Questa storia di ultras non finisce con una sentenza di primo grado, ma continua dentro e fuori da San Siro. Le notizie, però, arrivano dalla Procura e riguardano alcuni dei vertici della curva Sud del Milan. Per Islam Hagag e Fabiano Capuzzo sono stati predisposti gli arresti domiciliari. Entrambi erano stati condannati in primo grado nel processo Doppia Curva: Hagag a tre anni e quattro mesi, Capuzzo a quattro anni e quattro mesi. Ora torneranno a casa. Non sono gli unici, comunque, che sono usciti dal carcere: così è stato anche per Christian Rosiello (ex bodyguard di Fedez) e Riccardo Bonissi. Per la scarcerazione di Hagag e Capuzzo serviranno comunque tempi tecnici, legati a procedure burocratiche e alle misure necessarie per il monitoraggio. Dovranno essere predisposti i braccialetti elettronici ed effettuati i collegamenti con le reti domestiche, così da garantire il rispetto delle prescrizioni previste dal regime domiciliare. Due nomi, tanti collegamenti. Islam Hagag, detto Alex Cologno, è tra le figure più citate sia nelle carte dell’inchiesta coordinata dalla Procura sia nelle ricostruzioni giornalistiche. Centrale il suo rapporto con Luca Lucci, di cui viene considerato fedelissimo. Lucci, scrivono gli investigatori, “facendo leva sull'intraprendenza del suo fedelissimo Hagag Islam, già in contatto con alcuni imprenditori operativi nel settore (musicale, ndr), molti dei quali di origine calabrese”. La società che gli aveva consentito di inserirsi nel business dell’organizzazione di eventi è la Why Event, intestata alle mogli di Lucci e Matteo Norrito (ultrà della curva Nord). Da qui discende gran parte delle vicende che in questi mesi abbiamo raccontato.

Alex Cologno conosceva bene Fedez e con lui aveva stretto un rapporto molto stretto, di fiducia reciproca. Emblematico in questo senso il caso di Deliceto, dove il rapper si è esibito il 22 settembre 2024: “Alex Cologno (Islam Hagag, ndr) era il personal di Fedez”, ha detto un promoter a Enrico Lupino de Lo Stato delle cose. Ma sono altre le fonti che ci hanno riferito di situazioni analoghe. Nel corso di un evento ad Assago il 28 ottobre 2023, un nostro contatto si è avvicinato a Emis Killa per valutare possibili opportunità di collaborazione. L’artista, secondo quanto riportato dalla fonte, avrebbe indicato come referente proprio Islam Hagag. All’epoca, però, la società Why Event non era ancora costituita (l’iscrizione alla Camera di Commercio sarebbe avvenuta solo il 23 gennaio 2024). Ed ecco quindi la domanda: per chi stava lavorando il capo ultrà milanista? A questa testimonianza se ne aggiunge una ulteriore, sempre riportata da una persona del settore. Nell’agosto del 2024 questa persona si sarebbe interessata alla possibilità di portare Fedez e Killa in Puglia per alcuni live. Come abbiamo scritto, i messaggi sono espliciti: “Sto aspettando l’ok di Vivo e procediamo. I ragazzi sono d’accordo, i soldi interessano. Emis e Fede ok 100%”. Ecco, Vivo Concerti: sulle locandine di diverse date dell’ex marito di Chiara Ferragni compaiono entrambi i loghi, quello della società di Clemente Zard e quello della Why Event. Della natura di questa collaborazione nessuno ha voluto parlare. Come mai? Specifichiamo comunque che nessun dipendente o dirigente di Vivo Concerti è stato assolutamente indagato. I dubbi, però, restano vivi e le domande sono lecite. Lo abbiamo detto spesso: questione di relazioni.

Ancora Hagag è stato coinvolto in un evento collaterale all’inchiesta sulle due curve di Milano. Il 4 aprile 2024 quattordici ultras milanisti, tra cui Hagag, hanno preso parte a un agguato a Motta Visconti. Dopo aver intercettato la vittima all’uscita di un bar, alcuni lo hanno picchiato brutalmente, mentre altri formavano un cordone per coprire il pestaggio. Qualcuno riprendeva l’aggressione. L’ipotesi è che l’azione fosse legata a un debito di droga di un amico della vittima. Il tutto è stato ripreso da delle telecamere di sorveglianza. Gli ultras della curva Sud estranei all’inchiesta hanno parlato in maniera sempre molto netta di questi fatti e delle accuse pesanti che gravano su Luca Lucci: vicende private che con lo stadio, e dunque con l’indagine, non hanno niente a che fare.

Fabiano Capuzzo, come il suo compagno ultrà, tornerà a casa per scontare i domiciliari. Anche lui, come Hagag, è legato a Luca Lucci: a Monza ha aperto uno dei negozi del franchise di barberie del Toro, Italian Ink (che Lucci voleva far aprire anche a Fedez), insieme a Emis Killa. Sul rapper grava a sua volta l’accusa di associazione a delinquere — circostanza che lo aveva spinto a rinunciare a Sanremo. Durante una perquisizione nella sua abitazione, gli inquirenti hanno trovato un vero e proprio arsenale: sette coltelli, tre tirapugni, un manganello telescopico, un taser e quasi 40 mila euro in contanti. Alcune immagini lo immortalano anche a San Siro, accanto a Lucci e ad altri membri della curva, mentre viene aggredito uno steward ai tornelli: il rapper, va precisato, non colpisce in alcun modo. Resta però la cornice già emersa più volte: i legami stretti tra ultrà e mondo rap.

In primo grado ci sono state le condanne, ora alcuni degli ultras usciranno dal carcere. Resteranno ai domiciliari in attesa degli altri gradi di giudizio. Nei tribunali e fuori, fino ai cancelli di San Siro: storie di ultras che per il momento non sono ancora finite.
