Inter-Torino, 5 a 0. Sul campo non c’è stata storia, la squadra di Christian Chivu è stata devastante. Marcus Thuram è già in formissima, tirato a lucido, Lautaro Martinez è il solito leader che corre su ogni pallone e il terzo gol è un manifesto. Bene anche i nuovi, Petar Sucic in primis (con Hakan Calhanoglu che era squalificato, ma che dopo la querelle estiva non ha più il posto fisso in mezzo al campo). Decisamente negativa, invece, la situazione sugli spalti: atmosfera spenta, pochissimi striscioni e bandiere. La curva Nord è rimasta fuori in segno di protesta contro le blacklist volute dalla società su indicazione di Procura e Questura. Nell’ultimo comunicato gli ultras hanno spiegato per l’ennesima volta come la pensano: San Siro non è un teatro, i tifosi non sono turisti, se la situazione rimarrà questa lo sciopero continuerà “fino a data da destinarsi”. Nino Ciccarelli sui social è tra i più attivi: condivide storie di altri interisti, manda messaggi alla società e al popolo nerazzurro, pubblica video di quando la curva era ancora una curva. Ma sono tanti, e non solo ultras, che lo seguono e che lo taggano sui loro profili. Il senso di quelle storie è sempre lo stesso: rispetto per la Nord, senza gli ultras il Meazza ha perso l’atmosfera che lo ha reso uno stadio iconico per tutti gli amanti del calcio. Ora, invece, c’è il silenzio. “Ogni volta che entro in questo paradiso mi si illuminano gli occhi e mi fa dimenticare tutta la negatività che ci circonda... e tu, Inter, non puoi rovinare la felicità che noi tutti abbiamo quando facciamo quei gradoni per incitarti fino al novantesimo”, dice qualcuno.

Tra i messaggi ripubblicati da Ciccarelli c’è anche quello di un padre: “Ho portato i miei due figli a vedere alcune partite dell'Inter come fece mio padre quando io ero più piccolo. Gli ultras ci sono sempre stati eppure sono qui a raccontare la storia, perciò significa che non sono così come li descrivono. Vedere una partita senza tifoseria e come andare al concerto di Ligabue ascoltare la musica e non c'è Ligabue. State facendo una grandissima caz*ata tenendoli fuori: sono loro l'anima dell’Inter”. Altri, invece, sono più diretti: “Ci vogliono togliere l’anima”, “Il calcio è della gente”. Quella stessa gente, oggi, si sente esclusa.


Non è soltanto la questione degli abbonamenti negati agli ultras: fin dall’apertura della campagna, i tifosi sui social avevano protestato contro i prezzi folli, giudicati fuori portata e cresciuti ancora rispetto alla scorsa stagione. La società sta imbracciando il modello americano, dicono, in cui il consumo ha preso il posto del senso di appartenenza. Questo vale anche per il Milan, battuto in casa dalla Cremonese per 2 a 1 in un’atmosfera surreale. A San Siro c’erano 75mila persone ma si sentivano solo gli altri. Luca Mastrangelo l’aveva notato anche prima dell’inizio della Serie A, in Coppa Italia contro il Bari; e per quanto riguarda l’Inter un primo segnale era stata l’amichevole a Como, in cui dalle tribune si era alzato al massimo il “coretto della chiesa”.

Nel comunicato diffuso ieri la Nord aveva chiesto anche agli Inter Club di non esporre i loro striscioni per coinvolgerli nella protesta. Così è stato e ancora Nino Ciccarelli li ha ringraziati. Ciccarelli non è l’unico tra i vecchi leader ad esporsi. Anche Tony di Modugno ha parlato: “Indesiderato. Perché? Di ufficiale non c’è nulla. Nessun foglio né da Questura né dalla società Inter. Ufficiosamente, perché sono ‘parte attiva di Curva Nord Milano’. Incensurato, nessuna diffida pregressa o attiva, eppure rientro nella cosiddetta ‘black list nera’, cioè in quella lista di persone che, a differenza degli altri ragazzi, non possono prendere nemmeno biglietti per altri settori dello stadio. Dormite sereni: piuttosto che finire al Terzo Verde resto fuori ogni domenica. Addirittura chiuso il mio Inter Club che portavo avanti da quasi dieci anni e che nulla c’entra con il mio ruolo di fondatore e capogruppo dei ‘North Crew’. Vi assicuro che non si molla di un centimetro!”. Christian Lembo, l’uomo che lancia i cori in curva, ha invece rilasciato una breve intervista a Tancredi Palmeri di Sportitalia, spiegando che coloro che sono finiti in blacklist possono comunque comprare un biglietto in altri settori (lo stesso meccanismo che Marco Pacini aveva spiegato in trasmissione). Dal club al momento non sono arrivate repliche, nemmeno per bocca degli avvocati. Chivu in conferenza stampa aveva sperato in una risoluzione breve di questa situazione. Gli ultras gli hanno risposto poche ore dopo. La protesta continuerà “fino a data da destinarsi”.

