Le udienze del processo Doppia Curva sono terminate. Si attendono le sentenze il 17 e il 19 giugno. L’inchiesta ha smontato le curve di Inter e Milan. I vecchi capi ultrà sono in carcere o ai domiciliari. Per la Procura avevano creato un sistema finalizzato a estorsioni, aggressioni, gestione del merchandising e dei biglietti. Soldi, prima del calcio; potere e non solo leadership in transenna. Andrea Beretta, il capo della Nord, si è pentito e ha raccontato dei movimenti che stavano avvenendo dietro alla curva interista anche prima della salita a Milano di Antonio Bellocco, il rampollo che lo stesso Beretta ha ammazzato il 4 settembre. Luca Lucci, invece, ha resistito. Anzi, ha detto che lui i soldi li faceva con la droga, non grazie alla Sud. Le accuse nei suoi confronti sono pesanti: si va dal traffico internazionale di stupefacenti al tentato omicidio dell’ex ultrà Enzo Anghinelli, di cui Lucci nell’ipotesi della Procura sarebbe il mandante. Reati gravi. Ma non per i Banditi della Sud: “Settimana dopo settimana i nostri avvocati hanno demolito l’ipotesi accusatoria che vede i nostri amici ingiustamente detenuti da nove mesi, con l’accisa di aver costituito un’associazione a delinquere”. Nessuna distanza, quindi, dai capi del passato e dal loro operato. Loro non facevano niente di male, si dice. Prosegue così il messaggio mandato via social dal gruppo degli ultrà rossoneri: “Abbiamo sentito per mesi tantissime caz*ate su rapper, gossip, concerti ecc, abbiamo subito un processo mediatico da quattro cialtroni che invece di prendere in mano le carte del processo e cercare la verità, hanno preferito trasformare questa vicenda in una telenovela”. Da mesi raccontiamo dell’intreccio che tiene insieme importanti rapper della scena, Emis Killa e Fedez - che non è indagato - su tutti, e gli ultras. C’entra Islam Hagag, con le sue conoscenze in Calabria; c’entrano Lucci e la Why Event, che appare nel logo delle locandine di alcuni live degli artisti. Così non è per i Banditi.

L'attacco a Giletti e Corona
“Tanti hanno perso tempo in questi mesi dietro a trasmissioni spazzatura, che tutto vi hanno raccontato tranne che il reale ‘stato delle cose’, dietro a podcast di pagliacci che vi hanno narrato una realtà ‘falsissima’”. Il riferimento, ovviamente, è sia a Massimo Giletti e a Lo Stato delle cose, che a Fabrizio Corona e il suo Falsissimo. Ma per smontare le ricostruzioni fatte in questi mesi gli ultrà del Milan si sono affidati all’avvocato Jacopo Cappetta, che difende i capi della curva a processo. Il video ha un titolo molto diretto: “La curva Sud Milano non è un’associazione a delinquere”. Cappetta comincia così: durante il processo “sono emersi una serie di dati a mio avviso molto importanti e che hanno portato a ricostruire una realtà del tutto difforme rispetto a quella ipotizzata nel corso delle indagini”. Fin dall’inizio, dice il legale, la pista associativa per la tifoseria milanista sembrava poco percorribile, a differenza di quanto riguarda i gruppi nerazzurri. Il primo elemento fondamentale che per Cappetta ha disarticolato l’ipotesi dell’accusa va ricercato nelle confessioni di Andrea Beretta, il quale nel suo racconto dei business paralleli (baracchini, guardianìa, parcheggi) “ha escluso qualsiasi interesse della tifoseria del Milan”. C’è poi la questione dei biglietti: “Beretta ha raccontato qual era il suo metodo per acquistare le tessere”, dice l’avvocato, “ma tutto questo per il Milan non esiste”.

I rapporti tra Milan e ultras
Nei rapporti tra vertici ultrà e dirigenza, invece, non ci sarebbe stato niente di irregolare, dato che sono sempre stati mediati dallo Slo, Fabio Pansa. Per questo la scelta Milan di costituirsi parte civile “non è assolutamente condivisibile”, poiché nega “il percorso fatto insieme” da curva e società. Al contrario, il club avrebbe potuto dimostrarsi “il più attento alla legalità”. Così non è stato. I problemi riscontrati dalla Procura a San Siro, poi, riguarderebbero qualsiasi dinamica in cui sono coinvolte decine di migliaia di persone. Questioni di ordine pubblico difficilmente riconducibili esclusivamente al contesto degli ultrà. Inoltre, il fatto che in curva ci siano dei pregiudicati per Cappetta non deve precludere il loro diritto alla libera associazione. Ma quali sono gli episodi di violenza su cui si era fondata l’ipotesi accusatoria?
“Lucci stigmatizzava la violenza”
Sostanzialmente sono quattro, tutti accaduti la scorsa primavera: “Uno schiaffo che un membro della tifoseria da a uno steward, gesto deprecabile ma completamente scollegato”. Il secondo episodio è l’aggressione di Motta Visconti in cui è coinvolto Islam Hagag, un avvenimento che poi “si è accertato fosse collegato solamente a una vicenda personale”. La rissa al The Club tra Fedez, Christian Rosiello e Cristiano Iovino, invece, “è stata strumentalizzata in maniera incredibile”. “Abbiamo ampiamento documentato che Luca Lucci non sapesse niente di tutto questo”, aggiunge il legale, “e che avesse addirittura sconsigliato a Fedez di assumere uno della curva”. Infine, l’aggressione avvenuta nei pressi dello stadio ai danni di un tifoso milanista rumeno: la vittima, secondo quanto emerso, avrebbe in realtà fatto la prima mossa colpendo con una bottigliata un altro ultrà. L’idea dell’esistenza di un “cerchio magico di Lucci” dedito a violenze e affari sarebbe dunque una “realtà completamente falsa”. Sarebbero stati i leader, Luca e Francesco Lucci in primis, ad aver “stigmatizzato tutti gli episodi di violenza”. Il tentato omicidio di Enzo Anghinelli è un’accusa che si fonda solo sulle parole della vittima, ma l’innocenza del Toro è dimostrata in “maniera incontrovertibile”, anche grazie al supporto nell’indagine delle autorità francesi e dell’Europol: i messaggi decriptati dai software che Lucci e altri utilizzavano avrebbero dimostrato l’estraneità dai fatti del capo ultrà. Il riferimento al leader della Sud sarebbe frutto di un “depistaggio” messo in atto dallo stesso Anghinelli. Nemmeno le accuse relative alla droga possono essere valutate in questo processo, conclude Cappetta. Mondo di sopra e mondo di sotto a San Siro si incontravano. Ma per il legale della Sud ciò accadeva solo nella Nord. Il 17 e 19 giugno ci attendono le sentenze.
