei passi avanti importanti".
Pietro Orlandi ha ripercorso tutto quello che è emerso nei quarant’anni della scomparsa di sua sorella Emanuela, indicando tre possibili piste: “Secondo me meriterebbero un approfondimento che nessuno ha mai fatto, nonostante li abbia riferiti a Diddi. Una delle situazioni riguarda il magistrato che si occupava dell’inchiesta, il dottor Capaldo, che ha avuto nel 2012 un incontro con gli emissari del Vaticano, il capo della Gendarmeria vaticana Giani e il suo vice Alessandrini, chiamata poi famosa ’trattativa'. Hanno ammesso anche loro di essere stati lì. Quindi mi auguro che il magistrato Capaldo sia uno dei primi a essere ascoltato insieme a Giani e Alessandrini che sono cittadini italiani". Ha poi parlato della pista inglese: “Riguarda le famose spese che il Vaticano avrebbe sostenuto per Emanuela che sono state considerate il giorno dopo false e ridicole e nessuno ha più seguito. In questa pista ci sono degli elementi importanti che nel corso di questi anni ho proseguito, mi hanno portato a fatti e documenti che meritano un vero e proprio approfondimento". La terza pista è quella dei messaggi whatsapp tra due persone vicine a Papa Francesco su telefoni riservati della Santa Sede: “Si parla di documenti di Emanuela, dicono che sono importanti, che bisogna fotocopiarli, parlano di georadar, di come pagare i tombaroli che non si possono pagare in maniera pulita. Si tratta di due persone che facevano parte dell’ufficio Cosea, Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Balda. Si tratta di un ufficio particolare che aveva istituito nel 2013 papa Francesco per interessarsi delle criticità che c’erano in Vaticano e tra queste due persone nasce questa sorta di messaggi perché avevano trovato dei documenti relativi a Emanuela, una cassa contenente cose appartenenti a Emanuela. Mi hanno detto anche dove si troverebbe questa cassa, depositata a Santa Maria Maggiore. Sono cose che ho detto a Diddi quando sono stato ascoltato lo scorso anno, chiedendo che venisse ascoltata quanto prima Francesca Immacolata Chaouqui che mi aveva dato gli screenshot di questi messaggi. Però da un anno a questa parte ancora non è stata convocata".