"Nelle microcassette e videocassette VHS sequestrate durante le perquisizioni domiciliari c'erano il video dei Backstreet Boys e trasmissioni varie, alcune erano vuote. Voglio dirvelo per anticipare lo scoop del secolo di chi non vuol fare cronaca e vuol fare altro”. Queste le parole di Pietro Meneguzzi, cugino di Emanuela Orlandi e figlio del tanto chiacchierato zio Mario, che nelle ultime settimane è finito ancora una volta nel calderone mediatico. Motivo? la presunta “pista familiare” dietro la scomparsa della quindicenne cittadina vaticana. Una pista che, a distanza di quarantadue anni da quel 22 giugno 1983 non ha mai portato a nulla, se non a gettare fango sulla famiglia di Emanuela, vittima insieme a lei di quanto accaduto in quel caldo pomeriggio d’inizio estate. Pietro Meneguzzi, insieme al cugino hanno partecipato all’ultima puntata di ‘Chi l'ha visto?', spiegando, di nuovo l’ordine dei fatti: “Quello di cui parlano alcune testate sono sempre le stesse storie da 42 anni. Ogni tanto vengono ritirate fuori per far sì che la verità si allontani". infatti, la perquisizione nelle case in qualche modo legate allo zio di cui tanto si è parlato in realtà è avvenuta nell’aprile del 2024, e non recentemente come era stato lasciato credere. E cosa sarebbe stato trovato di tanto eclatante? Microcassette audio e delle videocassette VHS, tutte sequestrate e ispezionate con attenzione. "La registrazione della trasmissione televisiva ‘Sei forte maestro' con Emilio Solfrizzi e ancora, una vecchia puntata di ‘Telfono Giallo'. Nessuno scoop, solo tanti nastri dimenticati in un angolo della casa, come probabilmente ce ne sono in molte degli italiani che custodiscono vecchi ricordi".
Sembra che ogni tot tempo si torni sulla questione dello zio Mario, come già accaduto nell’estate del 2023: “È l'ennesimo tentativo di depistaggio, siamo arrabbiati e amareggiati. Dopo la scomparsa di Emanuela non so cosa sarebbe accaduto se non ci fossero stati loro ad aiutarci, mio cugino Pietro per 42 anni è stata la persona che mi è stata più vicino in assoluto". Ha spiegato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Perché, ricordiamo, lo zio Mario nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa della nipote si è occupato di rispondere alle telefonate dei presunti rapitori di Emanuela, e tenne i rapporti con la stampa. “Mio padre è deceduto nel luglio del 2009. Oggi avrebbe avuto 93 anni e credo che se fosse vivo non sarebbe neanche uscita questa cosa. Si tratta di un vecchio sospetto accantonato. Furono delle avances verbali e niente di più come ha detto nel 2023 Natalina in conferenza stampa. Sono sempre le stesse storie che tirano fuori per allontanare dalla verità, quella vera, ma noi siamo ancora qui. Comunque è giusto che dopo 42 anni la Procura riparta da zero e indaghi di nuovo su tutte le piste. Siamo stati richiamati tutti dal Pm che vuole ricostruire la vicenda”. C’è poi la questione dell’alibi. Il giorno della scomparsa Mario Meneguzzi era insieme alla moglie Lucia, la figlia Monica e la cognata Anna Orlandi a Torano, nella casa dove trascorrevano le vacanze. Il suo alibi venne evidentemente accertato da chi condusse le indagini all’epoca. Racconta il figlio: “Ero a casa con la mia fidanzata dell’epoca, stavamo festeggiando il suo compleanno. Alle dieci chiama zio Ercole e mi dice: Emanuela non è tornata a casa, mio padre era in montagna a Torano. Mio padre lascia tutto e scappa a Roma. Entrambi ci trasferiamo a casa di Emanuela”. Ad aspettare in un ritorno che a distanza di quarantadue anni non hanno mai smesso di attendere…