La campagna acquisti Mediaset per la prossima stagione è piena zeppa di novità che ci riportano al 1995: nel preserale vedremo 'Sarabanda' di Enrico Papi, Max Giusti è stato soffiato alla Rai (e a Tv8) per piazzarlo al timone di 'Scherzi a Parte', riconfermata 'La Ruota della Fortuna' guidata da Gerry Scotti - che si alternerà, per la prima volta nella storia dell'access, a 'Striscia la Notizia'. Vabbè, ma qualcosa che puzzi un filo meno di naftalina? Pier Silvio ci ha pensato. Ci ha pensato bene, ci ha pensato a lungo e nella sua reggia di Portofino, ha avuto un'illuminazione per attirare il pubblico 'giovane': eureka, Alessandro Cattelan! L'eterno enfant prodige, epurato di fresco dalla Rai per l'infinita collezione di ascolti tragicomici in qualunque fascia del dopocena tv, cade in piedi e rispunterà a gennaio sempre in seconda serata, a condurre un 'late show' (probabilmente su Italia 1, visto che i programmi dell'ammiraglia, nonostante le solite promesse da Sailor Moon marinaretta, finiscono all'ora dei vampiri e dei licantropi). Sky, Netflix, Rai 1, Rai 2, in autunno Disney Plus, come giudice a 'Italia's Got Talent': Cattelan ha girato tutte le possibile parrocchie tv, dovesse fallire pure in Mediaset, sarebbe la fine - nemmeno Amadeus è riuscito a portare ascolti validi su Nove, nonostante le sue proposte di intrattenimento fossero tutto fuorché orrende. Sandrino, quindi, stavolta deve funzionare anche a livello di numeri, per quella che sarebbe la prima volta in carriera. Onde evitare di ritrovarsi a La7. O su TeleCapri che, dopotutto, sarebbe pressoché la stessa cosa. Come fare? Abbiamo alcune idee...
Born to be a Supernova - che poi è anche il titolo del suo podcast, Cattelan nel tempo si è perennemente dimostrato poco più di un cerino bagnato. Dal 2014 al 2020, di stanza a Sky, per fargli condurre 'X Factor' gli era stato dato il contentino di un 'late show' in seconda serata. Percepito come grande successo, 'Stasera c'è Cattelan', in realtà ha macinato ascolti pressoché disastrosi: l'ultima edizione (e non solo quella) si aggirava, di media, intorno allo 0,40 % di share, poco più di 100mila affezionati telespettatori, non riuscendo comunque mai a superare il 'picco' dei 300K crani e spicci all'ascolto - qui un illuminante e spietato grafico con tutti i numeretti. Nonostante l'invereconda débâcle, nel 2022 il golden boy viene convocato in Rai dove, dopo qualche poco incoraggiante prima serata (lo show 'Da Grande'), eccolo tornare alla sua nicchia d'origine, la seconda serata: comincia l'avventura quinquennale (!) di 'Stasera c'è Cattelan' e, di nuovo, in pochi se ne accorgono davvero. Di preciso, dai 300 ai 500mila cristiani - ma gli 'apici' di share vengono raggiunti soltanto quando a fare da traino c'è Stefano De Martino con 'Stasera tutto è possibile'. Si può ipotizzare, dunque, che il pubblico fosse semplicemente rimasto lì, addormentato sul divano, dopo lo scivoloso programma dello scugnizzo d'oro, ex borsetta da passeggio di Belen.
Detesto i numeri, ma qui stiamo parlando di 12 anni di malcelata indifferenza nazionale nei confronti di Alessandro Cattelan e dei suoi late show onomastici. Si tratta di un unicum nella storia televisiva: a nessuno, prima di lui, è mai stato concesso di fallire così tanto, continuativamente, ricevendo in cambio promozioni (per esempio, la co-presenza all'ultimo Sanremo insieme al Dopofestival) al posto di pernacchie e arrivederci. La tv, specie quella generalista, non è un ente benefico caritatevole: fin troppi possono raccontare, dicendo il vero, d'esser stati fatti fuori al primo accenno di flop. O, come nel caso di Victoria Cabello, senza averne neanche avuto l'opportunità di farne davvero uno. Lo avevamo già scritto nel 2023, ma val sempre la pena ribadirlo: assurdo che la conduttrice di 'Very' e 'Victor Victoria' (prima Mtv, poi La7) non abbia mai ottenuto mezza chance di trovarsi al timone di un late show, quando per anni è stata la regina delle interviste in seconda serata. E con merito. Non si tratta (solo) di gusto personale: l'ultima edizione di 'Victor Victoria' è andata in onda sul canale 7 del telecomando - che ai tempi esisteva ancora - oramai 15 anni fa, nel 2010. E sussitono gif e meme a riguardo. Chi c'era, non se ne è mai dimenticato. Eccezion fatta per i miopi vertici delle generaliste (e di Sky). Inspiegabile, uno dei più grossi misteri della nostra tv. Insieme, ovviamente, al 'successo' di Alessandro Cattelan.
