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Caso Orlandi, ma I SERVIZI SEGRETI hanno continuato a lavorare sulla scomparsa di Emanuela anche dopo l’archiviazione? Esistono gruppi deviati? Perché i 007 si muovono nell’ombra?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA

4 agosto 2025

Caso Orlandi, ma I SERVIZI SEGRETI hanno continuato a lavorare sulla scomparsa di Emanuela anche dopo l’archiviazione? Esistono gruppi deviati? Perché i 007 si muovono nell’ombra?
Nel nuovo articolo pubblicato sul blog Notte Criminale, il giornalista Alessandro Ambrosini scava a fondo nel rapporto tra i servizi segreti italiani e il caso di Emanuela Orlandi, smontando l’idea di un’intelligence buona o cattiva. Gli 007 di casa nostra, scrive, rispondono a poteri diversi, spesso invisibili, che si muovono fuori dagli schemi ufficiali. Al centro del racconto c’è Luigi Gastrini, ex agente (o collaboratore) del Sismi, mai riconosciuto nei registri ma identificato da un maresciallo in diretta tv. È lui l’esempio perfetto di quanto sia difficile distinguere tra chi è dentro o fuori da certe strutture. Ambrosini ricorda che il ruolo dei servizi non è mai stato solo quello di depistare. A volte, dietro il rumore, si nasconde la verità…

Foto di: ANSA

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

C’è sempre qualcosa di sbagliato, o meglio, di troppo rigido, quando si parla di servizi segreti. Pensare agli 007 italiani come a un corpo con regole fisse, missioni nette e confini morali è una lettura da principianti. “Non esiste il servizio buono o quello cattivo”, scrive il giornalista Alessandro Ambrosini sul suo blog Notte Criminale. “Esiste il servizio che risponde a più correnti di potere”. E questa verità scomoda, impresentabile, borderline, è il cuore anche del caso di Emanuela Orlandi (la quindicenne cittadina vaticana scomparsa a Roma il 22 giugno 1983), come di quasi tutti i misteri italiani. Nel suo nuovo articolo, Ambrosini non racconta una Spectre all’italiana, ma l’azione sfumata e concreta di figure “che galleggiano sulla linea di demarcazione tra il bene e il male”. Non sono fantasmi: hanno nomi (veri o di copertura), volti, storie che non puoi raccontare a cena con gli amici. Sono strumenti, non protagonisti. E nel caso Orlandi, ci sono stati. Prima, durante e dopo. Non “servizi deviati”, termine che l’autore rifiuta: solo soggetti che rispondono a poteri diversi, operano nell’ombra e non lasciano traccia nei rapporti ufficiali.

Orlandi
Pietro Orlandi

Li trovi nei sequestri, negli appalti, nei depistaggi, nei legami con Mafia e terrorismo. Spesso anche quando “non sono più in servizio”. Ed è su uno di loro che Ambrosini accende i riflettori: Luigi Gastrini, alias “Lupo”, che durante una diretta su Romauno si presenta come ex agente del Sismi. Non è nei registri ufficiali, vero. Ma viene riconosciuto da un maresciallo in tv, e le sue parole arrivano ai magistrati di Bolzano. In tanti lo ridicolizzano, cercando di seppellire anche il minimo straccio di verità. Assist perfetto per chi non ha mai voluto disturbare “certe strutture”. “È sempre la mano che preme il grilletto che determina la morte, non la pistola inanimata”, scrive ancora Ambrosini. E quella mano, in Italia, non è mai stata una sola. Dai tempi dell’Ovra in poi, i servizi non sono un monolite: sono una rete di interessi incrociati, cellule scollegate o complementari, strumenti a disposizione del potere. Quale potere? Dipende dal momento. Dall’obiettivo. Dalla necessità. Nel caso Orlandi, forse hanno coperto, forse hanno ricattato, forse sanno più di quello che hanno mai detto. “Molte volte sono verità mascherate, che solo chi conosce riesce a leggerle”. Ambrosini promette una seconda parte. E sarà il caso di leggerla bene.

Un cartello in ricordo di Emanuela Orlandi
Un cartello in ricordo di Emanuela Orlandi
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