Sono trascorsi quarantuno anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, quarantuno anni in cui la sua famiglia non si è mai arresa per arrivare alla verità. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha tenuto un incontro aperto al pubblico in Campidoglio, in cui ha affrontato tutte le possibilità su quanto sia accaduto il 22 giugno 1983, giorno in cui si sono perse le tracce di Emanuela. È tornato a parlare anche del coinvolgimento di Francesca Immacolata Chaouqui di cui attende la convocazione in Commissione d’inchiesta: “Sono contento, l'ha detto spontaneamente e io mi auguro che adesso quanto meno la chiamino per capire se il suo discorso era vero o inattendibile”. Dovrebbe riferire a proposito di una misteriosa cassa, contenente documenti su Emanuela, che lei stessa avrebbe posizionato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma quando faceva parte della Commissione vaticana Cosea.
Pietro Orlandi ha così commentato: "Chaouqui disse che era una cassa di legno, tra di loro la chiamavano la ‘cassa dei prosciutti', lei e monsignor Vallejo Balda. Un altro particolare che ricordo è che disse che doveva essere meno di un metro. L'incontro con mons. Miserachs fu il 4 marzo del 2024 ma lui spiegò di non poter aiutare perchè la Basilica è stata commissariata e lui non ha più accesso alla zona sottostante". Francesca Immacolata Chaouqui potrebbe essere legata anche alla pista inglese, secondo Pietro forse potrebbe essere stata proprio lei a consegnare i famosi cinque fogli al giornalista Emiliano Fittipaldi. Documenti che, subito bollati come falsi dal Vaticano, proverebbero il passaggio di Emanuela a Londra dopo la scomparsa…