Rimbalza nell’Internet la notizia che per un selfie Chiara Ferragni a Palermo abbia chiesto 50 euro a testa ai fan in fila da ore. Prima di tutto chiariamo subito: no. Non è vero. O meglio, la “Queen Mida del tutto” (ho la segreta convinzione che ’sta donna riuscirebbe pure a vendere i nani da giardino in poliuretano, alla faccia della Wanna nazionale) era in Sicilia per la presentazione del lancio della sua nuova collezione di make up e per fare una foto con lei la spesa minima era di 50 euro.
Tradotto, il punto era: all’interno di una spesa minima di 50 era inclusa una foto con la Signora. Tra l’altro questo micro evento è stato fatto con sessanta persone, quelle che avevano trovato una sorte di biglietto alla Willy Wonka tra i rossetti appena comprati, non tutte le centinaia che erano lì per lei e che ha salutato in pieno mood Maria Antonietta dal balcone. Invidia. Per il mood di lei, non per le centinaia in adorazione.
E come direbbe il mio avvocato, ciò detto ciò posto, ma anche se la Reina dei social si fosse fatta pagare per un singolo selfie, lo scandalo dove sarebbe?
Negli Stati Uniti, in Sud America e in altri Stati del globo questa cosa è perfettamente normale. Esiste da anni “Cameo”, una piattaforma nata apposta per questo, per ricevere auguri di buon compleanno e saluti dalla star dei propri sogni (e che soprattutto è disponibile in catalogo). E OnlyFans all’inizio era nata proprio per quello, tra l’altro, per avere la possibilità di ricevere a pagamento i saluti dal proprio influencer preferito.
Nulla di strano quindi.
Ad un evento internazionale (vedi il Comicon di San Diego) o ad una convention se desidero fare una foto con la mia star preferita di “Star Trek” o “Got”, cosa devo fare?
Pago. E il pubblico in generale non fa una piega, sa che per quel servizio deve sborsare.
Anche perché, mi spiace dirlo, a fronte di un pagamento ti fai andare bene parte dei commenti idioti, spesso fuori luogo e pieni di confidenza che tu non concederesti mai ad un estraneo, che il fan fa in quel minuto di interazione sicuramente elargisce:
“Sei troppo alta”, “Ti facevo più grassa”, “Certo che Leone ha ragione Chia… (improvvisamente è diventata tua cugina, ndr), quel nome lì non si può sentire”, “Sei l’esempio di mia figlia, anche lei vorrebbe fare foto nuda per Instagram e guadagnare tanto” (ma chi? la Ferragni è l’esempio di “foto nuda su Instagram”?).
Il punto è che in Italia c’è questa leggenda metropolitana, questo luogo comune, questa falsa narrazione legata al successo del singolo: “Se sei arrivata/o dove sei è grazie a noi che ti mettiamo like su Instagram, che ti guardiamo in tv, che compriamo i tuoi dischi”, eccetera. No. O almeno non completamente. Una star diventa tale per dedizione al lavoro, per impegno, per sacrifici personali, per intuizioni, per ragionamenti, per culo (ovviamente) e infine, a volte, anche per apprezzamento da parte del pubblico. E in Italia la gente è convinta che le sia tutto dovuto, la signora che sogna la vita di chi segue con passione si aspetta pure di vedere che carta igienica usa la starlette del suo cuore, ma non è disposta a supportare il proprio personaggio ed è convinta che il tempo e la confidenza siano elementi che le siano dovutissimi.
No.
Ed è esattamente quello, più del resto, che va pagato: il tempo.