Un risveglio da profondo rosso quello che ha vissuto la città di Modena, forse lo scenario di un nuovo femminicidio in Italia. Nella notte tra il 10 e l’11 giugno, infatti, un uomo di quarantotto anni si è presentato al Comando Provinciale dei Carabinieri della città e, al militare di servizio, ha rivelato che nel bagagliaio del furgone parcheggiato vicino la caserma, aveva nascosto e trasportato il cadavere della moglie. Secondo quanto dichiarato nella nota ufficiale della Procura (questa pubblicata dalla Gazzetta di Modena), “alcuni militari specializzati hanno aperto il veicolo, senza compromettere le fonti di prova, constatando che effettivamente nel bagagliaio del veicolo c’era, rannicchiato, il cadavere di una donna”. La vittima, una cittadina italiana quarantenne di origini russe, si legge ancora nel comunicato, “presentava il capo interamente coperto da un sacchetto nero di plastica stretto al collo con un filo elettrico plastificato. Rimosso il sacchetto, la donna risultava avere il collo stretto con una cintura”…
La prima ipotesi è stata, e continua a essere, quella del femminicidio. L’uomo, quindi, è stato “arrestato nella quasi flagranza del delitto di omicidio aggravato ed è stato portato alla casa circondariale di Modena, su disposizione della Procura, in attesa della successiva udienza di convalida dell’arresto davanti al giudice per le indagini preliminari”. Il caso, ancora tutto da accertare, non può far altro che rimandare all'omicidio di Giada Zanoli avvenuto solamente poche settimane fa in Veneto, nella provincia di Padova. La ragazza, madre di un bimbo di tre anni, spinta giù dal cavalcavia di Vigonza lungo l’autostrada A4 dal compagno. Due episodi che potrebbero assomigliarsi più di quanto possa sembrare. Infatti, anche nel presunto femminicidio di Modena, secondo quanto rivelato dalla Procura, ci sarebbe l’ombra di un rapporto ormai agli sgoccioli, e soprattutto la battaglia per l’affidamento dei minori. “Dalle prime indagini svolte - si legge nel documento ufficiale - è emerso anche che la vittima aveva avviato, davanti alla autorità giudiziaria di Innsbruck (Austria), una procedura per la regolamentazione dell’affidamento dei figli minori e l’esercizio del diritto di visita [...] un giudice aveva stabilito la collocazione prevalente dei minori presso l’abitazione della madre ed il diritto di visita del padre. L’indagato, nel gennaio 2024, aveva poi proposto ricorso al Tribunale Civile di Modena per separazione giudiziale con addebito a carico della donna”.