Il reato di cattiva frequentazione non esiste nel codice penale, ma estorsione e pestaggio sono crimini ben definiti. Ed è anche su questi capi d'accusa che si sono chiuse le ultime battute del processo abbreviato che ha coinvolto gli ultras delle curve di San Siro. Le condanne più pesanti sono arrivate martedì 17 giugno: dieci anni ciascuno per Andrea Beretta e Luca Lucci, i vertici del sistema che per la Procura ruotava intorno allo stadio. Due giorni dopo, giovedì 19 giugno, è toccato a Christian Rosiello, ex bodyguard di Fedez, ricevere una sentenza di quattro anni e venti giorni. Il suo nome era emerso nell'inchiesta per l'aggressione al personal trainer Cristiano Iovino, episodio scaturito dalla rissa scoppiata al The Club. Mentre le condanne piovevano intorno a lui, l'indagine sull'ex marito di Chiara Ferragni è stata archiviata. Il cerchio delle sentenze si è completato con Francesco Lucci, fratello di Luca, condannato a cinque anni e sei mesi, e Riccardo Bonissi, che ha ricevuto tre anni e otto mesi. Pene che disegnano il quadro di un'organizzazione ramificata, i cui tentacoli si estendevano ben oltre le curve degli stadi. Questo almeno per il primo grado di giudizio.

Fedez non ha mai nascosto le sue relazioni con gli ultrà. “Io non tradisco le amicizie”, aveva ribadito durante un'intervista a La Zanzara, rivendicando apertamente i suoi rapporti con quel mondo. Tra i condannati figura anche Islam Hagag, definito dalla Procura come “fedelissimo” di Lucci e presunto ponte tra gli ultras e l'ambiente musicale. La giudice Rossana Mongiardo ha stabilito per lui una condanna di tre anni e quattro mesi. Ora gli ultras dovranno affrontare il percorso dell'Appello e della Cassazione, ma dai Banditi della Sud filtra fiducia. “L'accusa di associazione a delinquere non regge”, sostengono Marco “Pacio” Pacini e l'avvocato Jacopo Cappetta. Quest'ultimo, parlando a margine del processo, ha puntato il dito sulle presunte lacune dell'impianto accusatorio: “Manca un programma associativo volto a commettere i delitti in maniera nitida. Anzi, gli episodi che il pm ha indicato come violenti dimostrano che non è una violenza preventivata e comunque non voluta dai capi”. Secondo Cappetta, queste lacune emergerebbero con particolare evidenza proprio nei casi di Luca e Francesco Lucci.
