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Curva Nord e Inter Club senza striscioni. Tra i pochi appesi quello della Banda Bagaj. Massimiliano, uno dei fondatori: “Ecco perché siamo con gli ultras ma a San Siro ci andiamo”. E su Lucci e la Sud è un’altra storia…

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

  • Foto: Ig Banda Bagaj

27 agosto 2025

Curva Nord e Inter Club senza striscioni. Tra i pochi appesi quello della Banda Bagaj. Massimiliano, uno dei fondatori: “Ecco perché siamo con gli ultras ma a San Siro ci andiamo”. E su Lucci e la Sud è un’altra storia…
A San Siro la Nord protesta e resta fuori, ma la Banda Bagaj entra e canta: “Sosteniamo gli ultras, ma non smettiamo di tifare”. Abbiamo parlato con Massimiliano Rizza, tra i fondatori, che ricorda anche l’amico Virgilio Motta. Curva, abbonamenti, restrizioni, curva Sud e curva Nord: ecco tutto quello che ci ha detto

Foto: Ig Banda Bagaj

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

A San Siro e fuori si protesta. La curva Nord ha deciso di non entrare a sostenere la squadra per Inter-Torino dopo le blacklist e l’esclusione dalla campagna abbonamenti. Qualcuno, però, a cantare ed esporre striscioni c’era: la Banda Bagaj. Abbiamo intervistato Massimiliano Rizza, “Max”, uno dei fondatori: “Sosteniamo gli ultras ma non abbiamo mai fatto proteste che prevedessero di non tifare la squadra in campo”. Ecco, dunque, che qualcuno resiste. Suo compagno nella Banda è stato per anni Virgilio Motta, dopo aver perso un occhio per un pugno sferrato durante un derby da Luca Lucci. Motta si è tolto la vita il 21 maggio 2012. Stadio, curva Nord, curva Sud e il tifo anche oltre gli ultras: Massimiliano ci ha parlato di tutto questo.

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La Banda Bagaj Facebook banda Bagaj

Massimiliano, perché voi della Banda Bagaj avete deciso di esporre i vostri striscioni in Inter-Torino nonostante l’invito della curva Nord?

Consideriamo giusti gli argomenti della Nord, ma come Banda Bagaj, in quasi vent’anni di storia, non abbiamo mai fatto proteste che prevedessero di non tifare la squadra in campo. È una decisione che abbiamo preso dopo un confronto con la curva e gli altri Inter Club. Per quanto ci riguarda noi allo stadio ci andiamo e tifiamo, facendo tutto il possibile, nei limiti di quello che è permesso. Siamo con gli ultras, ma quando la squadra gioca noi lo striscione lo esponiamo.

Inchieste, restrizioni, stadio come teatro: ma tra questi estremi, gli ultras e i tifosi “normali”, è possibile una terza via?

Noi siamo un Inter Club, ma allo stesso tempo abbiamo deciso di fare un po’ di attività allo stadio simili a quelle che fa una curva. Quindi diciamo che noi abbiamo interpretato questo tipo di funzione che secondo me funziona. Va detto, però, che è difficile sostituire una curva vera e propria. Poi c’è una questione pratica: fare quel tipo di coreografie richiede soldi. Gli incassi della curva nascono con spirito di solidarietà, mutualistico, che poi questi diventino interessi privati di qualcuno è un altro discorso.

Specialmente a Milano, con gruppi così grandi, le spese sono ancora maggiori.

Gestire una tifoseria organizzata è come gestire un'azienda. E come in ogni azienda servono, tra virgolette, dei dipendenti. Perché vanno curati i social, il merchandising, la vendita online, organizzate le trasferte. Non dico che le persone ci lavorino otto ore al giorno ma quasi. Parliamo comunque di migliaia di persone coinvolte. Tornando alla tua domanda: è veramente difficile pensare a una soluzione alternativa alle curve e che allo stesso tempo garantisca quel tipo di supporto.

I leader dei vari gruppi, poi, hanno una funzione di controllo ed esercitano un potere su tutte quelle persone.

Diciamo che la società, anche per i tifosi per così dire normali, fa qualcosa di particolare. Il grosso del lavoro di gestione dei soci, di fatto, ricade su noi presidenti dei Club. Quando ci sono dei problemi la gente non chiama il servizio clienti dell'Inter, ma chiama noi. Noi gli garantiamo un certo coordinamento e poi gli risolviamo eventuali situazioni complicate. La società si appoggia molto al lavoro, ovviamente gratuito, che facciamo. Da qui il malcontento di tutti.

