La Sud è tornata. Pure a San Siro. Niente striscioni ok, ma l'impatto si è sentito, contro il Napoli la voce della curva è stata imponente e la stessa cosa, ora, si spera possa succedere lato Inter. Ma ci dimentichiamo di un aspetto, non proprio un dettaglio. Se quelli a cui sarà data la possibilità di rientrare in curva Nord fanno parte di gruppi che ufficialmente hanno preso le distanze da chi è in galera, lo stesso non si può dire dei milanisti. I capi ultras interisti conoscevano i vari Beretta, Ferdico e Bellocco ma in pochi hanno avuto con loro legami di affari (e quando ci sono stati non erano inerenti alle inchieste in corso), tant’è che ne hanno preso le distanze con un comunicato ufficiale già da molto tempo. Per i leader della Sud è diverso: qui comanda sempre Luca Lucci, anche se dal carcere. Il vincolo di appartenenza non ha subito alcun danno. E dopo che qualcuno è passato ai domiciliari, e dopo che hanno ottenuto attenzione da media che pur di averli in trasmissione li hanno tutelati (il patto è stato: veniamo ma niente domande scomode sulle inchieste), credono che il peggio sia passato. E hanno ragione, è una sensazione corretta. Perché nonostante tutto quello che è successo sono più uniti di prima e la figura di Lucci è sempre più carismatica e indiscussa. Quando si ripresentò allo stadio in uno skybox della tribuna per la prima di campionato, il 17 agosto del 2024 insieme a Emis Killa, grazie a un permesso del tribunale di sorveglianza, la Sud tributò a Luca Lucci uno striscione: “Il joker ride sempre”. Con le varie inchieste per tentato omicidio, associazione a delinquere e narcotraffico, di ridere aveva un po’ smesso. Ora invece, il joker, sotto sotto, ha ripreso a farlo. Le accuse, i media, il modo in cui si è comportato nel processo Doppia Curva e si sta comportando in carcere hanno reso più forte il suo profilo. Luca Lucci, in tutta questa storia, è di una stazza diversa. E, a cascata, questo si riflette nella Sud.

L'atteggiamento di Luca Lucci
Anche perché, diciamolo, motivi per mettere in discussione il suo atteggiamento, se gli ultras fossero un po’ più lucidi e meno gregge, ce ne sarebbero. Nelle tre udienze nell’aula bunker di San Vittore Luca Lucci è stato l’unico a parlare. Toni arroganti anche verso i magistrati, coerente con il percorso di mitomania che sta portando avanti da anni, così dice chi lo conosce ma non osa criticarlo pubblicamente. Ma a ben vedere, nei suoi interventi, da una parte ha tranquillamente ammesso di lavorare con serbi e albanesi per lo spaccio internazionale di stupefacenti e dall’altra, per portare avanti la tesi secondo cui i reati erano commessi al di fuori dell’ambiente dello stadio si è sostanzialmente deresponsabilizzato dei pestaggi e delle caz*ate fatte da Hagag, Rosiello e compagnia, accusandoli apertamente e scaricando tutto su di loro. Non proprio un modo di comportarsi esemplare, per un leader. E se chiedi in giro come fa Luca Lucci a passare più o meno sempre indenne a ogni cosa, le risposte che ti arrivano vengono pronunciate a mezza voce: guarda che ad appoggi è messo bene l’amico, ho trovato scritto a mano in un plico che mi è arrivato in redazione; guarda che parliamo di “SS”, mi ha scritto chi non ha intenzione di discutere la sua leadership in pubblico, intendendo i servizi segreti; no, mi dice un altro del suo giro, gli agganci di Lucci vanno cercati da altre parti. Fidatevi, che uno come Luca Lucci come amico, serve. Serve a tanti. È stato lui stesso a farlo capire in alcune sue dichiarazioni. Non ha detto niente di che su questi aspetti ma intanto i nomi di Berlusconi e Salvini nelle sue dichiarazioni li ha buttati lì. Fa specie, considerando che a Milano, la commistione “tra imputati e ministri, diffidati e parlamentari, criminali da stadio condannati e vip vari” c’è sempre stata e c’è tuttora. Le parole tra virgolette le ho riprese da un articolo del cronista Davide Milosa pubblicato sul Manifesto nel 2009. Già, perché nel 2007 era già successo quello che sta succedendo oggi: vennero a galla rapporti confusi, sbiaditi e comunque poco chiari tra la Milano bene e la Milano male, e di mezzo c’erano ricatti, mostre organizzate, racket dei biglietti, fumogeni per interrompere le partite e fare pressione sulla società, chili e chili di droga, nomi di politici che saltavano fuori. Tra i coinvolti di allora ci sono molti dei coinvolti di adesso, come Mauro Russo, per esempio, di cui erano già emersi dei legami con una famiglia calabrese piuttosto chiacchierata. O come quelli del Barone Giancarlo Capelli e di Sandokan Giancarlo Lombardi che, seppur non essendo nell’inchiesta Doppia Curva, sono stati decisivi nell’ascesa di Luca Lucci e del suo cerchio. Insomma, 18 anni dopo sempre là siamo. Certo, in Doppia Curva non è emersa la questione droga, ma qualcosa qualcuno la sta dicendo e i pm che indagano ci stanno lavorando. Non è un segreto che ne abbia parlato Marco Ferdico, unico ex capo interista difeso dallo stesso avvocato di Luca Lucci, che è lo stesso di tutti quelli del Milan, il giovane Jacopo Cappetta. Così come non è un segreto che in curva la droga gira.

