Continuano le audizioni in Commissione d’inchiesta per far luce sulla scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio 1983, dopo poco più di un mese si persero anche le tracce della quindicenne cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Un mistero lungo quarantuno anni quello che avvolge le due ragazze, accomunate dall’età e dal tragico destino. Ma davvero c’è altro che accumuna i due casi o per capire cosa sia accaduto a Mirella basterebbe continuare a scavare nei racconti di chi la conosceva bene? Come le sue amiche, che in Commissione hanno parlato di ciò che secondo loro potrebbe essere accaduto, e come sua sorella Maria Antonietta che mai in tutti questi anni si è data per vinta: “Sonia era la migliore amica di mia sorella ma da quel 7 maggio è sparita, non so per quale motivo. Potrebbe aver avuto paura, questa è tra le domande che mi sono fatta in tutti questi anni. Nessuno sa la verità, possiamo solo fare ipotesi. Potrebbe, forse… Simona, l’amica di scuola di Mirella, non ha fatto altro che confermare cose che sono già state dette tante volte”. È da poco stato pubblicato il libro della criminologa Roberta Bruzzone, che slega la scomparsa di Mirella da quella di Emanuela: “Sì, può essere. Come può essere, invece, che le storie siano legate anche alle sparizioni di altre ragazze, avvenute quell’anno. È tutto da verificare, tutto da indagare, e chissà se veramente questa volta non si arrivi alla verità”.
Tutto sembra sempre tornare a lei, a Sonia De Vito, l’amica del cuore di Mirella. Le due sono stata insieme anche poco prima della scomparsa. Cosa si sono dette? Ma soprattutto, Sonia sa più di quanto dice? “Alcune cose riferite nelle audizioni in Commissione sono state segretate, non so dire se ci siano elementi nuovi sulla scomparsa di Mirella. E le testimonianze non si sono ancora concluse. Se verrò sentita di nuovo? Spero, se hanno qualche dubbio, qualche domanda da farmi sono a disposizione, l’ho sempre detto. Nei mesi scorsi sono già stata ascoltata, sono stata quasi quattro ore dentro, ho raccontato tutto quello che sapevo, dalla a alla z. Quello che è successo, quello che abbiamo pensato in tutti questi anni”. L’obbiettivo, comunque resta sempre soltanto uno: “Aspetto di capire chi hanno voglia di udire e spero che trovino qualche cavillo perché si possa di nuovo riaprire il caso, in procura. A me interessa quello”.