Alessandro Cattelan che, stavolta, in quel di Mediaset deve davvero trovare il modo di non floppare. Abbiamo alcuni suggerimenti che speriamo possa trovare d'aiuto. L'enfant prodige di 45 anni all'anagrafe non se l'è mai vista brutta, a prescindere dai risultati. A un soffio dalla maggiore età, è diventato vj di Mtv e da lì proclamato astro nascente a vita. Per prima cosa, avrebbe bisogno di rendersi conto che così non è: il suo modo di fare tv, semplicemente, non piace, è respingente per il pubblico. Non perché troppo raffinato e 'americano', troppo 'avanti' - questa la narrazione, lo storytelling che in genere spiega i suoi bassi ascolti, con la scusa dell'avanguardia, 'l'Italia non è pronta'. Alessandro Cattelan sarebbe un ottimo 'giovane' Carlo Conti: una macchina televisiva, in grado di portare avanti la scaletta dall'inizio alla fine senza incespicare, dalle parti dell'infallibile, cronometro alla mano. Prima che il nostro se ne andasse in Rai, non si erano mai viste papere alla conduzione di 'X Factor', pensavamo tutti che fosse una roba semplicissima da fare. Invece no, onore al merito, era bravo lui a oliare per bene tutte cose, restituendo l'impressione che fosse 'facile' stare alla guida di quel talent.
Però Alessandro Cattelan non è simpatico. Nè empatico. Ha il calore percepibile di un foglio Excel. Nemmeno uno di quelli con le griglie colorate. Questa cosa non si impara, ci nasci oppure no. Cattelan, al timone dei vari programmi di interviste che gli sono stati affidati nell'arco di dodici lunghi anni, ancora non ascolta le risposte dei suoi ospiti, ha già in mente la domanda dopo, come a voler dimostrare quanto sia veloce, 'smart', fenomenale, rapito dal suono della propria stessa voce. Così, per esempio, se Belen Rodriguez ribattezza Virginia Raffaele 'quella... Raffaella', lui replica 'sì sì' - è successo davvero - perché non è interessato né partecipe, vuole andare avanti. Fino al momento dello sketch (liberamente 'ispirato' da qualcosa che David Letterman prima e Jimmy Fallon poi avevano già fatto almeno una decade prima), quando finalmente sarà protagonista della scena. Magari insieme all'ospite di turno, per carità. Ma Cattelan impalla a causa del suo ego e questa cosa arriva allo spettatore che, di media, vorrebbe solo dirgli 'Spostati che non vedo niente!'. Ma lui non si sposta. Perché è da quando ha 19-20 anni che si sente ripetere d'essere il piatto forte, la star. Non può concepirsi in nessun'altra maniera.
Intrappolato nella percezione del proprio successo, Alessandro Cattelan ha da abbassare la cresta. Almeno a livello televisivo. Fa sorridere pensare alla sua possibile reazione quando Pier Silvio Berlusconi gli ha proposto di sedere nella giuria di 'Io Canto', offerta ovviamente rifiutata. Eppure, il nostro dovrebbe fare, magari non questo, ma qualcosa di nazional-popolare, di rustico, di 'normale'. Dovrebbe, insomma, imparare a 'spostarsi', a sporcarsi le mani mostrandosi alla volgar pancia del Paese. Non sarebbe una diminutio, ma letteralmente ciò che gli serve. Continuando a rimanere nella seconda serata, si parla addosso, da solo, circondato da yes-men che, immaginiamo, gli diranno a iosa 'Quanto sei bello!'/'Quanto sei bravo!". Nessuno sviluppa una personalità televisiva in questo modo, negandosi la possibilità di diventare un volto di rete riconoscibile, magari un giorno forse pure 'amato'.
Nemmeno a Raffaella Carrà, e parliamo di Raffaella Carrà, è capitato di non avere 'down' di carriera. Ve lo immaginereste mai Alessandro Cattelan a contar fagioli in tv? No. Infatti, questo è parte del problema, se non proprio il cuore del problema. Guardando oggi basti pensare alla parabola di Amadeus: tempo e tempo addietro, andò via dalla Rai per Mediaset, il Biscione lo lasciò in panchina e lui, pur di tornare all'ovile del Servizio Pubblico, non si fece alcun problema a mettersi in capo la parrucca platino di Sandy Marton concorrendo a 'Tale e Quale Show'. Come sia andata da lì in poi, è storia: cinque Sanremo di fila che rimarranno per sempre nella memoria collettiva. Ora l'infelice mossa dello sbarco su Nove, va bene, ma Amadeus è uno che rischia, che appunto si sporca le mani perfino a 62 anni. Il 45enne Cattelan, invece, si percepisce troppo chic, troppo 'alto' per concedersi l'occasione di non prendersi così maledettamente sul serio, una singola volta in vita. Sembra un paradosso - ma non lo è, dopo 15 anni e più di tv, gli manca la gavetta, non ha mai dovuto provare ad attirare l'attenzione, quella gli è sempre stata spacciata e raccontata per dovuta.
Se anche a Mediaset manterrà la stessa attitude, cerchiamo di parlare in lingua - magari è la volta che ci capisce, non andrà lontano. La storia, come si sa, tende a ripetersi. E continuare a fare la stessa roba, nonostante gli esiti infausti raccolti fin qui, andrebbe oltre i limiti dell'umana comprensione. Se floppa pure dal Biscione, avendo già fatto 'tutto', la prospettiva sarà TeleCapri. Oppure Prime Video che, tanto, ha un sacco di soldi da spendere per programmi che non guarda nessuno (CINQUE edizioni di 'Lol'?? Ma davvero?!). Però ecco, questo è il punto: continuerà a non guardarlo nessuno. Un eterno (aspirante) showman compiaciuto di rimirarsi allo specchio, alla personale ring light da selfie che è sempre stata, per lui, la telecamera. Ale, non è più tempo. Né ce n'è. Non fare il Fallon!