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I Banditi della Sud contro i tifosi del Napoli: “Sono dei quaquaraquà”. E i milanisti invocano i valori ultras. Ma come fanno a parlarne senza prendere le distanze da Lucci, Hagag e dai vecchi leader?

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

  • Foto: Ansa

29 settembre 2025

I Banditi della Sud contro i tifosi del Napoli: “Sono dei quaquaraquà”. E i milanisti invocano i valori ultras. Ma come fanno a parlarne senza prendere le distanze da Lucci, Hagag e dai vecchi leader?
“Lo slogan prima uomini, poi ultras non vale nulla se a pronunciarlo sono dei quaquaraquà”. Lo hanno scritto i Banditi della Sud in un messaggio pubblicato sui social e rivolto agli ultras del Napoli. I milanisti parlano di coerenza, mentalità e valori ultras. Ma davvero possono dare lezioni senza prendere le distanze da Luca Lucci e gli altri leader agli arresti?

Foto: Ansa

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

“Noi siamo la curva”. Le mani battono a tempo, gli ultras gridano all’unisono. La Sud del Milan è tornata a cantare a San Siro interrompendo lo sciopero del tifo annunciato a inizio campionato. In trasferta gli ultras hanno sempre sostenuto la squadra e ora anche in casa i cori si fanno di nuovo sentire. Il Milan ha vinto 2-1 contro il Napoli, un successo fondamentale per Massimiliano Allegri, i giocatori e tutto l’ambiente. Christian Pulisic è stato protagonista della vittoria, con un gol e un assist per Alexis Saelaemakers. In panchina, come spesso capita, Allegri ha dato spettacolo, dopo il lancio della giacca della scorsa partita che ormai è già un culto: stavolta ha calciato un pallone fermo a bordocampo dopo il rischio corso dai suoi sul tiro di David Neres. Mike Maignan, però, ha impedito il pareggio. Vince il Milan, lo stadio è una bolgia. Questo sì che è San Siro. Diverso il tema trattato sui social dei Banditi della Sud. Nella fanzine, infatti, gi ultras rossoneri sono tornati su una questione aperta settimane fa dalla tifoseria del Napoli. Le curve A e B avevano firmato uno striscione in cui definivano le due tifoserie del Meazza come la vergogna del mondo ultrà. Solo ora, dopo la partita, è arrivata la risposta dei milanisti: “Soltanto due anni fa, per la precisione era la primavera 2023, incontravamo gli zozzoni tre volte in poche settimane, in un periodo particolare per la tifoseria napoletana. Nel loro anno più bello calcisticamente parlando, le curve di Napoli erano ‘ostaggio’ di un Presidente padre padrone. NOI ULTRAS presenti nel settore ospiti, senza alcuna esitazione, da metà del secondo tempo facemmo partire a più riprese cori contro De Laurentis, seguiti dall'applauso dei 50mila del Maradona, che nonostante il primo posto in campionato e i quarti di Champions alle porte, erano costretti a vivere le partite in un silenzio spettrale (esattamente come sta capitando a NOI in questo periodo)”. Emblematico il titoletto della fanzine: “Due facce della stessa medaglia. Coerenza e mentalità”.

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La fanzine dei Banditi della Sud