Voi avevate comunque dei benefici per questi servizi, giusto?

Sì, è vero, ma niente di straordinario. Erano delle concessioni che permettevano al club di fare quel minimo di cassa utile a gestire il tutto, così da non chiedere in continuazione soldi ai soci.

Puoi farci un esempio?

Inter e Milan addirittura offrivano il “biglietto dell’alfiere”: era un accredito che veniva intestato a una persona che magari portava gli striscioni e non pagava il biglietto. Era uno stimolo per avere San Siro pieno di striscioni dei club. Noi come Banda Bagaj usavamo quel biglietto per aiutare delle persone che proprio non avevano possibilità, o qualche ragazzino che poteva averne bisogno. È anche vero che qualcuno ne ha approfittato, magari si faceva dare la delega da cinque o sei club, entrava da solo e si rivendeva a bagarinaggio gli altri accrediti. Con questa e altre scuse lo hanno tolto. Poi, in base al fatturato dei Club, le società ci davano degli abbonamenti in omaggio. Anche quelli sono stati tolti. Tutto questo in una fase in cui i prezzi sono saliti di molto: l'abbonamento del 2019 al secondo anello blu costava il 60% in meno.

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Le blacklist redatte dall’Inter hanno colpito anche i Club?

È una situazione un po' borderline. Diversi soci della Banda Bagaj hanno tante relazioni con la curva, a San Siro amano stare in piedi e cantare, quindi si posizionavano nel secondo anello verde, quello degli ultras. Quindi di fatto in curva ci sono anche persone legate ai Club. Non escludo che qualcuno sia finito in blacklist, ma non ne ho la certezza.

Tu cosa pensi di questo provvedimento?

È una cosa veramente indicibile. Io, per esempio, ho subito un Daspo nel 2012 per aver acceso una torcia allo stadio. Niente di grave, ma per due anni non sono potuto andare allo stadio. Ho scontato la mia pena e ora non posso essere più limitato per quel fatto, altrimenti diventa una pena eterna. Questo non rientra nella nostra concezione di giustizia.

Sono le ombre dell’inchiesta Doppia Curva?

Quella riguarda solo Beretta e i suoi. Sono pochissime persone. Tutti gli altri 5mila, compresi quelli che hanno messo in blacklist, non ne sapevano niente e di certo non hanno preso soldi. Sono scelte che fa la società, spesso pressata dalla Questura, che danneggiano i tifosi che non c'entrano niente. Si capisce che è un provvedimento che mira a colpire il tifo in generale.

Perché?

Quando tu metti i tifosi della curva in blacklist per gli abbonamenti al secondo verde, ma gli dici che si possono abbonare da un'altra parte o che possono comprare il biglietto singolo cosa vuol dire? L'obiettivo qual è?

curva Nord
La curva Nord nerazzurra Ansa

Ed è impensabile che gli esclusi si spostino in altri settori?

Se a chi lancia i cori dici che non può abbonarsi al secondo verde, ma che può andare al secondo arancio, allora lui non farà più cantare i tifosi. Perderebbe il suo ruolo. Impedimenti, come dicevo, che non sono fatti sulla base di reati concreti.

Voi della Banda, comunque, siete con gli ultras anche in questo.

Sì, lo ripeto: siamo con loro nella protesta. E se le autorità hanno arrestato dei criminali ne siamo ben contenti. Io voglio tutelare chi è in buona fede e voglio che giustamente sia punito chi ha fatto delle cose sbagliate.

Va detto che sia gli uomini della curva Nord che della Sud sono accusati di associazione a delinquere.

Nonostante quanto affermato, ad esempio, da Roberto Saviano, la curva dell'Inter è l'unica tra le grandi squadre a non essere stata contaminata dalla ‘ndrangheta. Finché c'era Boiocchi, in un modo o nell'altro, la malavita non è riuscita a prendersi la curva. Quando Boiocchi è venuto meno, adesso sappiamo come, c'è stato quel tentativo di infiltrazione. Quando ci hanno provato seriamente, Antonio Bellocco è stato ucciso. Quindi, paradossalmente, la ‘ndrangheta non ha mai controllato la Nord.

Luca Lucci: di lui cosa pensi?