La droga, i soldi, il potere
Ecco, diciamolo, magari in curva la media è un po’ più alta rispetto ad altri posti. E qui prima c’era più libertà, prima del 2018 per essere precisi. Poi è stato tutto monopolizzato e lo smercio seguiva meccanismi rodati (la roba entrava nascosta nelle parti intime, possibilmente delle ragazze, e lo spaccio avveniva in zone precise della curva), che portavano nelle tasche di chi gestiva il giro palate di soldi. Soldi veri. Soldi liquidi. Pongo una questione: a causa dell’omicidio di Bellocco a opera di Beretta è diventato chiaro a tutti che soggetti di estrazione ‘ndranghetista, tramite Ferdico, volevano il controllo della curva e in parte lo avevano; ecco, perché nessuno si è mai chiesto come mai alcune figure emerse in questa indagine, come Islam Hagag alias Alex Cologno, e Fabiano Capuzzo sono arrivati in curva Sud del Milan nel 2018 e subito sono entrati nel direttivo? Dalle intercettazioni risulta evidente: per molti dei capi l’Inter e il Milan erano un business, non una fede. Il mondo ultras c’entrava veramente poco. Da quei capi, ora tutti coperti da misure cautelari, diciamolo (ancora una volta), gli ultras interisti si sono distanziati, quelli milanisti no. Questo è bene ripeterlo perché quando Procura e società troveranno un accordo definitivo con i gruppi organizzati (perché verrà trovato) la differenza sarà sostanziale: le facce e le metodologie della Sud sono e saranno sempre le stesse. Le stesse del 2007. Che condividono i soliti obiettivi: visibilità, soldi, potere; in quest’ordine: dal meno al più importante. La visibilità è necessaria, ma serve per stabilire alcune gerarchie. I soldi si fanno in tanti modi, anche con il merchandising, il sito e i pullman per le trasferte (eh sì, diciamolo, fare delle blacklist solo per le partite casalinghe è già stata una concessione). E i soldi, che ve lo dico a fare, pure questi servono. Nelle varie trasmissioni dove è stato ospite Pacio sarebbe stato bello che qualcuno gli avesse chiesto: scusa, ma chi paga tutte le spese degli avvocati? Sta arrivando anche qualche aiuto, e da chi? La trasparenza con il fondo cassa dov’è? Ma nessuno rivolge loro queste domande: per il potere, appunto. Il direttivo della curva Sud è intoccabile. Lo sa chi sta in basso, lo sa chi sta in alto. Ai tempi dello scioglimento dei Commandos (scioglimento è un eufemismo) e dell’unificazione di tutta la curva sotto un’unica sigla, Lucci e Lombardi andarono addirittura a cercare sul luogo di lavoro due della Fossa dei Leoni e li convocarono al Clan1899. Gli spiegarono che volevano esporre il vecchio striscione e fare un comunicato congiunto. Ovviamente quelli della Fossa erano contrari, ma quello striscione tornò in balaustra. Ma dietro, della vera Fossa, non c’era nessuno. E nessuno osa parlare, nessuno tradisce.