Sì, perché per i Banditi la questione sono proprio i valori ultras. Loro li hanno incarnati schierandosi a fianco della curva rivale. Al contrario i napoletani hanno fallito in questa missione: “Lo scorso anno i Napoletani si sono presentati a San Siro dietro lo striscione NO BUSINESS al grido di ‘noi non siamo parcheggiatori’ che detta così fa già ridere se non fosse che certi slogan, certi striscioni, certi comunicati ce li si può aspettare da chi reprime il nostro movimento e non di certo da chi ne fa parte (ricordiamo per l'ennesima volta l'estraneità dei ragazzi della curva Sud Milano nella gestione di parcheggi, concerti, baracchini ecc.)”. In effetti, nelle carte dell’inchiesta Doppia Curva non si parla di questi affari per quanto riguarda la curva milanista. Solo i vecchi leader sono in carcere, mentre chi è rimasto intoccato ora si trova in blacklist, escluso dalla campagna abbonamenti per la curva. Le accuse che pesano sulle spalle di Luca Lucci, Islam Hagag e gli altri sono sempre state definite “vicende private”, esterne all’ambiente stadio, lontane dall’ecosistema ultrà rossonero. Chi ha sbagliato deve pagare, chi è rimasto fuori deve poter tifare. Ed è ancora su questo punto che la Sud attacca le curve A e B del Napoli: “Nessuno di noi si è mai sognato di fare striscioni quando il leader di Curva A ha deciso di vendersi amici, parenti, cane e gatto per avere privilegi personali, o quando uno dei gruppi più importanti della Curva B ha comunicato la ‘decisione irrevocabile di chiudere la propria storia’, salvo poi continuare a mettere lo striscione come se nulla fosse, dopo la vicenda in stile Beautiful che ha coinvolto alcuni responsabili del loro gruppo”. Due pesi e due misure, quindi. Il messaggio si conclude così: “NOI non siamo né inquirenti né giudici, i panni sporchi ognuno se li deve lavare in casa propria e nella vita è importante dare il giusto peso alle parole perché altrimenti lo slogan PRIMA UOMINI, POI ULTRAS non vale nulla se a pronunciarlo sono dei quaquaraquà. D’altra parte, cosa ci si può aspettare da una tifoseria che il primo maggio 1988 ha rotto il gemellaggio con NOI solo per aver perso lo scudetto, quindi per un risultato sportivo e non per dinamiche ultras?! Dispiace oggi non aver di fronte i gruppi del tifo organizzato partenopeo, colpiti dall'ennesimo inconcepibile divieto di trasferta, perché per NOI la lotta repressione non ha colori e bandiere, ma forse solo per NOI e pochi altri...”.

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Il messaggio mandato agli ultras del Napoli

In Milan-Fiorentina gli striscioni torneranno a San Siro, vessilli che sono espressione massima del pensiero e dei valori ultras. La Sud parla al plurale e dice “noi” (scritto in maiuscolo in tutto il comunicato). In quel soggetto plurale sono compresi anche coloro che sono stati condannati in primo grado. Verso di loro i Banditi e Marco Pacini “Pacio” hanno sempre espresso vicinanza e sostegno. Difficile, però, che quelle azioni, seppur compiute da singoli, si possano semplicemente ridurre a questioni private. L’accusa è di associazione a delinquere, ovviamente da confermare fino al terzo grado di giudizio. Luca Lucci è anche accusato di essere un narcotrafficante internazionale e di coltivare rapporti con persone considerate vicine alla ‘ndrangheta. Islam Hagag, in maniera analoga, stando a quanto è scritto nelle carte della Procura, poteva contare sull’appoggio di figure vicine ad ambienti criminali calabresi per l’organizzazione di eventi in Calabria. Dei legami con il mondo discografico e le amicizie con i rapper abbiamo già detto: per conto di chi agiva Hagag dato che non aveva nessun incarico in Vivo Concerti, società che si occupa dei live di Fedez e Emis Killa? Sapeva Vivo chi c’era dietro la Why Event? Ricordiamo che nessuno della società di Clemente Zard è stato mai indagato. I tentacoli di Lucci, però, arrivavano molto oltre San Siro, la sua influenza totale. Allo stadio e non solo. Reprimere il movimento ultras in toto, senza i dovuti distinguo, sarebbe un eccesso di prudenza, una punizione nei confronti di una cultura che, piaccia o meno, esiste da decenni ed è vivissima anche in città più piccole di Milano. Il timore è che San Siro si trasformi in un esempio negativo. Allo stesso tempo la posizione degli ultrà milanisti rispetto all’operato dei capi ora in galera è complicata da accettare. I Banditi parlano di valori e rinfacciano ai tifosi del Napoli di averli traditi. Non cerchiamo santi in curva, ma tra le parole del titolo della fanzine c’era “coerenza”. Ecco, di questa invece si deve parlare.

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"Prima uomini, poi ultras"?
https://mowmag.com/?nl=1

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