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Caso Orlandi, davvero Emanuela è stata rapita da Theodor Hlebaroff che diceva di essere un profugo bulgaro richiedente asilo in Vaticano? E se fosse un agente di una rete internazionale? Ecco perché potrebbe essere sua la voce nella cassetta delle sevizie…

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

1 aprile 2025

Caso Orlandi, davvero Emanuela è stata rapita da Theodor Hlebaroff che diceva di essere un profugo bulgaro richiedente asilo in Vaticano? E se fosse un agente di una rete internazionale? Ecco perché potrebbe essere sua la voce nella cassetta delle sevizie…
Nuove rivelazioni svelano un possibile legame tra Theodor Hlebaroff, un profugo bulgaro, e la scomparsa di Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce nel 1983. Secondo alcuni documenti inediti, Hlebaroff avrebbe avuto un ruolo centrale nel rapimento. La “pista bulgara” coinvolge intrighi internazionali, la Stasi e i servizi segreti comunisti. Tra misteri vaticani e ombre politiche, il caso Orlandi si arricchisce di nuovi, inquietanti dettagli…

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983, continua a gettare ombre inquietanti sulla storia recente della Chiesa e dello Stato Vaticano. Nuove rivelazioni, emerse grazie ad alcuni appunti inediti dell’arcivescovo Martinez Somalo, sollevano una pista che coinvolge Theodor Hlebaroff, un profugo bulgaro. Secondo l’arcivescovo, uno degli uomini più vicini al segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli, Hlebaroff potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nel rapimento della giovane Orlandi. E la Bulgaria, paese dal quale proveniva, sembra essere al centro di più di una trama oscura che lega il Vaticano a intrighi internazionali. La "pista bulgara" ha trovato terreno fertile in alcuni episodi controversi: dall’attentato al Papa Giovanni Paolo II, al legame tra il KDS (i servizi segreti bulgari) e alcuni ambienti della Chiesa, fino alla misteriosa corrispondenza tra la Stasi e il governo bulgaro. I documenti desecretati dopo la caduta del Muro di Berlino, infatti, hanno rivelato collegamenti tra la Bulgaria comunista e il Vaticano, alimentando sospetti su un possibile coinvolgimento della superpotenza sovietica in eventi drammatici che hanno segnato la storia di quegli anni. Per capire cosa c’entri Hlebaroff con la scomparsa di Emanuela, bisogna tornare indietro a quella fatale estate del 1983, ben prima che il caso esplodesse sui giornali. Qualche settimana prima del 22 giugno, una lettera firmata da un rifugiato dell’Est Europa arrivò alla Segreteria di Stato del Vaticano, chiedendo asilo politico. Il mittente si identificava come un profugo bulgaro, e allegava alla sua richiesta anche una foto tessera e un certificato di iscrizione all'Istituto di Musica Sacra Tommaso Ludovico da Victoria, la stessa scuola frequentata dalla Orlandi.

Emanuela Orlandi
Emanuela Orlandi
https://mowmag.com/?nl=1

La coincidenza con la scomparsa della ragazza è impressionante. Poche ore dopo la sparizione della ragazza, alle 20 del 22 giugno, il Vaticano ricevette una telefonata che mise subito in moto le indagini. Monsignor Viganò e Monsignor Sandri si attivarono per acquisire rapidamente la lettera, consegnata poi al dottor Volpe dell’Ispettorato di pubblica sicurezza. Da quel momento, l’intera macchina vaticana fu coinvolta, con l’allarme che raggiunse anche il Papa Giovanni Paolo II. In quel non era stata ancora presentata una denuncia ufficiale di scomparsa, ma già circolavano voci di un possibile rapimento. Le prime comunicazioni, infatti, vennero indirizzate non alla famiglia Orlandi, ma proprio al Vaticano, suggerendo che il rapimento fosse stato orchestrato da forze più grandi e potenti. Come scrive l’avvocato Laura Sgrò nel suo libro Cercando Emanuela, “se questo racconto è vero, il Vaticano è coinvolto sin dal primo momento, in modo diretto e determinante”. A rinforzare l’ipotesi di un coinvolgimento delle alte sfere vaticane fu la decisione di tenere aperta Porta Sant'Anna tutta la notte del 22 giugno, un’azione straordinaria, dato che di solito accadeva solo quando il Papa era in viaggio. La Segreteria di Stato avviò una collaborazione con le autorità italiane per intercettare le telefonate e accertare la veridicità della lettera di asilo. Nel frattempo, le indagini portarono alla luce altri elementi inquietanti. Oltre alla testimonianza di Anna Trahibeneif, ex membro del Movimento Sacharov, che riconobbe la voce di Hlebaroff in un audio consegnato all’Ansa, emerse un ulteriore sospetto. È sua la voce che si sente nell’ormai nota quanto macabra cassetta delle sevizie? Hlebaroff non sembrava essere solo un profugo. La sua connessione con i rapitori, e con la rete internazionale di intrighi e servizi segreti, diventava ogni giorno più sospetta. Secondo le informazioni emerse dalle indagini, Hlebaroff avrebbe potuto giocare un ruolo ben più importante di quanto inizialmente immaginato. La figura di Theodor Hlebaroff rimane avvolta nel mistero: profugo o agente di una rete internazionale? Un attore inconsapevole o un protagonista di un gioco di potere che si estende ben oltre i confini del Vaticano? Le risposte sono ancora lontane, ma le ombre sulla sua figura e sul Vaticano continuano a crescere.

Emanuela Orlandi con suo fratello Pietro
Pietro Orlandi e sua sorella Emanuela
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