22 giugno 1983. È la data che ha cambiato per sempre la storia del Vaticano, della giustizia italiana e di una famiglia che ancora aspetta risposte. È il giorno in cui Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di soli 15 anni, svanisce nel nulla. Da allora, un labirinto di verità mancate, piste chiuse in fretta e dossier sepolti sotto strati di polvere e complicità. Alcuni di questi sono riemersi. Altri restano fantasmi, ma non per tutti.A tirarli fuori è la giornalista Simona Zecchi, che sulla sua newsletter ha pubblicato l’indice completo di un fascicolo scomparso, e in parte ritrovato, sulla sparizione di Emanuela. Una bomba d'archivio, a quattro mesi dalla sua inchiesta sul Venerdì di Repubblica, che riportava alla luce documenti provenienti dal Sismi, i Servizi Segreti Militari dell’epoca. Ora si parla di un altro dossier, stavolta del Ministero dell’Interno, il cui indice è stato scoperto a gennaio dal giornalista Gian Paolo Pelizzaro nell’Archivio Centrale dello Stato. “Di quel dossier, diceva Pelizzaro, secondo la Commissione di inchiesta non c’è più nessuna traccia”. Ma qualcosa c'è. La copertina recita: "Scomparsa Orlandi Emanuela", e l’indice elenca undici incartamenti divisi in tre volumi. Tra questi: atti della Questura, note dei Servizi di Sicurezza, accertamenti su cittadini turchi, lettere in lingua tedesca inviate all’Ansa e al Messaggero, appunti sull’attentatore Alì Agca e il gruppo Phoenix, che all’epoca "infestò" il caso con depistaggi anonimi. “Una rete di comunicazioni incrociate, probabilmente trasmesse e ritrasmesse”, scrive la Zecchi.

A emergere, però, sono soprattutto i nomi Alfonso Montesanti e Patrizia De Lellis, due figure legate all’ambiente della tossicodipendenza e a circuiti borderline. Patrizia aveva frequentato per breve tempo lo stesso corso di canto corale di Emanuela. Sua madre lavorava alla segreteria della scuola “Tomaso Ludovico Da Victoria”, che aveva sede a Palazzo Sant’Apollinare. Alfonso, sentito dalla Commissione, ha raccontato: “Avevamo problemi di tossicodipendenza. La mia vita era solo quella: rimediare un po’ di soldi e cercare droga”. Durante l’audizione, gli è stato chiesto anche del regista Bruno Mattei, nome ricorrente nella pista dei “cinematografi”: “L’ho conosciuto. Sapevo che faceva film a luci rosse, ma non ho mai lavorato con lui”. Montesanti ha ricostruito il suo legame con De Lellis: “Il nostro matrimonio è durato circa un mese. Non ho più rivisto nessuno di quel periodo”. E proprio a questo segmento oscuro, quello che tocca la microcriminalità, i traffici ai margini, le connessioni scomode, sembrerebbe riferirsi la parte del dossier che non è presente nel fascicolo Sismi, ma che compare nell’indice del Ministero. C’è anche una nota del MAE sull’avvocato Gennaro Egidio, assegnato alla famiglia Orlandi per conto del Sisde. La Zecchi azzarda un’ipotesi: “È logico pensare che il dossier del Ministero sia stato ritrovato, e che sia stato visionato dalla Commissione”. Sarebbe stato parte di un bulk di documenti rinvenuti alla Via Appia, legati all’Ucigos, insieme ad altri fascicoli, tra cui quelli sull’oscuro “Noto Servizio, Anello”, struttura parallela attiva dal ‘44 all’81 in operazioni di destabilizzazione. Alcuni di questi documenti furono scoperti nel 1997 dal perito Aldo Giannuli. Secondo la giornalista, il dossier sulla Orlandi potrebbe non essere stato correttamente inoltrato dopo la Direttiva Renzi del 2014 sulla declassificazione degli archivi. Intanto la Commissione parlamentare, che sta lavorando parallelamente alle procure italiana e vaticana, riprenderà a settembre, con nuove audizioni. Tra i nomi già confermati: Giovanna Petrocca, ex dirigente di Polizia, e Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Ci sono ancora troppe ombre. Ma chi ha paura che vengano illuminate?

