Il nome di Franco Meloni (padre di Giorgia) morto nel 2012, è tornato al centro dell’attenzione dopo le ultime rivelazioni del pentito Nunzio Perrella che domenica verranno affrontate dal programma Report. L'ex uomo d'onore ha accusato il papà di Giorgia e Arianna Meloni di essere stato un pericoloso corriere della droga al servizio del boss campano Michele Senese. Per capirci qualcosa abbiamo intervistato chi conosce bene il pentito Perrella e l’ambiente camorristico in generale: Nello Trocchia, giornalista del Domani, quotidiano su cui si è occupato del caso.
Chi è Michele Senese?
Michele Senese è il vero imperatore in una città come Roma che mal digerisce i regnanti. È arrivato negli anni ‘80 nella Capitale ed è l’emanazione di una delle famiglie criminali più potenti e sanguinari dell’intera Campania, il clan Moccia. Per dare un’idea a chi ci legge da ultimo è riuscito ad infilarsi nel settore petrolifero, diventando una delle organizzazioni più ricche e pericolose.
Questo rende l’idea della forza del clan.
I Moccia sono fra le famiglie criminali più potenti attualmente in Campania insieme all’Alleanza di Secondigliano. Hanno finto di aver dismesso le attività criminali attraverso una fantomatica dissociazione alla Camorra negli anni ‘90, purtroppo qualcuno ci ha creduto. Il problema è che i Moccia non hanno mai smesso di essere quello che sono: camorristi e criminali di primo piano che sono stati in grado di inserirsi ovunque.
Torniamo a Senese.
Sì, Michele Senese negli anni ‘80 si sposta a Roma quando in Campania c’era la guerra fra la Camorra cutoliana e la Nuova Famiglia, i Moccia erano alleati con la seconda. Da quel momento Senese diventa il riferimento della famiglia nella Capitale. Michele Senese viene anche chiamato “il pazzo”. È diventato un riferimento per i criminali e non solo. Pensate che quando voleva gli arrivava il pesce freschissimo dai migliori ristoranti di Roma.
Perchè veniva chiamato “il pazzo”?
Perché si fingeva malato di mente e attraverso la compiacenza di medici e professionisti è riuscito ad evitare il carcere per anni. Lui ha sempre inventato queste follie, molte volte ci hanno creduto ed ha continuato in comunità dove faceva il bello e il cattivo tempo.
Adesso dove si trova Senese?
Mentre noi parliamo è in carcere, non è al 41-bis nonostante la caratura criminale di primissimo livello, ma è in regime di alta sicurezza, gode di diversi permessi. Ogni tanto esce per andare a trovare la famiglia. È andato in galera soltanto nel 2013 per un omicidio - non di Camorra - a Roma anche se esistono le mafie non si vedono e quando finiscono a processo il tribunale non le legge come tali.
Cosa rappresenta nella criminalità romana? Ha letto dell’anticipazione di Report e cosa ne pensa?
Per capire il tutto dobbiamo partire da un dato: abbiamo fatto un’inchiesta lo scorso anno su Domani dove evidenziavamo che c’erano delle società che raccontavano una verità diversa da quella raccontata da Anna Paratore, moglie di Francesco Meloni e madre dell’attuale presidente del Consiglio, in merito alla fine dei loro rapporti negli anni ‘80. In queste società la Paratore era in affari con un soggetto che poi si è scoperto essere a sua volta socio di Francesco Meloni in un’altra società in Spagna. Giorgia Meloni, in quell’occasione, ha ribadito di aver rotto i rapporti col padre quando era solo una ragazzina e non ha mai espresso giudizi lusinghieri su di lui. Di certo il padre è stato condannato per traffico di droga nel 1995 e questo era stato rimosso dalla ricostruzione pubblica fino alla pubblicazione della notizia su un giornale spagnolo dopo la sua vittoria alle politiche del 2022.
In questa vicenda quanto è stata essenziale la testimonianza di Nunzio Perrella?
Nella vicenda specifica aggiunge solo un particolare. Perrella è stato un utilissimo collaboratore di giustizia negli anni novanta quando ha svelato il traffico illecito di rifiuti. Negli ultimi anni è diventato infiltrato, agente provocatore poi autore di libri e di decine d’interviste. I pm di Brescia lo hanno ascoltato in merito ad alcune rivelazioni, ma non sono state riscontrate. Dopo l’anticipazione di Report l’ho chiamato e mi ha confermato che avrebbe visto Franco Meloni, ma lo avrebbe riconosciuto solo due anni fa quando ha visto la foto sui giornali. Meloni padre avrebbe utilizzato un veliero proprio dal porto della città laziale per fare da corriere della droga per conto di Michele Senese. A quanto pare Franco Meloni doveva soldi al boss campano. Perrella mi ha confermato di averlo visto una volta sola a sette metri di distanza. Lo ha visto una volta e 30 anni fa e si è ricordato di lui associandolo a quel volto. Dice che lui ricorda bene. Sulla data a me riferisce, forse 1989, 1990 o 1991 non 1992 come ho letto in un’anticipazione su Repubblica. È un elemento che aggiunge poco, è ovvio che chiunque maneggi una quantità di droga così importante abbia a che fare con il crimine organizzato.
Perché il papà della Meloni vicino a Senese, con il quale non aveva rapporti da anni, è così importante?
Non siamo certi che abbia avuto rapporti con Michele Senese, questo l’ha detto Nunzio Perrella e lo dice oggi perché ai magistrati non ha mai fatto questa rivelazione perché, racconta oggi, non conosceva il cognome del soggetto. Ricordiamo che comunque Meloni padre è stato condannato per traffico di droga in Spagna nel 1995 e morto nel 2012.
Crede che Meloni dovrebbe chiarire?
No, la Meloni non deve chiarire nulla su questo presunto incontro. Lei ha rotto i rapporti tanto tempo fa, ma è giusto che la stampa informi e ricostruisca. Meloni è cresciuta con il mito dell’antimafia e di Paolo Borsellino ed ha a cuore i temi del contrasto al crimine organizzato, ma deve dimostrarlo con le politiche che mette in campo e la selezione della classe dirigente. Alcuni suoi esponenti di partito hanno avuto problemi pesanti con la giustizia, l’ex tesoriere alla camera ha avuto rapporti con la mafia dei Di Silvio, si chiama Pasquale Maietta e prima di allontanarsi dal partito. E non è l’unico caso. Anche sulle politiche deve dare segnali. Abolire l’abuso d’ufficio è un regalo alle organizzazioni criminali che hanno le mani nei comuni dove adesso funzionari, sindaci e assessori complici potranno godere di assoluta impunità. Così come mettere le mani sulle intercettazioni avrà lo stesso effetto. Sono politiche sbagliate e molto gravi che rendono più complicato contrastare le mafie.