“Io devo andare via perché ho un appuntamento”. Una battuta tra adolescenti, un appuntamento misterioso e un marciapiede qualsiasi di Roma. È da qui che sparisce Emanuela Orlandi. Il 22 giugno 1983. Oggi, più di quarant’anni dopo, Sabrina Calitti, coetanea e compagna di canto corale alla scuola Tommaso Ludovico da Victoria, è stata finalmente ascoltata dalla Commissione bicamerale che indaga sui caso Orlandi-Gregori. La settimana scorsa aveva dato forfait, oggi ha parlato scegliendo di non secretare le sue dichiarazioni. Nessuna amicizia stretta tra le due, a detta di Calitti: “Era molto riservata, avevo legato di più con altre ragazze. L’unico momento in cui ci incrociavamo era l’aula di canto con il maestro Miserachs”. E proprio lì, quel pomeriggio del 22 giugno, Calitti nota che Emanuela è in ritardo come lei. “Io salivo le scale, dietro di me ho sentito qualcuno: era lei. Le ho fatto una battuta, poi si è fermata alla cabina telefonica sul piano. Mi ha detto di andare, doveva fare una chiamata”. Parla forse dell’ultima chiamata che la quindicenne cittadina vaticana fece a casa e a chi rispose la sorella?


Poco dopo, Emanuela esce e aggiunge solo una frase: “Devo andare via, ho un appuntamento”. Nessun nome, nessun dettaglio. Solo questo. Calitti ricorda che in quei giorni stavano preparando un concerto all’Auditorium della Conciliazione. Le prove erano già iniziate. “Di solito eravamo molto puntuali, nessuna voleva fare brutta figura”. Dopo la telefonata, Emanuela si allontana. Finita la lezione, anche Sabrina va via: prende l’autobus su Corso Vittorio, direzione piazza Navona. E lì, tra il caos del centro, la rivede. “Era alla fermata, sul marciapiede di Corso Rinascimento, lato Sant’Agostino. Non ero sola, eravamo in gruppo. Le ho detto, scherzando: ‘Aveva tutta questa fretta e ancora sta lì’”. Poi più nulla. Il ricordo di Calitti, pur frammentario, conferma una cosa: Emanuela aveva un appuntamento. Ma con chi? E perché non ne parlò con nessuno? Era una ragazzina di solo quindici anni, presa dalle prove del concerto, dalla scuola, dalla musica. Forse da qualcos’altro che ancora non sappiamo?