In curva Nord, senza Beretta e gli altri, le cose sono cambiate, non c’è un problema relativo alla leadership. La curva Sud, invece, è ancora sotto l'ala di Lucci, nonostante anche lui sia in galera. La Nord, proprio perché non aveva una struttura di un certo tipo alle spalle, è rimasta senza controllo. Stiamo parlando, secondo me, di due organizzazioni completamente diverse.

Beretta, Ferdico e Bellocco erano le tre teste, ma perché sei così sicuro che non ci fossero altri sotto di loro in quell’organizzazione ipotizzata dalla Procura?

Nelle organizzazioni criminali c'è una cupola che decide e si divide il grosso dei ricavi. Poi ci sono i braccianti. Se fai parte di una famiglia ‘ndranghetista mafiosa lo sai che quella è la famiglia che comanda e ne diventi parte; se tu fai parte della curva Nord dai il tuo appoggio per fare delle attività, anche importanti in quel contesto, ma non è detto che tu sia a conoscenza di tutta una serie di cose. È ovvio che tutti quelli dell'entourage di Beretta dovevano finire in galera. Ma se uno faceva parte di curva Nord non è detto che fosse coinvolto in quella struttura. Con questo, lo sottolineo, non giustifico nessun comportamento illecito. Chi ha sbagliato deve pagare, non difenderò mai nessuno da quel punto di vista.

Vista la storia della Banda Bagaj, il suicidio di Virgilio Motta, il vostro passato legato a quello di Lucci, cosa hai provato leggendo il suo nome sui giornali quando è scoppiato questo caos?

Quel nome l'ho visto spuntare fuori troppe volte in questi anni. Dalla foto con Matteo Salvini, agli arresti con delle pene dubbie. Se l’è cavata con un anno e mezzo per traffico di droga (una pena stabilita dopo patteggiamento, ndr), è un pregiudicato per reati violenti, con sospetti di avere conoscenze anche nella ‘ndrangheta. Per il pugno a Virgilio è stato condannato a quattro anni e otto mesi, non è che lui non abbia subito le conseguenze del suo gesto. C'è stata una sentenza, un risarcimento, tutto quello che ci doveva essere. Non avrei mai avuto simpatia per Lucci, indipendentemente da quello che è accaduto con Virgilio.

Luca Lucci, il "Toro" della Sud
Luca Lucci, il "Toro" della Sud

Tornando, invece, alla contestazione della curva Nord e alle restrizioni. Ci sono degli elementi effettivamente penalizzanti per voi?

Le nuove regole sulle cessioni dell’abbonamento: sono scandalose. Se fosse una battaglia al bagarinaggio sarebbe sbagliata, perché di certo non lo combatti così. Forse è un modo per avere altri soldi dai tifosi? Siamo sempre più clienti e sempre meno tifosi, e questo non ci fa piacere. Io compro la tessera in un momento in cui non so quando ci saranno le partite, a scatola chiusa. Devo avere la possibilità di cedere il mio biglietto anche magari a mio figlio senza spendere niente di più. Io ho già pagato per quel posto. Chi poi lo rivende a duecento euro va sanzionato, ma non puoi colpire tutti. Poi c’è un’altra questione.

Cioè?

Gli striscioni e le bandiere. Adesso c'è anche il problema delle bandiere al primo anello verde e blu, e i Club che non possono sventolare perché hanno messo l’ingresso per le persone disabili. L'Inter ha gestito molto male la cosa. La prima cosa che avrei fatto, per garantire sia l’accesso dei disabili che lo sbandieramento, sarebbe stata un confronto con gli stessi Club e trovare, insieme, una soluzione buona per tutti. Invece no, la soluzione più facile qual è? Niente più bandiere. Le risposte della Digos, poi, non riesco a comprenderle.

Ti riferisci a qualche episodio particolare?

In Italia da un po' di anni sono stati reintrodotti i tamburi e i megafoni allo stadio. Prima non erano permessi, li avevano vietati con la legge Raciti (introdotta nel 2007, ndr). Cosa succede? Io faccio richiesta, proprio dieci anni fa, quando si svincola questa situazione. La Digos me la nega perché c’erano già i tamburi e i megafoni di curva Nord. Che senso ha? Cosa vuol dire? Perché devi dire no a una richiesta del genere? Poi, gli striscioni: anche per quello devi chiedere il permesso. E anche in quei casi non autorizzano quasi niente. Nemmeno quelli. Posso capire che c'è gente che ne ha approfittato, ha fatto striscioni xenofobi, violenti, con minacce, però alla fine siamo noi a subirne le conseguenze.

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