Ma tornando un attimo sulla visibilità: avete visto chi è andato in tv a parlare di blacklist? Massimo Elice e, appunto, Pacio. Elice per essere il leader degli Old Clan, un Milan club con alcuni membri inseriti in black list. Pacio per la curva. Pacio è il vero reggente della curva adesso. È colui che ha preso la parola anche davanti al tribunale, nel sit in durante la sentenza di primo grado. Elice e Pacio non sono due qualunque. Elice fu coinvolto nella rissa del 1995 in cui morì Spagnolo detto Spagna, ragazzo di 24 anni ultrà del Genoa. Nel suo Old Clan c’è pure Carlo Giacominelli, altro coinvolto. Storia antica, per carità, ma se ci guardi bene dentro ti accorgi che qualche ferita, se esposta al sole, brucia ancora. Anche la figura di Pacio viaggia nel tempo. Ora soffermiamoci sul presente: Marco Pacini ha sposato la figlia di Stefania Zambelli, ex eurodeputata, ex Lega e vicinissima a Salvini, da un po’ passata in Forza Italia. Eh già, so già cosa starete pensando, che la politica c’entra sempre: c’entrava nel 2007, emersero anche allora dei nomi, in qualche modo c’entra anche adesso. Se non altro perché le curve sono teste. E le teste sono voti. Poi lo so, pure Salvini è un nome che salta fuori con una certa costanza. Salvini e la famosa foto dove stringe la mano a Lucci. Salvini che viene citato en passant sempre da Lucci. Salvini che si propone come mediatore tra curva e società. Semper lù.

E poi Pacio, con la suocera e nonna di sua figlia, condivide anche un processo alla procura Europea, che adesso è in fase dibattimentale. E chi è che li difende? Ya, troppo facile: sempre l’avvocato Jacopo Cappetta. Qui c’entra che ogni parlamentare europeo avrebbe a disposizione 25mila euro al mese per i propri collaboratori, a patto che svolgano lavori legati alle attività parlamentari. Sono soldi che hanno un vincolo di destinazione. L’accusa, per Zambelli, Pacio e altre tre persone è che fosse tutta una truffa. Le persone non avevano nemmeno le qualifiche previste dal ruolo: una faceva la babysitter (tra l’altro dalle carte dell’inchiesta emerge che prendeva un ottimo stipendio che in parte restituiva alla base), un’altra faceva le pulizie, lo stesso Pacio aveva già un altro lavoro, in un primo momento non aveva reso noto il vincolo di parentela con la Zambelli (Pacio è convivente more uxorio), né era molto chiaro cosa facesse; in teoria, era lui a gestire gli altri tre del personale, si occupava delle pr e organizzava degli eventi a cui, hanno documentato gli inquirenti, manco si presentava. Nell’udienza preliminare i tre del personale hanno chiesto di essere ammessi alla messa alla prova, una possibilità prevista dal nostro ordinamento giudiziario che estingue il reato ed è sfruttabile una volta sola nella vita. Per Zambelli e Pacini il processo è andato avanti, la prima udienza è fissata a fine novembre e in totale sono stati sequestrati 170mila euro di beni. Ma, nel caso di una eventuale condanna, rischiano molto poco, non hanno nemmeno richiesto il patteggiamento, sono reati con pene contenute. D'altronde Pacio è abituato a cavarsela. Nel 2009 - e qui andiamo nel passato - è stato condannato per rissa aggravata, la stessa rissa in cui Lucci, durante un derby, tirò un pugno a Virgilio Motta, un normalissimo tifoso, davanti alla figlia che quel giorno compiva 5 anni, accecandolo a vita (vita che durò poco, purtroppo). E nel 2022 era il terminale di un’altra inchiesta su biglietti rivenduti a prezzi raddoppiati e messi a disposizione direttamente dalla società. Insomma, passano gli anni ma in curva Sud, nonostante inchieste, processi per tentati omicidi, condanne, sempre le stesse persone comandano. Il punto qui non è ultras contro società o contro la Procura. Il punto qui è che la società Milan (con il consenso della Procura) potrebbe andare avanti a trattare sempre con le stesse persone. Il punto è che nel caso del Milan gli equilibri non sono cambiati: comandavano loro, loro continueranno a comandare. Il problema qui non è cacciare la curva ma liberarsi da chi la curva la usa solo per fare soldi e giocare con il potere. Un modello simile a quello inglese o tedesco: niente padroni, niente biglietti gestiti nell’ombra, niente interessi privati. Solo tifo. E non una struttura gerarchica con cupola, capi decine e soldati. Quando si parla della curva del Milan bisogna tenere presente questa cosa. E poi continuare a farsi delle domande.

